MONTEVEGLIO (BO) - Castello
Le sue origini risalgono intorno all'anno Mille, ma non molto è rimasto dell'antico maniero. La rocca della Cucherla è totalmente scomparsa e del castello vero e proprio è rimasto il portale, sormontato dal cammino di ronda con merli a coda di rondine (cosiddetti ghibellini), oltre al grande torrione merlato che difendeva il portale. Delle altre torri, mura e costruzioni fortificate restano solo poche tracce. Durante il Medioevo Monteveglio insieme ad altri centri faceva parte di un sistema di fortificazioni che, realizzatosi tra i corsi del Samoggia e del Panaro, avrebbe contribuito a trattenere i Longobardi al di là dei confini dell'Esarcato di Ravenna fino alla definitiva conquista di Liutprando del 727. Feudo dei Canossa, Monteveglio fu fondamentale per la disperata resistenza che la contessa Matilde oppose all' imperatore Enrico IV, disceso in Italia per vendicarsi della celebre umiliazione inflittagli sotto le mura del castello di Canossa dal papa Gregorio VII. Fu proprio alle porte di Monteveglio che in uno scontro alla Cuccherla, l'imperatore vide morire un figlio in combattimento e probabilmente incrinarsi per la prima volta la speranza di sottomettere il papato alla sua politica. Poco dopo infatti Enrico IV, il cui esercito era stato messo in difficoltà dalle sortite dei montevegliesi asserragliati nel castello, con l'inverno che ormai si avvicinava, tolse l' assedio. Per alcuni secoli poi Monteveglio seguì le alterne vicende delle lotte tra Bologna, a cui si era consegnata una prima volta nel 1157 (la contessa Matilde era morta senza eredi da quasi mezzo secolo ) e Modena e tra guelfi e ghibellini. Il suo castello periodicamente conquistato, riconquistato, distrutto e ricostruito da Bolognesi, Modenesi, signorotti locali, compagnie di ventura, subì l' ultimo terribile assedio nella primavera del 1527. I Lanzichenecchi di Carlo V, che avrebbero poco dopo partecipato al "sacco di Roma", non riuscirono però a conquistare Monteveglio per un improvviso peggioramento delle condizioni atmosferiche. La neve caduta in abbondanza nella notte precedente l'assalto, unita alla scarsa agibilità del territorio circostante e forse alle preghiere e ai voti degli abitanti asserragliatisi quasi senza speranza nella rocca ottennero il miracolo di veder partire gli invasori.
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