AVETRANA (TA) - Castello Imperiali
Costituitosi in seguito all'aggregarsi di varie opere di carattere militare, il complesso fortificato di Avetrana è conosciuto anche come il "Torrione", nome che evidenzia la parte più antica ed imponente della fortificazione e sposta subito l'attenzione sulla Torre quadrata, che costituì il principale caposaldo del sistema difensivo di quei luoghi. Di costruzione anteriore al 1378, era circondata da un fossato e raggiungibile mediante una ripida rampa di scale, a sua volta collegata con la torre da un ponte levatoio, facilmente difendibile, e di cui restano visibili nei muri gli appoggi per le travi lignee. Realizzato in carparo locale ed alto circa 20 metri, il torrione ha le facciate regolari, pulite, ed una scala che permette l'accesso al primo piano dal lato sud della costruzione. La sommità, per circa 4 metri partendo dall'alto, è decorata con mattoni di carparo sporgenti in modo da formare bugne arrotondate, disposte in modo irregolare. Tra le bugne si aprono le feritoie delle balestriere che, presenti in gran numero permettevano una discreta difesa della struttura. Le originarie finestre erano monofore; pochissime, strette e solo ai piani superiori. Tutte le altre sono da ritenersi rimaneggiamenti successivi, o adeguamenti alle mutate esigenze difensive. La struttura regolare della torre lascia pensare alla torre normanna di Leverano, a circa 40 km a sud di qui: la somiglianza è veramente tanta. Tuttavia successivi studi hanno attribuito la torre al periodo angioino forse grazie alla politica operata da quel casato di raccogliere in pochi centri le popolazioni sparse per le campagne. Il mastio, databile intorno alla seconda metà del XIV sec., fu fatto edificare da Pietro del Tocco la cui signoria continuò con Guglielmo suo figlio. Il feudo di Avetrana, e dunque anche le sue difese, passò poi alla famiglia De Raho, e, dopo la morte di Teodora di Giacomo Raho, ritornò alla regina Giovanna II, che lo donò a Giovanni Dentice di Napoli, il quale a sua volta nel 1423 lo vendette a Giovanni Antonio Orsini del Balzo. Tenuto per pochi anni da Francesco Montefuscoli, nel 1481, e quindi in epoca aragonese, passò alla famiglia Pagano, portato in dote da una Montefuscoli. Carlo Pagano lo cedette nel 1567 (o 1587) per la somma di 50.000 ducati a Giovanni Antonio Albrizzi, signore di Mesagne, insignito nel 1604 del titolo di principe di Avetrana. Proprio al periodo in cui i Pagano e poi gli Albrizzi stabilirono in Avetrana la propria dimora è databile la realizzazione della cinta bastionata, con torrione cilindrico angolare e bassa torretta quadrata, di incerta funzione, che sono altri elementi del castello "attuale". Dagli Albrizzi fu poi acquistato da Michele di Davide Imperiali, che nel 1691 iscriveva il proprio nome sul portale del piano nobile dell'adiacente e ricco palazzo. Nel '700 andò infine alla famiglia Romano, originaria di Brindisi. Col venir meno delle esigenze strettamente difensive, e quindi in epoche più recenti, il complesso venne dapprima adibito ad usi agricoli, connessi all'attività dei sottostanti trappeti, forse già all'epoca degli stessi Imperiali. Infine, all'inizio del nostro secolo, fu destinato a mattatoio comunale. A seguito di ciò vennero realizzate non poche superfetazioni e strutture, tutte intorno alla torre quadrata, e di cui restano ben visibili le tracce nelle murature esterne, mentre fossato e parte delle cortine esterne scomparvero definitivamente. Dopo la demolizione di tali superfetazioni ed il crollo di una parte della torre tonda e della doppia volta a piano terreno all'interno della torre maggiore, il Castello assunse la sua definitiva ed attuale fisionomia. Sino al 1986 poco più che un rudere, il "Torrione" è stato oggetto di un ottimo intervento di restauro conservativo e recupero da parte dell'Amministrazione Comunale di Avetrana, con finanziamenti concessi dall'Assessorato alla Cultura della Regione Puglia ai sensi della Legge Regionale del 26/03/1979 n. 37. A seguito di questo intervento sono tornati alla luce ambienti ipogei corrispondenti a frantoi oleari che occupano molta parte delle fondamenta del castello.
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