CASTELLUCCIO VALMAGGIORE (FG) - Torre bizantina
Anticamente l'abitato aveva forma di triangolo isoscele ed era chiuso da una cinta muraria costituita da abitazioni fortificate. Alla base del triangolo si aprivano le due porte, dette del Pozzo (a occidente) e del Piscero (a oriente). Al vertice del triangolo, più vulnerabile, fu edificato il castello bizantino, del quale resta solo la torre, eretta nel 1019 dal catalano Basilio Boioannes. Questa poderosa costruzione è attualmente alta 20 metri e consta di un fondamento pieno a forma poligonale e un cilindro alto 16 metri e di 6,20 metri di diametro. Lo spessore dei muri circolari è di 2,50 metri. L'intera costruzione venne realizzata in pietra locale legata con litocolla, ossia malta fatta con solo idrato di calce, senza sabbia. Dei tre piani originari della torre, ne sono rimasti solo due. Il terzo piano fu demolito ed i cornicioni furono usati per la grondaia del palazzo del principe, edificio situato di fronte alla Chiesa, nel cui portale vi sono vari segni araldici senza data, e aderenti al muro e ai fianchi del portone vi sono dei piloni per legare i cavalli. Al primo piano della torre si accedeva esclusivamente attraverso una finestra balcone, o saracinesca, con una scala esterna, mentre per scendere giù c’era una botola laterale a sud, con un grande anello di ferro a cui si legava una corda con cui si scendeva, o si conducevano i prigionieri. Per la luce e la circolazione dell’aria, c’erano piccoli spiragli, a forma di feritoie, molto alti dal suolo che, per la grossezza dei muri, ne somministravano una quantità appena sufficiente al mantenimento della vita. Mediante una scalinata in pietra a chiocciola incassata nel muro ovest, si sale dal secondo piano al terrazzo, che domina la campagna circostante e da cui si gode di una visuale meravigliosa e vastissima. Successivamente, Castelluccio fu feudo anche dei Normanni che, per la posizione a dominio della valle del Celone, vollero farne un centro fortificato e autonomo dalla diocesi di Troia. Subentrarono poi gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi, con i quali passò sotto la baronia di Valle Maggiore nel Quattrocento. Fu quindi infeudata ai Caldarola di Bari, ai Piccolomini di Amalfi, ai Caracciolo e ai Sanseverino.
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