venerdì 31 luglio 2020

Il castello di sabato 1 agosto



TRENTO - Castello di Pietrapiana in località Graffiano di Povo

Del castello si ha notizia per la prima volta nel 1247, in un atto che riporta una vertenza in materia di taglio di legname tra gli abitanti di diversi borghi, tra cui quello di Povo, rappresentato dal vassallo vescovile Enrico di Pietrapiana. Il castello si trova su un’altura tra gli odierni abitati di Povo e Villazzano, e faceva parte dell´ampio sistema fortificato che circondava l’intera città di Trento: insieme a Castel Cedra oggi scomparso, e a quello di Povo di cui ci restano scarsissime testimonianze, controllava e proteggeva l’area situata a Sud-Est del capoluogo. Sebbene i Pietrapiana, feudatari del castello fino agli ultimi anni del XIII secolo, compaiano spesso nella documentazione dell’epoca, risulta tuttavia difficile ricostruire la storia più antica della fortificazione. Certo è che sul finire del secolo vi si insediarono i Belenzani, membri di una delle più influenti casate nobiliari di Trento. Il Castello di Pietrapiana si ritrovò poi al centro dei drammatici eventi che caratterizzarono la storia della città a inizio Quattrocento: nel 1407 infatti scoppiò la rivolta anti-vescovile, capeggiata proprio da Rodolfo Belenzani. In quegli anni turbolenti Pietrapiana rappresentò uno dei baluardi extraurbani dei ribelli finché, nel corso del 1409, venne espugnata da Enrico di Rottemburg, uno dei capitani dell’esercito tirolese. Una volta restaurato venne dato in feudo a diversi personaggi: nel 1420 il duca d’Austria e conte del Tirolo Federico Tascavuota lo concesse ad un uomo di fiducia, Michele Senftel, originario di Monaco, che assunse il nome di Ebenstein, traduzione tedesca di Pietrapiana, la cui famiglia mantenne il feudo fino al 1536. In seguito fu affidato ai Cles e più tardi ai Girardi, famiglia lagarina originaria di Mori. Nella seconda metà del Seicento le cronache lo descrivono abbandonato e in rovina, in quanto non idoneo per le esigenze sia residenziali che militari dell'epoca. Della fortificazione non rimane oggi che la grande torre, chiamata anche dei Gionghi, molto danneggiata, ma che permette comunque di intuire l’antica imponenza della struttura: il baluardo si presenta composto dalla singolare sovrapposizione di due esagoni non perfettamente allineati. Si tratta, presumibilmente, di un espediente per ottenere una capacità visiva e difensiva a 360 gradi tipica delle torri cilindriche in un contesto morfologico in cui l’asperità del terreno non avrebbe permesso la costruzione di un edificio di quella forma. Oggi la torre è di proprietà privata. Altro link suggerito: https://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/torre-di-pietrapiana-un-tesoro-inaccessibile-1.2098139,

Fonti: testo di E. POSSENTI, G. GENTILINI, W. LANDI, M. CUNACCIA su http://www.castellideltrentino.it/Siti/Castello-di-Pietrapiana, http://castelli.qviaggi.it/italia/trentino-alto-adige/torre-dei-gionghi/

Foto: entrambe prese da http://www.castellideltrentino.it/Siti/Castello-di-Pietrapiana

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