ARDEA (RM) - Castello Sforza-Cesarini
Si ha notizia nel sito di Ardea di un castrum, con Rocca e torre, nel 1081 appartenente per metà al monastero di S. Paolo fuori le mura, che lo conservò per circa tre secoli: vi si rifugiò il papa Gelasio II quando, nel 1118, fu costretto ad abbandonare Roma. Dal XIII secolo Ardea fu contesa tra varie famiglie nobili e appartenne prima ai Savelli, poi agli Orsini. Nel 1378 il feudo fu dato in enfiteusi a Giordano Orsini, che lo rese poi al monastero S. Paolo. Gli Orsini se ne impadronirono al tempo di Martino V Colonna, che però lo recuperò nel 1420. Nel 1421 i Colonna vi edificarono un grande palazzo in cui fu ospite lo stesso Martino V: più tardi però dovettero lasciare Ardea, durante il pontificato di Alessandro VI Borgia, cacciati da Rodrigo Borgia, nipote del papa e figlio della famosa Lucrezia. I Colonna vi fecero ritorno alla morte di quel papa, ma nel 1564 Marcantonio Colonna vendette per debiti il feudo ai Cesarini per 105.000 fiorini d’oro. Il Castello al tempo dei Colonna era una vera e propria fortezza nella quale gli abitanti di Ardea avevano per statuto il diritto di rifugiarsi in caso di pericolo. I Cesarini lo trasformarono successivamente in residenza signorile a due piani e scarpata, dominata da una torricella cilindrica merlata, così come si può vedere in una tempera del Palazzo Sforza Cesarini di Genzano. Il Castello subì gravi danni per i bombardamenti dell'ultimo conflitto bellico e fu incautamente finito di demolire del piano superiore mentre sarebbe bastato poco per restaurarlo. Ciò che ne rimane è oggi allo stato di rudere ed è costituito da un corpo di fabbrica lineare che sorge su uno spuntone naturale di roccia a sud del paese. Vi si conservano pochi ambienti ricoperti da una volta a botte ed è rimasto piuttosto integro il portale d'ingresso. Tra gli elementi decorativi che vi si possono scorgere, qua e là tra le rovine, vi sono alcune cornici di finestre rettangolari di fattura cinquecentesca. Secondo una leggenda, si aggira nelle sue stanze il fantasma del condottiero Ludovico Colonna, pugnalato alla gola dal cognato nel 1436.
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