FALCONARA MARITTIMA (AN) - Castello di Castelferretti
La sua edificazione è strettamente legata, così come la storia del paese, alle vicende della famiglia Ferretti, che ha posseduto questo territorio dai primi del Duecento fino a tutto il Settecento, esercitandovi i diritti feudali dal 1397. Nel 1384, Francesco Ferretti, discendente da uomini d'arme e condottieri originari della Germania venuti in Italia nel primo Duecento, chiese ed ottenne dal vicario generale della Marca anconitana Andrea Bontempi di poter trasformare un'antica torre di guardia, posseduta nella piana de' Ronchi, tra Falconara e Chiaravalle, in un luogo fortificato capace di contenere armati, vettovaglie e bestiame. Fu il primo atto con cui si diede l'avvio all'edificazione di un munito castello a custodia delle proprietà che i Ferretti possedevano tutt'intorno, creando insieme una buona piazzaforte a completamento del sistema difensivo del territorio anconetano. All'incirca negli stessi anni vennero ristrutturate quasi tutte le altre rocche dislocate lungo i confini anconetani da Bolignano, al Cassero, a Fiumesino, con lo scopo di difendere al meglio la città dalle scorrerie delle armate angioine impegnate nella guerra tra i fedeli del papa Urbano VI e i seguaci dell'antipapa avignonese Clemente VII. La costruzione del castello venne completata nel giro di pochi anni tanto che nel 1397 Francesco Ferretti fu nominato conte di Castel Francesco da Papa Bonifacio IX. La fedeltà dei Ferretti nei riguardi della Chiesa si confermò ulteriormente per tutto il secolo XIV, nonostante l’agitarsi nei territori limitrofi delle lotte tra i diversi signori locali per la conquista dei territori papali. L‘appoggio dei Ferretti alla Chiesa fu premiato, infatti, all’arrivo del cardinale Egidio Albornoz, incaricato da Papa Innocenzo VI di restaurare l’autorità pontificia nei territori della Chiesa in Italia, persi durante la cattività avignonese, i possedimenti dei Ferretti rimasero nelle mani della famiglia in segno di riconoscimento. La contea, su cui i Ferretti godevano delle stesse immunità e dei privilegi concessi ai nobili palatini, si estendeva dal fiume Esino ai confini con il territorio di Ancona a quelli con le proprietà dei benedettini cistercensi di S. Maria in Castagnola di Chiaravalle, in una pianura fertile e ricca di acque occupante in parte l'antico alveo dell'Esino ormai asciutto per la deviazione subita dal fiume dopo le ripetute frane delle rupi di Jesi. Il riconoscimento del feudo ai Ferretti, famiglia di spicco nel governo di Ancona, diede luogo ad una disputa tra Anconetani e Jesini per il possesso delle terre al di qua e al di là dell'Esino che nel Quattrocento sfociò in duri scontri tra gli eserciti delle due città. Della questione territoriale, chiusasi solo nei primi decenni del XVI secolo, restano parecchi documenti, anche cartografici, che ben introducono nell'ambiente in cui vivono ed operano gli abitanti di Castel Francesco nei primi anni di sviluppo del centro abitato. Il castello offriva una sicura abitazione agli agricoltori che lavoravano nei campi circostanti e agli artigiani dediti ad attività di sostegno all'economia agraria. Secondo la descrizione resa da uno storico appartenente alla stessa famiglia Ferretti il fortilizio era di forma quadrata con profonde mura a controscarpa. Lasciata in piedi l'antica torre di guardia, vennero elevate altre tre torri, separate l'una dall'altra da mura merlate. Un'altra torre dominava l'ingresso, a cui si accedeva per mezzo di un ponte levatoio, che si apriva sul cortile interno dove c'erano la chiesa, col forno e una gran quantità di fosse capaci di contenere e conservare il grano frutto delle annuali raccolte. L'intera tenuta dei Ferretti "paludosa e selvata" fin verso la metà del Quattrocento fu bonificata e messa a coltura dall'infaticabile opera di gruppi di albanesi stabilitisi in Castel Francesco, costretti a vivere nei primi tempi del loro soggiorno in "rozze capanne" e ammessi poi in avanzati anni ad alloggiare nel castello. Il feudo dei Ferretti ebbe una rapida crescita demografica cosicché a metà 500', secondo lo storico Francesco Ferretti autore nel 1685 della Pietra del Paragone, era abitato da 65 famiglie sistemate in 23 appartamenti all'interno del castello e in altre piccole abitazioni raccolte in un borgo ed in alcune ville nella campagna. In totale si contavano quasi 500 abitanti distribuiti in un territorio della superficie di circa 1300 ettari. A testimonianza del florido periodo si ricordano le opere promosse dal capitano Francesco Ferretti consistenti in ampliamenti dell'intera rocca, nella costruzione di un "casino" nel borgo con logge e giardino e di una chiesa dedicata a S. Stefano. È poi più o meno nello stesso periodo che i Ferretti completarono l'edificazione della villa di Monte Domini, un superbo esempio di edilizia signorile cinquecentesca ad uso di abitazione estiva. Nel 1582 il castello cambiò destinazione d’uso, venne ristrutturato su ordine di Francesco di Piergentile Ferretti, perse le sue caratteristiche di fortezza militare e assunse quelle di residenza, furono realizzati degli appartamenti, innalzati alcuni muri perimetrali, eliminate le merlature e sopraelevata di un piano la cinta muraria esterna. Nel 1629 si decise di ampliare la chiesa parrocchiale di S. Andrea, all’interno del castello, per meglio ospitare la crescente popolazione. Tra il ‘600 e il ‘700 il castello fu spesso oggetto di contesa tra il Comune di Ancona e la casata Ferretti; Ancona, infatti, cercava di sottomettere Castel Ferretti sotto la propria giurisdizione, obbligandolo al pagamento di gabelle e tributi. I Ferretti riuscirono più di una volta a ribadire i loro diritti feudali e nel 1760 ottennero il definitivo riconoscimento del loro potere sul castello e sul territorio. Furono i decreti del cardinale Ercole Consalvi, intento nell‘opera di riorganizzare lo Stato della Chiesa dopo l‘ondata rivoluzionaria francese, a privare, nel 1817, la Famiglia di ogni diritto giurisdizionale sulla propria contea. Terminò così la signoria dei Ferretti e si istituì il comune di Castelferretti. Nel 1930 a causa del terremoto il castello fu gravemente danneggiato, in particolare furono colpite le cime di alcune torri, ricostruite successivamente in maniera sommaria, con l’eliminazione delle merlature. Nonostante il susseguirsi dei numerosi eventi storici e naturali, che hanno pesantemente cambiato il suo aspetto, il castello rimane tutt’oggi un vero e proprio gioiello dell’architettura medievale. Per approfondire si può visitare il seguente link: http://nuke.castelferretti.it/LaStoria/IlCastello/tabid/55/Default.aspx
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