giovedì 22 aprile 2021

Il castello di giovedì 22 aprile


APRICENA (FG) - Palazzo Baronale

Il nome Apricena deriva dal latino Apri coena e significa cena di cinghiale. La storia vuole che l'imperatore Federico II in quel luogo fece intavolare un ricco banchetto a base di carne di un enorme cinghiale da lui cacciato nei boschi circostanti. Alcuni studiosi sostengono che questa città sia stata originata da Uriate nel VII-VIII secolo a.C., a seguito dell'invasione del Gargano degli Illiri Dauni. Altri studiosi sostengono invece che sia stata originata da un insediamento romano denominato Collatia. I primi documenti storici della città di Apricena risalgono all'XI secolo d.C. con la donazione del Casale di Apricena al Monastero Benedettino di San Giovanni In Piano. Il Monastero, distante circa 5 Km. ad ovest dell'attuale centro abitato, ha ospitato, dice la leggenda, anche San Francesco d'Assisi, nel suo pellegrinaggio verso Monte Sant'Angelo e verso la Terra Santa. Si rifugiò tra le sue mura, nella sua fuga dal papato, anche Celestino V, futuro San Pietro da Morrone. Dalla fine del XIII secolo, questo monastero passò ai frati Celestini che lo abitarono sino al XV secolo, ma in seguito al loro trasferimento a San Severo, la struttura fu abbandonata. Il suo momento di maggior splendore Apricena lo visse con gli Svevi, infatti l'Imperatore Federico II di Svevia la rese parte del proprio demanio, svincolandola da ogni tipo di servitù. Dimorò per lunghi periodi in questa città, qui venne preparata l'alleanza tra Federico II e i ghibellini della famiglia degli Ezzelini da Vicenza e, con ogni probabilità, ad Apricena si cominciò a discutere delle nozze tra Selvaggia di Svevia (figlia di Federico II) e Romano degli Ezzelini. E' attestata la venuta di Federico II in questa città per ben 13 volte e tutte le volte i soggiorni sono stati talmente lunghi da giustificare la ristrutturazione e, per quanto possibile, l'ampliamento del preesistente castello, quello che oggi è chiamato Palazzo Baronale o Torrione, modificandolo all'esigenze di ospitalità. Federico II era talmente legato a questa terra che nel 1222 riconobbe ai suoi cittadini l'esercizio degli Usi Civici nei territori di Sannicandro, Castelpagano e Civitate (che sorgeva vicino all'attuale San Paolo di Civitate). Con lo stesso atto venne riconosciuto alla città il diritto di tenere mercato il mercoledì di ogni settimana con il relativo sgravio di ogni tassazione. Con la morte di Federico II e con la caduta di Manfredi, suo figlio, questa terra, come tutto il mezzogiorno d'Italia, passò sotto la dominazione dei francesi angioini e successivamente degli Aragonesi. Il 30 di luglio 1627 un terribile terremoto rase quasi completamente al suolo la città di Procina; si contarono circa 900 morti, ma nel giro di due o tre anni venne interamente ricostruita. Con "Palazzo Baronale" (e in vernacolo Turriòle) viene definito il monumentale castello visibile in Apricena, caratterizzato in particolare da un torrione cilindrico che delimita un ampio cortile interno, ed edificato nel 1658 da un signore feudale, il marchese Scipione Brancia, sui resti dell’edificio castellare (la domus) di età federiciana, semidiroccato anche a causa del terremoto del 1627. Tra le domus solaciorum, quella di Apricena era considerata dall’imperatore Federico II una delle sue predilette, sia per la vicinanza a Foggia e alla Lucera Saracenorum, che per la ricchezza faunistica dei luoghi. Considerata l’esigenza di viaggiare con il personale politico-amministrativo-militare al seguito, la domus contava sicuramente molti locali di soggiorno tra cui biblioteca, stalle, magazzini ed una masseria. Oggi, della Domus Federiciana, restano purtroppo poche tracce: oltre ad una bifora posta sul torrione cilindrico, vi è un’antica muraglia che collega un torrione cilindrico e uno quadrato. La famiglia dei Brancia – subentrata nei secoli a quelle degli Attendolis, Gonzaga, Del Sangro, Carafa, e altre – era entrata in possesso di Apricena con il marchese Filippo (più tardi insignito del titolo di principe di Casalmaggiore), dietro versamento di 38.000 ducati. Anche se risalente al XVII secolo il Palazzo ha subito vari rimaneggiamenti dovuti al frazionamento della proprietà. Lo stato di conservazione è buono e al momento esistono vari progetti di recupero della struttura per valorizzare il suo passato storico. Data la pianta quadrilatera delle mura a scarpata con torrioni, si intuisce che Don Scipione volle edificare un castello con funzioni sia residenziali sia difensive. All’interno si apre un cortile con cisterna. Altri link per approdfondimento: https://www.mondimedievali.net/Castelli/Puglia/foggia/apricena.htm, https://www.stupormundi.it/it/apricena, https://www.youtube.com/watch?v=XIU45hvcBYA (video con drone di Mazinga G - drone experience)

Fonti: https://www.garganoedaunia.com/it/cd/apricena, https://www.comune.apricena.fg.it/palazzo-baronale/, https://www.viaggiareinpuglia.it/at/1/castellotorre/1755/it/Il-Palazzo-Baronale-(ex-Domus-Federiciana)-169-(FG)

Foto: la prima è presa da http://www.visitdauniarurale.it/localita/apricena/, la seconda è presa da https://www.italiaemagazine.it/2017/05/10/apricena-foggia/

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