TOLFA (RM) – Castello in frazione Rota
Rota è un piccolo paese quasi del tutto abbandonato,
interessante esempio di borgo agricolo pianificato. Il castello di Rota sorge
su un pianoro tufaceo alla confluenza tra il fiume Mignone e il fosso
Verginese, lungo la S.P. Braccianese-Claudia, all’altezza del km 43. La prima
notizia certa dell’esistenza del castello risale al 1300 quando l’insediamento
fu sottomesso a Corneto. Le vicende successive, poco documentate, lo vedono
entrare nelle proprietà di Ludovico e Pietro Frangipane, signori di Tolfa
Vecchia, nel 1448. Se ne impadronì con la forza Everso d’Anguillara e in
seguito, vista la sua importanza strategica per il controllo del bacino
minerario, fu acquistato da Paolo II insieme a Monterano. Il castello doveva
già essere in rovina come apprendiamo dall’atto di vendita agli Orsini dove è
nominato come tenimenti castri diruti sive casalis Rotae (tenuta
del castello diruto o casale di Rota). Subì poi una serie di passaggi di
proprietà (e la ristrutturazione nel sec. XVI voluta dai Santacroce, affidata
forse a Martino Longhi il Vecchio) fino a pervenire, nel 1789, in possesso del
marchese Giuseppe Ambrogio Lepri. Attualmente nel borgo, ancor oggi proprietà
della famiglia Lepri, è visibile una torre a pianta quadrata, presso la quale
si apre un fossato, realizzata con muratura in blocchi di tufo, che rappresenta
chiaramente l’elemento più antico visibile del complesso. Il resto
dell’insediamento è costituito da un cinquecentesco palazzo signorile che
ingloba la torre, dalla seicentesca chiesa di S. Gerolamo e da fabbricati
funzionali all’abitazione e alle attività agricole. All’interno del palazzo si
possono ammirare alcuni affreschi (secc.XVI-XVII) con scene bibliche che sembra
possano essere attribuite ad uno degli Zuccari. Le mura ancora esistenti
sembrano prive, almeno nell’aspetto in cui ci sono pervenute, di una spiccata
valenza difensiva. L’attuale aspetto del sito rappresenta bene le vicende di
alcuni castelli medievali nell’area laziale che alla fine del periodo
medievale, al contrario di altri insediamenti che furono abbandonati o che
proseguirono il loro sviluppo, si trasformarono in centri di grandi tenute
agricole caratterizzate da una parte residenziale (la villa) e da strutture
funzionali all’attività agricolo-pastorale. Il borgo di Rota è spesso
utilizzato come location nel cinema italiano, da “Meo Patacca” con Gigi
Proietti a “Non ci resta che piangere” con Massimo Troisi e Roberto Benigni. (al
riguardo ecco un link per vedere tutti i film girati qui: http://www.davinotti.com/index.php?option=com_content&task=view&id=322&Itemid=79).
Per approfondire sul castello e la sua storia potete visitare questi link: http://www.latolfa.com/tolfa2000-7/pagine/scrittorilocali/zamagni/zamagni.html,
http://www.artestoriatarquinia.it/1992_Bollettino/Giannuzzi%20G.C.%20%20IL%20CASTELLO%20DI%20ROTA.pdf
Fonti: dal libro “Lazio, non compresa Roma e dintorni” del
Touring Club Italiano, http://poloculturaletolfa.it/territorio/il-territorio-aspetti-storico-archeologici/il-castello-di-rota/,
http://www.tesoridellazio.it/pagina.php?area=I+tesori+del+Lazio&cat=Castelli+e+fortezze&pag=Tolfa+%28RM%29+Borgo+di+Rota
Foto: la prima è di Henryspoken su http://www.panoramio.com/photo/73540059
mentre la seconda è presa da http://poloculturaletolfa.it/wp/wp-content/gallery/rota/castello-di-rota-palazzo-nobiliare.jpg
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