GIARRATANA (RG) – Castello dei Settimo
Le origini di Giarratana sono
antichissime. Il paese, prima del terremoto del 1693, si trovava in un sito
diverso, chiamato ora
Terravecchia. Nei suoi dintorni sono state
scoperte delle stazioni preistoriche, come quella di Scalona, risalente al
secondo millennio a.C. e Donna Scala, di un periodo piú recente. ln queste
stazioni si ha già l'evidenza Storica che la zona è stata abitata da popoli
antichi, sicuramente dei Siculi. L'abitato
che ha dato i migliori risultati archeologici è quello di Monte Casale, nei
pressi di Monte Lauro. Qualcuno vuole che sia Acrilla, altri Herbessus, ma piú
probabilmente si tratta di Kasmenai, la mitica città fondata dai
greco-siracusani, al limite dei loro domini, e che svolgeva per la sua
eccezionale posizione un mirabile ruolo strategico-militare. Non si hanno documenti anteriori al
periodo normanno, ma solo notizie della loro esistenza. Le prime notizie
storiche di Giarratana, fanno supporre che sia appartenuta, assieme alla contea
di Ragusa, a Goffredo, figlio del conte Ruggero. In questi anni iniziò la
fortificazione del paese, con mura e un castello, anche se Giarratana solo agli
inizi del XIII secolo fu inserito nell'elenco dei "castella di
Sicilia". Nel periodo svevo
Enrico IV, re di Sicilia, donò la cittá nel 1195 a Rinaldo Acquaviva, suo
familiare. Sotto Manfredi ne era signore Gualtiero di Caltagirone, cui confermò
il possesso Pietro I d'Aragona, dopo la cacciata dei Francesi. Il paese fu
retto da importanti famiglie nel basso Medioevo; tra i più importanti feudatari
ricordiamo Nicola Lancia, Nicola Alagna e Sancio Heredia. Il borgo prese parte
ai Vespri Siciliani schierandosi contro gli Angioini che furono massacrati nel
1299 dagli Aragonesi dopo una battaglia, che diede il nome a una contrada:
Porta dei Francesi. Nel 1308 il Vaticano citò il paese poiché la già antica
Chiesa di San Bartolomeo, Patrono ab antiquo, contribuiva alla decima, una
tassa medievale. Dopo il periodo
chiaramontano la contea di Modica passò a Bernardo Cabrera, il quale aggiunse
alla contea anche Giarratana ed altre cittá, costituendo per la prima volta
l'intero territorio dell'attuale provincia. Ma Cabrera, dopo un periodo di
disgrazia, per pagare i debiti, dovette vendere oltre ad altre città, anche
Giarratana a Guglielmo e Niccolò Caseggia, ricomprata poi da Simonetto Settimo
nel 1454. Questa famiglia, di origine pisana, possedette Giarratana per più di
tre secoli. Nel paese furono costruite nuove chiese, che si aggiunsero a quelle
già esistenti, per un totale di ben 12 chiese. Nel 1559 Carlo Settimo, per
essersi distinto nella lotta contro i turchi, ottenne l'elevazione del feudo da
baronia a marchesato. L'importanza di Giarratana crebbe notevolmente con la
signoria dei Settimo, tanto che papa Alessandro VII nel 1600
vendette il
corpo della santa ai signori di Giarratana; il corpo di Santa Ilaria fu in
verità acquistato a Roma dal sacerdote Antonio Distefano. La reliquia oggi è
custodita nella secolare chiesa di San Bartolomeo. Per quanto concerne
l'acquisto del corpo di Santa Ilaria cf. "Documenti per la storia della
chiesa di S. Bartolomeo apostolo di Giarratana nel '600" Ragusa 2010, pag.
14; il sacerdote Antonino Distefano, come attestano alcuni documenti esaminati
nell'opera citata (pag. 43, 57) acquistò "suo munere" (prima del
1667) il corpo della martire da papa Alessandro VII (Fabio Ghigi). Nel 1686 fu
castellano di Giarratana don Giuseppe Distefano, nobile dei baroni di Cutolia.
