CASTELBUONO (PA) - Castello Ventimiglia
Venne fatto erigere sul colle di San Pietro d'Ypsigro nel 1316, su ordine del conte Francesco I di Ventimiglia, sulle vestigia di una preesistente urbanizzazione bizantina. La sua costruzione fece crescere la piccola comunità locale tanto che nel 1454, quando Giovanni I - nominato marchese di Geraci, Viceré e Grande Ammiraglio dal re Alfonso - vi si trasferì con la sua “corte”, Castelbuono fu il centro più vivace nel vasto patrimonio dei Ventimiglia. Giovanni portò con se il segno più rilevante del valore della famiglia: la sacra Reliquia del teschio di S. Anna, donata a Guglielmo dal Duca di Lorena. Durante il sec. XVII furono apportate radicali trasformazioni per esigenze di abitabilità, essendovisi trasferite da Palermo alcune famiglie dei Ventimiglia. Del maniero, che non ebbe mai finalità strategiche per la sua posizione geografica a valle, non è semplice identificare l'architettura originaria. Esso ci è pervenuto con caratteristiche compositive arabo-normanno sveve: infatti la sua forma a "cubo" richiama l'architettura araba, le "torri quadrate" rispecchiano l'architettura normanna, mentre la "torre cilindirca" esprime moduli di architettura sveva. Si accedeva ad esso con una doppia gradonata tramite un portale ogivale. Tutt'attorno una corte esterna (l'attuale piazzetta), cinta da un muro e nella quale si aprivano due porte fortificate, circondava l'edificio. All'interno della corte, addossate lungo il muro di cinta, stavano le costruzioni alle dipendenza del castello (stalle, fondaci, etc.), il teatro e una chiesa. I corpi di fabbrica, intervallati dalle torri che oggi appaiono leggermente più alte, ma che in origine dovevano essere di uguale altezza, insistevano su un pianoterra e tre elevazioni, collegate da una scala sviluppata sulle pareti interne della piccola corte all'interno dell'edificio, a cielo aperto. La merlatura ghibellina a "coda di rondine" fu demolita nel 1820, poichè pericolosamente lesionata in seguito al terremoto che colpì le Madonie, e in particolare Castelbuono. Una galleria sotterranea comunicava con la chiesa di S.Francesco, datata 1322, posta nell'alto dell'abitato. Scalette segrete sono state scoperte fra lo spessore dei grossi muri che intercomunicavano con i vari piani. Stanze al pianterreno e nel sottosuolo ci riportano alla dominazione feudale: celle anguste per i condannati per reati gravi, ambienti comuni per i reclusi per reati minori. Resiste al tempo il soffitto ligneo quattrocentesco decorato con figure chimeriche variopinte, poggiante su "mensole" artisticamente intagliate. Durante il vicariato di Sicilia del conte Francesco II Ventimiglia, soggiornò nel castello il sovrano Federico III d'Aragona nel 1357. Fulcro del maniero è la Cappella Palatina nella quale è custodita dentro un'urna la reliquia del teschio di Sant'Anna, patrona di Castelbuono; l'urna fa da piedistallo al mezzobusto scultoreo d'argento della Santa, opera del 1521. L'artistico "Coro" ligneo è opera dello scultore Castelbuonese Domenico Coco, 1760. Il Castello dei Ventimiglia, dal 1920 di proprietà Comunale dopo essere stato per sei secoli residenza dell’illustre casata e per ultimo del barone Fraccia di Favarotta (che ne fu il liquidatore), è sopravvissuto al peso degli anni, alle vicissitudini che più volte ne hanno messo in pericolo la stabilità, grazie ai continui interventi, motivati in primo luogo dal profondo legame della popolazione Castelbuonese con il prezioso monumento. Il restauro strutturale progettato e finanziato negli anni '80 e realizzato negli ultimi cinque anni del secolo, ha restituito alla fruizione gran parte dell’immobile, e le indagini archeologiche, purtroppo ancora incomplete, hanno offerto elementi per una rilettura della storia del Castello e della comunità di Castelbuono sia nelle sue origini che nella secolare evoluzione. Divenuto una scuola nel periodo in cui i castelli di proprietà del demanio venivano usati come carceri, attualmente il castello di Castelbuono viene fruito come museo, per cui si può dire che il sogno di un Principato prospero e civile che riversava i suoi frutti nella promozione culturale continua ancora oggi a persistere. Il primo piano del Castello è sede della Pinacoteca di arte moderna e contemporanea, il cui nucleo principale attualmente è costituito dal Fondo della donazione Dott. Luigi Di Piazza che comprende 35 opere, tra quadri e sculture, del periodo che va dal 1965 al 1993, tra cui presenti le opere di Bardi, Cagli, Carmassi, Schifano, Ortega. Il secondo piano oltre al prestigio della Cappella di Sant’Anna con i pregevoli stucchi serpottiani ospita la mostra dei tesori e degli arredi sacri della cappella palatina, mentre il salone di rappresentanza, appena arredato, può ospitare incontri letterari, concerti ed altre manifestazioni culturali.
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