ROCCA MASSIMA (LT) - Palazzo del Principe
Non è certo se l'attuale borgo sia da identificarsi o no con l'Arx Carventana citata da Livio, tuttavia resti di mura in opera poligonale e svariati reperti archeologici in località "Lubro", "La Selva" e "Monte S.angelo", sembrerebbero attestare la presenza di un insediamento romano. Il 5 dicembre, 1202 Innocenzo III concesse con il Breve “Quia per tuae” a Pietro Annibaldi i territori sul Monte Massimo (territorio facente parte di Giuliano in quell'epoca) “sororio et senescalco suo montem Maximum cum pertinentiis suis” con l'obbligo però di giuramento di fedeltà perpetuo alla Chiesa romana, inoltre, Innocenzo III autorizzò Annibaldi a costruirvi una rocca fortificata "munitionem et castrum" data l’importanza strategica del luogo posto a cavallo tra la Valle del Sacco e la Pianura Pontina. Al XIII secolo risale la chiesa di S.Michele Arcangelo. È quindi con la concessione a Pietro Annibaldi che si attestò la fondazione della Rocca che prese il nome dal monte Massimo su cui si ergeva. Durante la prima metà del XII secolo, a causa dei contrasti tra papato e impero, le proprietà passarono prima ai Malabranca e successivamente ai Pierleoni fino al 1260 quando fu venduto dalla vedova di Guido Pierleoni (una tale Donna Oddolina) a Giovanni Conti, la vendita comprendeva il castello di Giuliano, diritti e beni del castello di Montefortino (attuale Artena) e del castello di S.Silvestro; da questo momento Rocca Massima formò un unico feudo con Giuliano sotto la famiglia Conti. Alla fine del XV sec., con il frazionamento delle proprietà della famiglia Conti, Rocca Massima divenne una comunità autonoma con un’organizzazione interna di tipo comunale amministrata da un articolato consiglio con ai vertici il Governatore e due Contestabili nominati dal Duca e da 24 consiglieri scelti tra i capifamiglia. Le spese del territorio erano in parte sostenute da alcune attività a “gestione comunale” come l'osteria, la macelleria e due forni e in parte dalla riscossione delle imposte. Nel XVI sec. il feudo di Rocca Massima passò ad Andrea Conti e successivamente a sua figlia Massima dopo la morte; il feudo di Giuliano passò a Giovan Battista Conti, cugino di Andrea, a cui dopo la morte succedette sua figlia Costanza. Nel 1557 durante la guerra tra Filippo II e Papa Paolo IV fu occupata dalle truppe Asburgiche, non vi furono saccheggi o eccidi come invece successe a Segni e Montefortino. Il 5 febbraio 1588 Massima Conti nominò erede del castello di Rocca Massima e di Colleferro il cardinale Antonio Maria Salviati, figlio di Costanza Conti signora di Giuliano. Il testamento, scritto dal notaio Giovanni Fuschi di Rocca Massima, prevedeva il ritorno della proprietà ai figli di Federico Conti, Camillo ed Orazio, una volta morto il Cardinale Salviati, tuttavia i Salviati, dietro un pagamento di 25.000 scudi, riscattarono la proprietà, inoltre il cardinal Salviati essendo figlio di Costanza ereditò anche il Castello di Giuliano anche se le due proprietà non si unificarono e mantennero divisi gli ordinamenti amministrativi. Nel 1784 oltre a vari lavori di manutenzione fu ridotta l'altezza della torre perché pericolante, su consiglio dell’architetto dei Salviati, Francesco Rauz. La fine del XVI secolo segnò la fine della signoria di Conti mentre iniziò quella dei Salviati che si protrasse per tutto il XVIII secolo, fino a quando il cardinale Gregorio Salviati nominò erede sua nipote Anna Maria moglie di Marcantonio Borghese. A questi successe il loro figlio Camillo Borghese che nel 1808 vendette ai Doria Pamphili Rocca Massima e i sui beni. La cittadina ha il proprio centro nel Palazzo Ducale, costruito presumibilmente nel XIII – XIV secolo. Di questo edificio si conservano oggi i caratteri esterni. L’impianto urbanistico è tipico dei centri medievali: intorno al Palazzo Ducale vicoli assai ripidi seguono l’andamento delle curve di livello. Dell'antica cinta muraria era formata in gran parte da case e da torrioni, di cui ne restano visibili soltanto due, a strapiombo sulle balze; l'accesso alla città era consentito da una porta principale rivolta verso Giuliano e da postierle in altri punti delle mura. Il Palazzo del Principe, fino alla prima metà del XIX secolo, appartenne sempre ai signori di Rocca Massima. Situato sul punto più alto del monte è stato costruito probabilmente dallo stesso Pietro Annibaldi. Nonostante le molte manomissioni, sulla facciata di ingresso e in altri tratti di muro del palazzo, è visibile ancora la caratteristica tecnica edilizia a piccoli parallelepipedi uniti da malta, usata nel Medioevo in molte città del Lazio Meridionale. Nel corso dei secoli, il palazzo ha subito notevoli ampliamenti e restauri. In origine il palazzo era composto da tre piani: un pian terreno, dove si trovava la stalla, le carceri, la sala del Consiglio, la dispensa e una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana; un primo piano con gli ambienti residenziali; un secondo piano, utilizzato come soffitta. In epoca contemporanea, invece, il palazzo fu venduto ai privati e diviso in vari appartamenti.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_Massima, https://www.compagniadeilepini.it/rocca-massima-cultura-edifici-storici/, https://www.mondimedievali.net/Castelli/Lazio/latina/provincia000.htm#roccamaspal
Foto: le prime due sono state scattate da me in occasione della recente visita a Rocca Massima lo scorso agosto, mentre la terza è presa da https://www.compagniadeilepini.it/rocca-massima-cultura-edifici-storici/
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