BRIENZA (PZ) - CASTELLO CARACCIOLO
Sorge su un colle scosceso e difficilmente raggiungibile. Nel medioevo si presentava protetto, secondo il metodo delle fortificazioni longobarde, con le case addossate le une alle altre, che costituivano una valida difesa da eventuali attacchi nemici. Potremmo definire il castello come una corona posta sul borgo medievale di Brienza. Una corona preziosa, perché, secondo la leggenda, custodisce il tesoro di donna Bianca, castellanna conturbante e vittima dei pirati saraceni. Un'altra antica tradizione attribuisce al castello 365 stanze, una per ogni giorno dell'anno. La storia di questa fortificazione corre parallela a quella della Basilicata medievale: le origini longobarde, la conquista normanna, il passaggio a Federico II eppoi agli Angioini, del cui controllo rimane traccia nel mastio cilindrico, che emerge dalla massiccia mole, e nella semitorre circolare, situata al centro della cinta muraria per interrompere l’uniformità della cortina e assicurare una più efficace difesa. I Caracciolo la acquistarono nel XV secolo e più di altri si prodigarono per la crescita del loro feudo. A loro si devono i successivi ampliamenti e la singolare forma, quasi triangolare, su tre piani. L’ultimo vero feudatario fu, nel 1700, Litterio Caracciolo che si adoperò molto per il paese: arricchì il castello di numerose opere d’arte, e rifondò, nel 1788, il “Monte del S.S. Rosario di Brienza”, istituzione benefica che aveva lo scopo di assistere i poveri del luogo, cui forniva medicamenti gratuiti, assicurando quattro maritaggi all’anno. Istituì altresì la Scuola Normale per l’insegnamento ai bambini di ogni ceto sociale. I Caracciolo, con alterne vicende, rimasero proprietari dei feudo e del castello fino al 1857, anno in cui l'ultima esponente della famiglia, Maria Giulia, lo lasciò in eredità al nipote Luigi Barracco. Iniziò da questo momento la lenta decadenza del maniero; infatti, alla morte del Barracco, il feudo passò a vari feudatari e amministratori che smantellarono progressivamente il castello e lo lasciarono in completo abbandono. L'ultimo proprietario, il De Luca, lo donò, infine, a Francesco Mastroberti, il quale cominciò a vendere quanto di vendibile rimaneva nell'antica costruzione per mantenere i suoi 18 figli in un paese che non aveva ormai più niente altro da offrire. Il maniero, che all'inizio dei 1900 era stato dichiarato di interesse storico, subì, in seguito al terremoto del 1980, il crollo della parete est e della parete sud. A seguito di lavori di restauro, sono stati portate alla luce e recuperate le originarie pavimentazioni di numerosi ambienti e ritrovate varie statue, in pietra dura locale. Durante l'estate, il borgo antico e il Castello sono lo scenario e i soggetti principali di numerose manifestazioni e rievocazioni, tra le più importanti della regione, che continuano ad attrarre migliaia di visitatori.
1 commento:
Sempre interessanti queste pagien di arte e storia! Ciao, Arianna
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