martedì 10 maggio 2011

Il castello di martedì 10 maggio



CACCURI (KR) - Castello Barracco

E’ uno dei monumenti più importanti di tutta la Provincia di Crotone, un tempo residenza di nobili feudatari tra cui Ruffo, Cavalcanti e Barracco. Eretto, su una rupe da cui prende forma, nel VI secolo dai Bizantini per controllare i loro possedimenti nella valle del Neto, venne trasformato nel tempo modificato l’aspetto iniziale di fortino militare con quello di residenza feudale. I primi documenti storici sul castello risalgono ai Vespri Siciliani, sul finire del XIII secolo, e parlano della cessione del feudo di Caccuri ai messinesi Enrico e Matteo De Riso. Le successive cessioni furono molto complicate, almeno finché a guida del castello e del feudo non salirono i Ruffo, conti di Montalto. Con loro il castello cominciò ad essere noto anche oltre i confini del regno di Napoli. Infatti Polissena Ruffo, vedova del cavaliere francese Giacomo de Mailly, venne concessa in sposa dalla regina al diciassettenne figlio di Muzio Attendolo, Francesco Sforza. Dal matrimonio con il duca di Milano nacque una sola figlia, Antonia. L'unione però non durò molto, in quanto Polissena e sua figlia Antonia vennero assassinate, forse su mandato della zia Novella. Nonostante Francesco Sforza perse il diritto del feudo Ruffo, a Caccuri trovò i suoi più validi collaboratori nei Simonetta: Angelo, Giovanni e soprattutto Francesco, detto Cicco, che divenne suo reggente al momento della sua morte e venne assassinato a Pavia da Ludovico il Moro. Nel XVII il castello divenne proprietà dei Cavalcanti, che furono nominati Duchi di Caccuri, per due lunghi secoli. A don Antonio Cavalcanti si deve buona parte di quello che oggi è visibile nel castello. La Cappella Gentilizia del palazzo venne costruita proprio in questo periodo. Nel 1830 il castello fu venduto ai baroni Barracco tra i quali Guglielmo stabilì la sua dimora a Caccuri e fece costruire la splendida torre acquedotto sul rivellino del castello all'architetto Adolfo Mastrigli nel 1882. Essa è il simbolo dello stemma comunale di Caccuri e rende riconoscibile il borgo anche da lontano. Ai piedi del rivellino svettava, fino alla metà degli anni ’70, una stupenda formazione arenaria conosciuta col nome di “Mezzaluna”. Ciò perché il barone aveva fatto murale, nella parte più alta dello sperone, una bacinella metallica di colore celeste nella quale gocciolava l’acqua necessaria per dissetare gli uccelli e che da lontano appariva come una metà del disco lunare. Nello stesso periodo fu realizzato il parco che, negli anni ’60, divenne di proprietà del comune per realizzarvi il palazzo municipale ed un giardino pubblico. L'accesso al castello, superata la corte interna, è consentito da un portale seicentesco che immette in un ampio atrio ove, attraverso lo scalone monumentale a doppia rampa, è possibile raggiungere il ballatoio del piano nobile da cui si dipartono le varie ali dell'edificio. Raro esempio in Italia, il castello di Caccuri non solo è aperto alle visite turistiche guidate, ma su prenotazione offre al visitatore la possibilità di essere ospitato. E’ infatti possibile soggiornare all'interno del castello essendo state adibite a struttura ricettiva di lusso alcune tra le sue stanze meglio conservate (ala nord del castello) come la stanza della baronessa Giulia Barracco, la stanza di Polissena Ruffo (moglie di Francesco Sforza duca di Milano) e la stanza del Peccato, così chiamata per la volta affrescata che narra la storia di Adamo ed Eva che, mangiando del frutto dell'albero del bene e del male, furono scacciati da Dio dal giardino dell'Eden. Il castello è visitabile gratuitamente. Per approfondire si può visitare il seguente link: www.castellodicaccuri.it

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