URAGO D'OGLIO (BS) - Castello Martinengo
Nel decimo secolo Urago d'Oglio viene citato in un documento come proprietà del vescovo di Cremona. Una bolla pontificia del 1187, riferita al castrum Uradi, conferma tale possedimento. Furono i monaci benedettini cremonesi a creare qui, tra il 1100 ed il 1200, una grangia (fattoria) cui fa riferimento anche il toponimo “Montagnina dei frati”. Tale fattoria fu gestita dai religiosi fino al 1364. Alla fine del tredicesimo secolo Urago, il cui nome deriverebbe dal basco ura (acqua) o dal gentilizio romano aurius, viene citato in una lista di “aree desolate” per le conseguenze di carestie, guerre o epidemie. Questo diffuso disagio fu accentuato dal fatto che il luogo, bonificato solo nel 1300 con le rogge Molina e Vescovada, era boscoso e paludoso. Il 30 Gennaio 1380 il territorio di Urago venne costituito in signoria feudale sotto la giurisdizione di Prevosto Martinengo, dopo essere stato di proprietà di Gabriolo Aliprandi e della Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti. I Martinengo edificarono qui il primo di una serie di castelli. Sorto sulle basi di una più antica torre, quello di Urago fu allo stesso tempo castello e residenza signorile posta a sovrastare, da una piccola altura il fiume Oglio, l'importante corso d'acqua teatro di scontri e commerci nel corso dei secoli. Nel 1427, anno della battaglia di Maclodio, i Martinengo persero il castello per mano dei Visconti, che rasero al suolo il castello. Analoga sorte subì la ricostruzione del maniero nel 1438, questa volta ad opera del Piccinino. Sotto il dominio dei Veneziani vi furono anni di pace e benessere. Nel 1512 sopraggiunse l'occupazione francese e, nel 1560, l'apice della contesa fra Cremona e Brescia per il controllo del fiume Oglio. Questa si risolse a favore di Brescia grazie alla mediazione del podestà Domenico Bollani, successivamente nominato vescovo. Verso l'inizio del diciassettesimo secolo, gli abitanti di Urago d'Oglio vivevano fuori dal castello, riuniti in piccoli borghi di case, e coltivavano i terreni sassosi. Lo riferisce una cronaca del capitano veneto Giovanni da Lezze. Con la guerra di successione spagnola i Francesi seminarono per due volte la distruzione a Urago, nel 1701 e nel 1705. Venne l'anno 1777 e Venezia, accogliendo la domanda di Urago e Calcio, sostituì al sistema di trasporti con traghetto un ponte in muratura che portò ad un forte sviluppo economico del luogo. I vari rimaneggiamenti, modifiche e distruzioni subiti dal castello lo hanno portato a non essere più ben identificabile nelle sue nobili linee originarie. Dapprima severa rocca da difesa, venne in seguito ingentilito con loggette e terrazze. L’ingresso del maniero, un tempo munito di un ponte levatoio, è sovrastato da una torre quadrata i cui muri raggiungono, in alcuni punti, i due metri di spessore. All'interno vi sono loggiati e portici di periodo rinascimentale. Sul torrione d'ingresso, in cotto, è raffigurata l'aquila dei Martinengo.
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