giovedì 29 aprile 2021

Il castello di giovedì 29 aprile


 
CAMPOSAMPIERO (PD) - Castello Tiso

L'origine ed il significato del nome “Camposampiero” sono da ricercarsi nell'etimologia dei termini stessi che lo costituiscono, cioè campo e San Piero; e nonostante questa affermazione non sia supportata da documenti, ad oggi viene ritenuta la più credibile. È probabile che il primo, dal latino campus, fosse stato attribuito alla località durante la rinascita dell'anno Mille: l'abbattimento dei boschi che infestavano gran parte del Padovano permise infatti di ricavare nuovi spazi coltivabili, il termine campus applicata a questa località rifletterebbe quindi le condizione del suolo che da luogo incolto, boschivo e paludoso dopo il 1000 ritorna ad essere appunto campus cioè terreno produttivo. La denominazione Sancti Petri è assunta invece dal titolare della pieve, intitolata appunto a San Pietro, in modo da distinguere il paese da altri vicini come Campodarsego e Campo San Martino. Secondo la tradizione (molto discutibile) l'origine di questa pieve sarebbe da attribuirsi a San Prosdocimo fondatore di un sacello dedicato a San Pietro sulle rive del fiume Vandura. Dopo le distruzioni longobarde, la città venne fortificata con una importante cinta muraria e divenne signoria dei Camposampiero, imparentati, alleati e poi acerrimi nemici degli Ezzelini. Storie di stragi e terribili massacri. Tipico nome di famiglia è Tiso, ed il palazzo Municipale, già Rocca feudale e successivamente palazzo Pretorio, ne ricorda il nome. Di quell'epoca rimane anche la leggenda legata alle ultime ore di vita di Sant'Antonio qui dedito alla predicazione nel luogo ove ora sorge il Santuario del Noce, albero sotto il quale il grande santo s'intratteneva. Da qui partì, ormai morente, per l'ultimo viaggio verso il convento di Padova, ma morì lungo la strada a lui dedicata, proprio alle porte di Padova in località Arcella, dove ora si trova un altro santuario antoniano. Con l'epopea veneziana di terraferma e la "donazione" alla Serenissima del 1405 la cittadina fortificata perse l'importanza militare e divenne uno dei centri agricoli più importanti dell'alta padovana, sede del Podestà e con propri statuti. Del lungo periodo veneziano si ricordano lo spavento e le distruzioni subite (1513) durante la guerra contro la Lega di Cambrai quando il territorio venne devastato dalle truppe imperiali di Massimiliano e dai lanzichenecchi in marcia verso Padova. Dopo quest'episodio Camposampiero fu Podesteria di un vasto territorio agricolo di una trentina di Ville (paesi). Il declino delle strutture murarie e dei palazzi medioevali si svolse lento ed inesorabile. I palazzi feudali per buona parte demoliti già nel Settecento, il ponte d'accesso e la struttura della porta Padovana rovinati e riciclato il materiale da costruzione ad inizio ottocento e a metà Ottocento demolito quanto rimaneva della cerchia muraria. Il Castello Tiso a Camposampiero, oggi sede comunale, è il risultato di innumerevoli interventi su quello che fu il castello medioevale della stirpe feudale dei Camposampiero. Venne edificato intorno al 1085 da Tiso II e Gherardo I, appartenenti alla famiglia di feudatari il cui capostipite, Tiso I, era giunto in Italia all’inizio dell’undicesimo secolo al seguito dell’imperatore tedesco Enrico II, dal quale aveva ricevuto l’investitura. La storia di Camposampiero si identificò da allora, per alcuni secoli con quella dei suoi feudatari, che da essa avevano mutuato il nome. Erano costoro famiglia guelfa, ricordata dai cronisti dell’epoca come quarta per importanza nella Marca Trevigiana dopo i Da Camino, gli Estensi e i Da Romano. Le sanguinose lotte tra i Camposampiero e questi ultimi – in particolare il più famoso di essi Ezzelino – originate da futili motivi e rinfocolate da conflitti di potere e contrapposizioni Guelfi – Ghibellini, sparsero lutti per oltre un secolo in tutta la Marca. Quando nel 1405 il castello fu sottomesso a Venezia, la Serenissima ne mantenne le funzioni militari di difesa ed assegnò a Camposampiero un Vicario veneziano per sottolinearne l’importanza da un punto di vista strategico. Venne quindi creata una podesteria comprendente un territorio esteso a 33 ville. La relativa tranquillità di cui godette Camposampiero sotto lo sguardo vigile e fiero del leone di San Marco, venne turbata allorché, nel 1513, il castello fu assalito dalle truppe spagnole, nel quadro degli eventi bellici innescati dalla guerra di Cambrai. Sembra destituita di fondamento l’opinione secondo cui, a questa circostanza, si debba far risalire la rovina del castello. L’episodio fu certamente