giovedì 28 aprile 2011

Il castello di giovedì 28 aprile



COLOBRARO (MT) - Castello Carafa

Il Castello fu edificato nel XII sec. e fu dimora di diversi feudatari. La prima fu Albereda di Chiaromonte (signora di Colobraro e Policoro, moglie ripudiata di Roberto il Guiscardo), nel XIII secolo. Furono poi signori del feudo i Sanseverino, cui seguirono i Carafa, i Donnaperna e i Brancalasso. Il castello è posto sul punto più alto del borgo ed è raggiungibile da percorsi ripidissimi che tagliano verticalmente il lato sudovest della collina, su cui è arroccato Colobraro. Sul lato nord-orientale, praticamente irraggiungibile, vi è un muro di cinta, ormai in stato di rudere, munito di feritoie. A nord vi sono spezzoni di muro che testimoniano la presenza di un ponte levatoio. L'antica e probabile torre quadrilatera è stata abbattuta e gli ambienti sono stati utilizzati come stalle e deposito delle abitazioni prospicienti il castello. I Carafa, feudatari per circa due secoli a partire dal 1617, pur conservando il titolo di principi di Colo­braro ne cedettero il territorio, vendendolo, o affittan­dolo o dandolo in dote matrimoniale ai Donnaperna. Nel 1736 nella Relazione del Gaudioso si legge, infatti, che la terra di Colobraro era nelle mani dei marchesi Donnaperna, da cui passò in seguito ai Brancalasso di Tursi, per matrimonio di una di loro, Olimpia, con un Brancalasso. Fu allora che il castello venne abbando­nato definitivamente e mai più scelto come dimora. Oggi il maniero, ridotto allo stato di rudere anche per il terremoto del 1856, è stato da pochissimo oggetto di un intervento di restauro conservativo. Le uniche notizie attendibili riguardano i dati relativi alla struttura esterna e interna prima del­l’ampliamento del 1500 e quelli successivi a opera dei Carafa fornite dal Bretagna. Secondo questi nel castel­lo c’erano oltre quaranta vani al primo piano e grandi magazzini e antri al piano terra; successivamente con la costruzione di muraglioni si formò un altro piano per la costruzione di altre sei sale e di una grande scuderia. Una galleria sotterranea, oggi non più esistente, colle­gava il castello alla cappella gentilizia dell’Icona, co­munemente detta della “Cona” la cui costruzione sem­bra di poco anteriore al 1500.

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