MONTE SAN GIOVANNI CAMPANO (FR) - Castello Ducale
La costruzione del castello risale alla fine del X secolo. L'8 aprile del 1157 entrò in possesso dei conti d'Aquino, vassalli di papa Adriano IV e nel 1184 fu danneggiato gravemente da un terremoto. Nel 1244-1245 vi fu rinchiuso dai familiari san Tommaso d'Aquino. Tommaso venne tenuto prigioniero per due anni, allo scopo di distoglierlo dalla vocazione religiosa domenicana e farlo in seguito entrare nell'Ordine benedettino per seguire i progetti paterni che voleva farne in futuro l'abate di Montecassino come lo era stato un suo zio. Secondo la tradizione durante la prigionia, i suoi fratelli introdussero nella sua stanza una giovane donna saracena discinta e provocante, ma il santo la scacciò con un tizzone ardente. In seguito a questa prova cadde in un sonno profondo, durante il quale gli comparvero in sogno due angeli, che lo cinsero con il cordone della castità, liberandolo per sempre dagli istinti sessuali, affinché potesse dedicarsi completamente agli studi teologici. In seguito il santo sfuggì alla prigionia calandosi con una corda da una finestra sul lato del castello sovrastante la chiesa di Santa Margherita. La stanza della prigione del santo è raffigurata in modo molto simile al reale nella tela "San Tommaso d'Aquino confortato dagli angeli" del pittore spagnolo Diego Velàzquez, conservata nel Museo diocesano di Orihuela, in Alicante (Spagna). Per la sua posizione strategica, ha svolto, per secoli la funzione di difesa dei confini meridionali dello Stato Pontificio. Nel 1427 il Papa Martino V lo assegnò al nipote Antonio Colonna. Nel 1440 la proprietà del castello passò al marchese spagnolo Innico d'Avalos che aveva sposato Antonella d'Aquino. Nel 1495 le truppe del re di Francia Carlo VIII scesero in Italia per conquistare il regno di Napoli. In febbraio, giunto quasi senza opposizione al castello di Monte San Giovanni, trovò invece una notevole resistenza e dovette conquistare il castello mediante l'uso delle artiglierie, piazzate sulla collina di fronte al maniero. Vinta la resistenza le truppe si abbandonarono al saccheggio, distruggendo l'intera città e massacrando non solo i difensori ma anche donne e bambini. La battaglia venne descritta e commentata da Francesco Guicciardini nel primo libro della "Storia d'Italia":
«Andò di poi l'esercito al Monte San Giovanni, terra del marchese di Pescara, posta in su i confini del regno nella medesima Campagna, la quale, forte di sito e di munizioni, non era meno munita di difensori perché vi erano dentro trecento fanti forestieri e cinquecento abitanti dispostissimi a ogni pericolo, in modo si giudicava non si dovesse espugnare se non in ispazio di molti dì. Ma i Franzesi, presente il Re, avendolo battuto con l'artiglieria, poche ore gli dettero con tanta ferocia la battaglia che, superate tutte le difficoltà, l'espugnarono per forza il dì medesimo; dove per il furore loro naturale e per indurre con questo esempio gli altri a non ardire di resistere, commessoro grandissima uccisione. E dopo aver esercitato ogn'altra specie di barbara ferità, incrudirono con gli edifici col fuoco. Il qual modo di guerreggiare, non usato per molti secoli in Italia, empiè tutto il Regno di grandissimo terrore». Nel 1595 il Papa Clemente VIII rientrò in possesso del castello, che da allora divenne Sede del Governatore Pontificio, alla diretta dipendenza di Roma. Un forte terremoto, nel 1703, causò gravi danni: le mura del castello, nella parte superiore, ne rimasero tanto indebolite che fu necessaria la demolizione dell'ultimo piano. Nel 1832 dalla Camera Apostolica il Castello passò ai Conti Lucernari. Dopo l'annessione all'Italia, nel 1870, con la scomparsa del Governatore Pontificio, fu sede della Pretura Mandamentale. Il terremoto del 13 gennaio 1915 portò alla demolizione di due piani del Palazzo. Nel 1942 fu acquistato da Luigi Mancini, che dette inizio ad importanti lavori di restauro. Alcuni anni dopo la sua morte fu acquistato nel 1990 dalla famiglia Mastrantoni, che intraprese nuovi restauri. Dall’analisi del complesso si desume che esso fosse diviso in due zone distinte: la prima, con funzioni militari, comprendeva due torrioni, uno quadrato e uno pentagonale (raro esempio architettonico) e, gli edifici per l’alloggiamento dei militari (pare che ne potesse ospitare ben 700); la seconda era adibita a residenza per la famiglia del castellano. Di questa imponente costruzione è rimasto, anche se fatiscente, un notevole complesso di strutture murarie sull’alto colle di Monte San Giovanni. La fortificazione aveva una doppia cinta di mura unite a 14 torrette tra quadrate e tonde. Restano ancora visibili i resti di queste mura dal lato sud-ovest. Cinque porte permettevano di entrare nel castello: la porta di Orione, della Scrima, di San