VILLAPUTZU (CA) – Castello di Quirra
E’ ubicato sulla cima del monte Cudias, in posizione panoramica vicino al fiume omonimo e in prossimità della chiesa di San Nicola. Il castello, fra i più potenti della Sardegna, fu costruito nel XII secolo dai Giudici di Cagliari a difesa del confine con quello di Gallura e alla fine dello stesso fu loro strappato da Nino di Gallura. Nel 1324, comandati dall’Infante Alfonso, sbarcarono in Sardegna gli Aragonesi, i quali, guidati dal Grande Almirante Francisco Carroz, che aveva ricevuto il compito di conquistare la costa orientale della Sardegna, riuscirono dopo un lungo assedio a conquistare il Castello di Quirra. Questa operazione militare fu di notevolissima importanza perché proprio questa conquista, forse per la sua rilevanza logistica, costrinse i Pisani ad abbandonare la Sardegna Orientale. Sempre a causa della sua importanza, politica, militare ed economica, il castello subì numerosi assedi. Nel 1334 i Genovesi, e specialmente i Doria l'assaltarono inutilmente. Nel 1354 fu assediato dalle truppe del Giudice d'Arborea, che speravano di poter conquistare, invano, uno sbocco al mare e l'accesso alle miniere del Sarrabus. Nel 1349, dopo vari passaggi di mano, divenne castellano di Quirra Berengario Carròz, che successivamente riuscì a far elevare il suo feudo a contea, acquisendo notevole potere. Egli in seguito infeudò il castello a Donna Violante, sovvertendo le regole di successione. Ciò provocò la reazione di Mariano IV d’Arborea che assalì il castello senza però riuscire a conquistarlo. L’assedio fu ripreso alla sua morte, prima dal figlio Ugone, poi da Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea, nel 1389. Sul castello aleggia una leggenda cruenta: Don Berengario Carroz, Conte di Quirra, innamorato di Donna Eleonora Manriquez, una bellissima contessa, cugina della regina, avrebbe fatto uccidere nel castello la moglie Beatrice (o Benedetta) d’Arborea, dopo averla accusata a torto di tradimento. La figura mitica nella storia del castello è però Donna Violante Carroz, che la leggenda descrive avida ed assassina. Secondo un racconto Violante si sarebbe invaghita di Berengario Bertran, unendosi in segreto con lui e rompendo il vincolo matrimoniale. Sembra però che in seguito al fatto il cappellano che aveva avuto il torto di condannare il gesto fu condannato ad una brutale impiccagione e lasciato macabramente esposto nel Castello di San Michele a Cagliari. Per altri invece la Contessa morì accidentalmente cadendo dalla rupe più alta del monte dopo aver nascosto un prezioso telaio d'oro all'interno della montagna. Come ogni leggenda che si rispetti ancor oggi chi si ferma a dormire tra le rovine dovrebbe avvertire la voce del tormentato spirito di Donna Violante. In realtà la Contessa di Quirra morì in solitudine nel 1511 nel convento di San Francesco di Stampace. A partire dal 1475 il castello entrò nel patrimonio della Corona d'Aragona. Nel 1646, sul litorale antistante il monte su cui si ergeva il castello, naufragò una nave da guerra francese carica di truppe diretta a Napoli. Circa 400 uomini imbarcati sulla nave riuscirono a salvarsi e si rifugiarono nel castello ma, assediati, si arresero alle truppe della contrada. Nel 1839, durante il regno di Carlo Alberto, il castello di Quirra, così come ogni altro feudo dell’Isola, ruppe il suo secolare legame coi Carroz e i loro discendenti: ultimi feudatari furoni i Carroz-Osorio. I resti materiali della fortificazione si limitano a tre porzioni di paramento murario diroccato, situati a N, a S e ad E, e una serie di cisterne interrate lungo il lato O e N, parzialmente intonacate e voltate a botte. Nello spigolo S/E si trovano i resti di una torre triangolare con cisterna, profonda circa 3,50 m, concepita per raccogliere l'acqua piovana.
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