BAGNONE (MS) - Castello Malaspina di Treschietto
I suoi ruderi si trovano alla fine del borgo omonimo, in posizione dominante, sopra uno strapiombo del monte Orsaro e all'incrocio del Bagnone con il rio Acquetta. Treschietto, importante roccaforte per la sua condizione di punto obbligato di passaggio tra i corsi d’acqua e le valli circostanti, si costituì come feudo autonomo nel 1351 all'atto della divisione dei territori appartenuti a Niccolò Malaspina di Filattiera ai suoi tre figli. A Giovanni, detto il Berretta, fu assegnato il territorio di Treschietto, Iera, Vico Corlaga e Fenale. Fu proprio Giovanni Malaspina, a fare edificare il castello e ad utilizzarlo come sua residenza principale. Treschietto rimase in mano alla nobile casata fino al XVII secolo quando Ferdinando Malaspina, ultimo possessore del castello, cedette tutti i suoi diritti al granduca di Toscana Cosimo III, causando una disputa tra i marchesi Malaspina di Filattiera che lo pretendevano, ed il fisco imperiale. Il feudo in seguito passò al principe Corsini di Firenze. Attualmente i ruderi sono visitabili solo dal lato nord-est, ai quali si accede agevolmente in automobile e quindi facendo un brevissimo tratto a piedi. Della struttura castellana che tra il XIII e il XV avvolgeva tutto il puntone roccioso, sono ancora visibili tratti della cinta muraria di forma quadrilatera, dai quali emerge l'imponente torre circolare, un tempo coronata da beccatelli a sporgere del sistema piombante e danneggiata seriamente da un fulmine. Il complesso è invaso dalla vegetazione e a perenne rischio di ulteriori collassi strutturali. I ruderi, nel complesso, ricordano sia la torre del castello di Malgrate sia il castello di Comano, mentre la ripetitività di alcuni elementi architettonici e costruttivi in diverse località sotto il diretto dominio dei Malaspina, confermerebbe l'intervento ripetitivo delle stesse maestranze al servizio della famiglia. Degli edifici interni restano poche tracce. Anche la cappella castrense, della quale è identificabile l'abside, è stata ricoperta dai crolli delle strutture difensive. Come per tutti i castelli anche in questo non mancano le leggende tramandate di generazione in generazione tra cui quella del marchese Giovan Gasparo Malaspina che dal 1616 vessò i suoi sudditi con ogni sorta di male azioni e si coprì di turpitudini sino al 1678, quando all’età di 62 anni, con grande sollievo del popolo, morì, non certo in odore di santità; veniva infatti chiamato dalla gente il mostro. Giochi perversi e giovani vergini era il binomio lussurioso preferito da Giovan Gasparo Malaspina, signore di Treschietto e dai suoi compari. Le vittime erano obbligate da questi signorotti a crudeli orge che spesso terminavano con sacrifici umani. Il Giovan Gasparo godeva nel costringere le fanciulle del suo borgo ai festini dove le giovani perdevano la verginità. Un’altra leggenda tramandata narra che nei sotterranei del Castello vi sia stato nascosto un vitellino d’oro; in molti vi hanno nei secoli creduto al punto arrivare a distruggerne le parti migliori, ma come accade in tutte le leggende, il tesoro non è mai stato trovato.
Nessun commento:
Posta un commento