Nel 1644 la Madonna della Neve venne proclamata, per ordina regio, Patrona
della città. L'antica Cerretanum
con il terremoto dell'11 gennaio del 1693 ebbe 541 morti e l'abitato fu
"demolitum totum". Fu allora deciso di ricostruire la nuova
Giarratana su un colle vicino detto Poju di li ddisi, dove attualmente si
trova, piú esposta al sole e in posizione più felice. In cima a tale colle i
Settimo posero la prima pietra del loro palazzo baronale il 24 marzo 1703. Dopo
un decennio dal terrificante sisma, Don Girolamo Settimo Calvello, volendo fare
un regalo al figlio Traiano, fece costruire questo grande palazzo che, pur
essendo rimasto incompleto, si presentava come una vera e propria fortezza,
dalle strutture colossali molto simili a quelle della Chiesa Madre. All’interno
dell’edificio piccole stanze si alternavano a splendidi saloni adornati da
pitture ed affreschi con scene di costumi familiari, scene di battaglie, di
caccia e paesaggi di campagna. Secondo la tradizione il castello era dotato di
prigioni. Le scuderie dovevano trovarsi nella parte posteriore del palazzo. Lo
storico Vito Amico, nel suo
Dizionario Topografico della Sicilia a pag.
503, vol. I, edito a Palermo nel 1855, così scrisse: “nel novello paese, primo
ed ammirabile il palazzo baronale di non poca eleganza e grandezza”; passato al
rango di castello, diviene roccaforte dei Principi di Fitalia. Antonio
dell'Agli, storiografo locale, nel 1886, nel suo volume
Ricerche storiche di
Giarratana a pag. 166 paragrafo 3, così scriveva: “ne è inferiore per
ispesa e senso artistico l'incompleto Castello, oggi in parte diruto per
economica speculazione dei censualisti del Settimo.
è un fabbricato colossale, fra le cui macerie osservansi
tuttavia delle colonne, dei grandi vestiboli, qualche balcone tracciato alla
romana e delle muraglie coperte di nero e verde muschio.
è bella anche la sua posizione, per la
quale i quattro venti principali si frangono alle quattro cantonate, poste in
direzione del Greco, dello Scirocco, del Libeccio e del Maestro. ...». In
questo castello dimorarono, ma sempre saltuariamente, i marchesi Traiano,
Ruggero, Girolamo e Pietro. Alla morte di quest’ultimo, nel 1865, la corte
Marchionale si stabilì a Palermo. Di conseguenza il castello fu abbandonato e
cominciò lentamente a decadere. Nel dopoguerra le sue strutture furono oggetto
di riutilizzo nella costruzione di nuovi edifici, o nel restauro di altri
danneggiati. Oggi di quella grande costruzione di non poca eleganza non è
rimasto che un ammasso di macerie. Come ogni castello signorile, anche quello
di Giarratana ha le sue leggende. Si racconta che i Settimo Calvello, prima di
partire definitivamente per Palermo, abbiano nascosto all’interno di una grotta
vicino al castello un immenso tesoro costituito da armature e forzieri pieni d’oro.
Questa leggenda, che ci fa capire quanto fossero ricchi i Settimo, ha
alimentato nel corso del tempo la fantasia dei giarratanesi, che si sono
cimentati nella ricerca del tesoro. Oggi i luoghi del castello sono diventati
lo scenario del suggestivo presepe vivente che viene allestito ogni Natale. Link
suggeriti:
https://www.foap.com/photos/arco-castello-dei-settimo-dettaglio-arco-castello-dei-settimo-a-giarratana-354158b3-c77f-4871-9f73-f993ffd7e4bd
(con alcune foto).
Fonti:
http://sicilyweb.com/giarratana/,
https://it.wikipedia.org/wiki/Giarratana,
http://www.virtualsicily.it/Monumento-Castello%20dei%20Settimo%20Calvello-Giarratana-RG-1051
Foto: la prima è di gianlucaeffe su
https://www.panoramio.com/photo/114260562,
la seconda è presa da
http://www.virtualsicily.it/public/luoghi/tgiarratana/settimo.png
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