RICCIA
(CB) – Castello De Capua
Su un'alta roccia calcarea a
strapiombo sul torrente Succida si trova il suggestivo castello De Capua con un
unico accesso posto in direzione del centro abitato, sul lato sud-ovest. Della
sua origine non si hanno notizie precise, anche se si ritiene che sia legata al
periodo longobardo; è certo, però, che nel 1285 Riccia fu assegnata a
Bartolomeo di Capua, protonotario di Carlo I d'Angiò, e che costui ne volle il
restauro. In seguito, con la riconferma da parte dei re di Napoli del feudo di
Riccia ai di Capua, l'edificio castellare fu ampliato e rafforzato. Sotto la
signoria di Andrea, verso il 1400, esso fu abitato dalla gentile e sventurata
Costanza di Chiaromonte, ripudiata da Ladislao di Durazzo e, poi, data in
moglie ad Andrea di Capua. Con Bartolomeo III di Capua, astuto ed ambizioso, il
castello, che
presentava tutte le
caratteristiche di una residenza signorile, nel 1515 si ingrandì
assumendo carattere militare, con l’introduzione di torrette difensive e di un
fossato di cinta,
raggiungibile solo
attraverso un ponte levatoio. Ai tempi del suo massimo splendore il castello di
Riccia occupava un'area di circa mq. 1020 con quasi 40 ettari di parco,
delimitato da un muro e utilizzato come riserva di caccia per gli ospiti. La
residenza dei principi doveva essere molto confortevole e ampiamente decorata
soprattutto dopo il periodo rinascimentale. Una ricca biblioteca, sale
affrescate, mobili di pregio e ceramiche d'epoca. Il tutto abbellito da stoffe
costose, dipinti di valore e caminetti con lastre in pietra locale scolpita. La
ricostruzione degli interni ci viene fornita dallo storico Amorosa, visto che
il castello,
considerato l'emblema
delle oppressioni feudali, fu oggetto dell'odio distruttivo della
popolazione riccese nel 1799, senza venire più ricostruito.
Dalla devastazione ne uscirono quasi integri solo
il portale, il torrione, una cisterna per la raccolta dell’acqua, parte del
baluardo e alcuni muri. Il castello fu nuovamente danneggiato con il terremoto
del 1805. La torre ammirabile ancora oggi, unica superstite delle otto
originarie, è alta quasi venti metri, composta di conci rozzi, costituita
da una zona inferiore a scarpa e da una zona superiore cilindrica, rifinita in
alto da beccatelli. Aveva come funzione quella di vedetta, data la sua
posizione dominante su tutta le valle, e costituiva il mastio principale del
castello dei di Capua. Presenta
interessanti
analogie dal punto di vista architettonico con la torre angioina di Collotorto.
L'ingresso, raggiungibile grazie ad una breve scalinata in ferro, è
costituito da un portone arcuato
sormontato
da tre lastre calcaree incorniciate: quelle laterali raffiguranti gli scudi in
rilievo dei de Capua e dei Chiaromonte, La lapide centrale reca un'epigrafe latina
che ricorda l'impegno profuso da Bartolomeo III De Capua nelle vicende
costruttive del castello per la difesa dal nemico. La scritta sulla lapide
conclude con un motto: "avvicinati, se vieni come ospite; fuggi, se sei un
nemico, affinché non ti colga l'ira di Giove!". L’ingresso introduce
in tre camere sovrastanti collegate tra loro con scale interne a chiocciola e
fornite ciascuna di una piccola finestra quadrangolare. Particolare è il
serbatoio per l'acqua, scavato interamente nella roccia sotto la torre, nella
parte più profonda della quale sono conservati i resti delle carceri con
relative camere di tortura. Accanto alla torre principale resta anche una
torretta secondaria, a difesa dell'entrata e del ponte levatoio. Per quanto
riguarda i muri, rimangono solo pochi resti, con una sporgenza semicircolare la
quale evidentemente doveva proteggere l'ingresso. I resti del castello sono
stati recentemente oggetto di restauro.
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