SCALETTA ZANCLEA (ME) – Castello Rufo Ruffo
Il paese è dominato dalla squadrata mole del castello, fatto costruire verso l’anno 1220, da Federico II di Svevia. L’arroccato complesso fu dato in custodia dall’Imperatore a Matteo Selvaggio. Nel 1240 fu signore del castello e delle terre di Scaletta Giovanni Selvaggio, padre di Matteo junior e della bella Macalda, andata successivamente in sposa ad Alaimo da Lentini. Dal 1278 passò in mano agli Angiò e per tutto il periodo della loro dominazione fu castello demaniale. Nel 1325 esso venne concesso da Pietro II d’Aragona a Peregrino di Patti, cancelliere del Re, che divenne primo Barone di Scaletta. Nel 1397 il Castello e le terre di Scaletta furono concesse a Salimbene Marchese, resosi famoso per la sentenza di morte pronunziata contro il Vicario del Regno Andrea Chiaramonte. Nel 1535 vi fu ospite l’imperatore Carlo V d’Asburgo, reduce dalla strepitosa vittoria ottenuta contro i musulmani a Tunisi. Nel 1672 il Castello e le terre circostanti furono vendute da Francesco Ventimiglia ad Antonio Ruffo Spadafora. Dal 1674 al 1676 Scaletta fu teatro di continue battaglie tra la flotta spagnola, aiutata da navi olandesi, e la flotta francese di Luigi XIV. Fino al 1812 Scaletta fu città feudale, indipendente dal governo centrale ed appartenente al Principe Ruffo, ultimo feudatario, che governava sulla popolazione. Dopo il 1812 il feudalesimo fu abolito e Scaletta divenne “Comune”. Il castello è piantato sul vertice di una collina, circondata da valli inaccessibili. Nel solo lato orientale, che guarda sullo stretto, il pendio è meno ripido ed è in esso che è stata ricavata, con paziente lavoro umano, la faticosa mulattiera, che tuttora congiunge, come nel medioevo, "la marina" (fraz. Scaletta Marina) al castello. È in questo lato, infatti, che, sfruttando le maggiori accidentalità venne costruita su una breve spianata che interrompe la foga dell’ascensione, la fortezza avanzata, dove vennero installate, nel Seicento, numerose bocche da fuoco che resero invulnerabile la costa. Il profondo mutamento, apportato dall’introduzione delle artiglierie, rese necessaria, anche nel sistema difensivo del castello di Scaletta, una serie di opere integrative, di cui restano tuttora autorevoli avanzi. I maggiori danni sono derivati dal quasi totale abbandono in cui è stato lasciato il fortilizio nell’ultimo secolo. Esso non fu eretto con un preciso piano architettonico, bensì dovette piegarsi alle inderogabili esigenze topografiche che hanno imposto soluzioni obbligate. La pianta dell'imponente fortezza è trapezoidale, con i due assi principali che misurano 18 per 20 metri circa. Per quanto la pianta non sia esattamente rettangolare, il modello di Scaletta sembra ricalcare i dongioni normanni di Paternò, Adrano, Motta S. Anastasia. L'edificio è diviso, infatti, in tre livelli. La muratura è caratterizzata da pietra calcarea non sbozzata, tenuta insieme da malta, esclusi i cantonali e le finiture decorative eseguiti con blocchi calcarei ben squadrati. Sul prospetto di nord-ovest vi è l'ingresso principale, caratterizzato da una porta ogivale, rimasta integra, costituita da blocchi di arenaria. Il piano terreno del dongione presenta tre ambienti coperti da volte a botte, più un quarto modulo più piccolo e riservato, che si eleva per tre piani e offre un ambiente intermedio coperto da volta a crociera, sorretta da costoloni poggianti su mensole. Gli ambienti del pianterreno servivano gli armigeri e per il personale addetto alla difesa del castello; il superiore, rispondente al piano nobile, era destinato al castellano e alla sua famiglia, l’ultimo – piano ammezzato – accoglieva probabilmente la servitù.Oggi, nei diversi piani, sono soltanto rilevabili numerose edicolette murali, disimpegnanti l’ufficio di armadi, e, nel piano nobile, il taglio di un grande camino. La presenza di finestre e porte indirizzate verso orizzontamenti mancanti, potrebbero denunciare l'esistenza, un tempo, di solai lignei oggi del tutto scomparsi. La sommità della fortezza possiede un piano terrazzato, accessibile da una scala in pietra non coperta, presente presso l'angolo ovest del quadrilatero. All’interno del castello è stato allestito un museo, costituito da bacheche e recinzioni allestite nelle varie sale e recanti documenti cartacei (specie iconografici) ma anche araldici, che riguardano il territorio e la famiglia Ruffo. Di vivo interesse culturale sono le medaglie, gli oggetti artigianali, le armi di guerra e le armature, disposti ad arte nei vari ambienti. Un’ulteriore attrazione culturale volta ad accrescere le conoscenze riguardanti il territorio di Scaletta Zanclea.
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