Rocco, dei Codardi e della Valle. Delle difese esterne, rimangono i due torrioni semicircolari dimezzati, che dovevano essere a guardia dell’ingresso col ponte levatoio. Delle torri di vedetta, alcune ancora esistono, anche se trasformate in abitazioni. Gli elementi architettonici rimasti del palazzo baronale (alte feritoie a sesto acuto, portali e bifore strombate) testimoniano l’epoca di costruzione e la stessa mano d’opera proveniente, forse, dalla vicina Casamari, Delle bifore nella facciata sud, una porta, nel capitello della colonnina, una testa coronata forse rappresentante l’imperatore Federico II; altre due sono deteriorate, una quarta è stata murata. Del secondo piano, quello nobile, è rimasto solo il magnifico portale ad arco tondo che immette negli unici due ambienti rimasti coperti. Il palazzo ducale comprendeva originariamente cinque piani, risultando più alto della torre principale. I tre piani superiori furono demoliti in seguito ai danni subiti dai terremoti. Sulla facciata principale i muri, in pietra locale, presentano uno spessore di oltre 2 m alla base. Nei sotterranei si conservano le carceri, con scritte dei prigionieri sulle pareti. Al piano soprastante si conserva l'antico alloggio del carceriere, per il quale è previsto l'uso come biblioteca. Si conservano inoltre due stanze che ospitarono la prigionia di san Tommaso d'Aquino: quella più interna, dove il santo era rinchiuso, è stata trasformata nel XVI secolo in cappella. Gli ambienti si raggiungono salendo una ripida gradinata e vi si accede per mezzo di un portale. La cappella presenta un pavimento di quadrelli di maiolica turchini e bianchi fatti a scacchi. L'altare è sormontato da un trittico del XVI secolo di scuola napoletana, dipinto su tavola, che rappresenta episodi della vita del santo. Sul piazzale di Corte prospetta la torre maschia, a pianta quadrata e risalente al XII secolo, alta circa 20 m e con porta d'accesso posta quasi a metà altezza. I muri sono spessi 3,30 m alla base e la torre è circondata da un bastione a scarpata, databile in epoca posteriore per la presenza di aperture per bocche da fuoco. Il mastio era a loggia sporgente sostenuta da beccatelli, con la merlatura e la torricella superiore ora diruta. Rimane il suo ingresso caratterizzato da un grande monolite e da un'unica finestra. A nord-est del complesso si innalza la torre pentagonale, attribuita al XIII secolo, con grande finestra ad arco ogivale sul lato verso l'interno del castello. All'interno conserva due vani sovrapposti, collegati da una scala tutta in luce. Gli ambienti ospitano mobili antichi di stile e provenienza varia. Al di sotto della torre è presente un battistero. Fra le due torri esisteva una comunicazione sotterranea. Un passaggio sotterraneo conduceva dalla torre pentagonale ad una uscita a 400 m dall'edificio. A poca distanza dalla torre pentagonale, sorge un palazzo di stile rinascimentale, che si presenta come un corpo a sé stante, che conserva i saloni dei conviti, della musica, dei giochi e la taverna, con decorazioni, mobili e suppellettili. Dall'atrio, uno scalone marmoreo conduce agli appartamenti nobili. Davanti all'ingresso del palazzo si trova una fontana, con la statua di una donna con in mano la classica anfora ciociara; ricostruzione postuma fatta dalla famiglia Mancini. È da precisare che tutta la ricostruzione (non si può parlare di restauro) abbonda di cemento armato di pacchiana realizzazione e assolutamente non riconducibile al XII secolo che vede addirittura la presenza di una piscina. Le scale di accesso alla chiesetta di S. Tommaso presente nella struttura sono allo stesso modo realizzate in calcestruzzo come i particolari degli archi di accesso al Castello. Insomma una sorta di "restauro" fai da te che ha compromesso l'intera storicità del maniero. Consoni invece gli interventi alla "parte vecchia" che resta integra in tutta la sua fiera bellezza. Altri link consigliati:
https://www.mondimedievali.net/Castelli/Lazio/frosinone/montesangiovanni.htm,
https://www.youtube.com/watch?v=sgtsjjD9eEI (video di Emanuele Caruso),
https://www.youtube.com/watch?v=KqerpVFz5ok (video di Agnes Preszler
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Monte_San_Giovanni_Campano,
https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_San_Giovanni_Campano#Architetture_militari,
http://www.comune.montesangiovannicampano.fr.it/msgc/zf/index.php/musei-monumenti/index/dettaglio-museo/museo/1,
https://www.ciociariaturismo.it/it/la-ciociaria/i-91-comuni/tutti91comuni/863-attrattive-comuni/405-il-castello-dei-conti-daquino-monte-san-giovanni-campano.htmlFoto: la prima è presa da
https://montefree.blogspot.com/2016/05/, le altre tre sono state scattate da me durante la mia visita del 17/07/2020
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