grave, ma la struttura muraria non dovette esserne intaccata in maniera determinante. Probabilmente in quell’occasione, com’era successo a Noale, bruciarono tutti i manufatti in legno, ma non furono distrutti i sistemi difensivi. E’ certo invece che da allora iniziò un certo declino del castello, le cui strutture vennero addirittura utilizzate come cava per materiali da costruzione, fino alla distruzione, pressoché completa nel Settecento. Analogo destino toccò alle mura, l’ultimo tratto delle quali venne demolito nel 1841. Il lento ma impietoso fluire del tempo e le mutevoli vicende storiche hanno apportato nel corso dei secoli modifiche sostanziali all’aspetto del Castello Tiso, fino a fargli assumere quello attuale: semplice e severo.Il castello doveva essere dotato di un potente sistema fortificato poiché rispondeva alla necessità di difesa in un territorio pianeggiante, privo di protezioni naturali. Era sicuramente attrezzato con porte munite di torri, circondato da una cintura di fossa ricavata dallo sdoppiamento del fiume Vendura e reso più sicuro da argini, ponti levatoi, catene di sbarramento e mura. Il recinto interno, avente forma di quadrato con gli angoli smussati, comprendeva, oltre alla rocca, il campo di marte, depositi, caserme e poche abitazioni. Tale disposizione richiamava quella di Noale, di poco posteriore, e si può quindi considerare che questa fosse la struttura di numerosi castelli del territorio, di cui ora rimangono tracce incerte. Per come lo vediamo oggi il castello è un massiccio parallelepipedo, dalla facciata suddivisa in due parti: la fascia inferiore imita un lievissimo bugnato, che sopra le finestre del piano rialzato crea un motivo decorativo a cuspide; la zona superiore, liscia, è scandita da dieci aperture. La costruzione è coronata da una merlatura di gusto neogotico, aggiunta all’inizio del XX sec. Attualmente il castello feudale della famiglia dei Camposampiero ospita la sede dell'amministrazione comunale. Non rimane che ammirare la torre dell'orologio che sorge a pochi metri dal castello. La torre ha pianta quadrata, di circa metri 6.50 di lato ed altezza intorno ai 24 metri. E’ interamente costruita in mattoni di cotto, senza utilizzo di pietra e sasso. Le murature hanno spessore di poco meno di un metro alla base, per degradare fino a 50 cm alla sommità. Lo spazio interno risulta suddiviso da solai di travi e tavolati di legno. Il piano interno si apre sulla via ed è attualmente utilizzato per una attività commerciale. Da questo vano, per mezzo di una scala in legno si accede ai pani superiori. L’intero perimetro, alla quota di 15 metri è interessato da una serie continua di aperture ad arco murate. Si può ipotizzare che la torre si concludesse in origine poco sopra questo ordine di aperture. Relativamente recente è certamente l’ulteriore elevazione con la parte terminale formata in ghisa di cella campanaria, aperta sui quattro lati, bifore arcate di uguale forma e dimensione, ora parzialmente tamponate. Il tetto ha la struttura di legno, con manto di coppi ed è composto di quattro falde di cui quella sud è dotata di abbaino. Databile intorno al 1450 è la campana bronzea. Al 1926, risale invece il bassorilievo rappresentante il leone di San Marco, opera dello scultore A. Pennello, che sostituisce quello antico, distrutto dai francesi nel 1797. Il fronte meridionale presenta una meridiana e, tra le quattro aperture della parte più alta, un dipinto che raffigura la Madonna col Bambino. Vale infine la pena di ricordare che, quasi a voler a voler gettare un ponte ideale tra il presente ed il proprio ricco passato, il Consiglio Comunale ha di recente approvato l’adesione di Camposampiero all’Associazione Città Murate del Veneto, patrocinata dalla Regione per la tutela e la salvaguardia dei resti delle fortificazioni medievali. Altri link suggeriti: https://www.comune.camposampiero.pd.it/c028019/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/7, https://www.youtube.com/watch?v=IWM8o4JcC3w (video di MrJiuann)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Camposampiero, https://www.magicoveneto.it/Padovano/Camposampiero/Camposampiero-1.htm,https://www.comune.camposampiero.pd.it/c028019/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/8,https://www.visitabanomontegrotto.com/territorio/castelli/castello-tiso-camposampiero/

Foto: la prima è di Threecharlie su https://it.wikipedia.org/wiki/Camposampiero#/media/File:Torre_della_Rocca_e_Palazzo_Tiso_(Camposampiero)_02.jpg, la seconda è presa da https://www.cittamurateveneto.it/i-comuni/camposampiero/

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