CRESCENTINO (VC) – Castello in frazione San Genuario
San Genuario è una frazione di Crescentino, ed il suo castello ha assunto grande importanza strategica per la sua posizione geografica; si trova infatti sulla zona che fu di confine e quindi soggetta alle invasioni sia dei Marchesi del Monferrato, sia dagli eserciti della diocesi vercellese. La sua storia è legata a quella dell'abbazia di Lucedio. Sulla porta d'entrata della fortificazione è murato un frammento di lapide romana in cui sono leggibili, con ottima grafia, le lettere "AULIO". Gauderio (o Gaudenzio o Gauderi), generale di Ariperto II, sedicesimo re dei Longobardi, fondò, secondo un diploma del 9 ottobre 707, un monastero detto di San Michele di Lucedio e ne fu creato abate dal vescovo di Vercelli Emiliano II. Lotario I, nell'843, donò all'abbazia il corpo di San Genuario e da allora la chiesa ed il villaggio presero quel nome. Il 19 febbraio 840, comunque, Lotario donò al vescovo di Novara l'abbazia di Lucedio già denominata di San Genuario. Dopo diverse controversie con i Crescentinesi e i Fontanettesi, e dopo le guerre tra guelfi (S. Genuario) e ghibellini (Crescentino), i monaci si ritirarono a Verrua fino al 1364, anno in cui, per mezzo dell'abate Bartolomeo, si riappacificarono con i Crescentinesi. Per intercessione del cugino, l'abate Antonio Tizzoni, Giacomo Tizzoni, conte di Crescentino, il 5 settembre 1419 ottenne da papa Martino V la cessione di metà del territorio di San Genuario a condizione che vi edificasse un castello per la difesa del monastero e la protezione della popolazione e dei raccolti. L'investitura avvenne il 23 aprile 1422. Secondo una pergamena inedita i monaci non furono felici dell'investitura del Tizzoni ed ebbero addirittura delle controversie con lui, tanto che, per un certo periodo, rifiutarono il tributo annuo di 25 libbre di cera. Il Tizzoni fece costruire il castello probabilmente sulle rovine di una antica fortezza distrutta nel 1319 da Riccardo Tizzoni e dai Crescentinesi. La casata Tizzoni, lasciati i poteri spirituali ai monaci, si tenne tutti i poteri materiali, esercitandoli anche con brutalità (continue guerre contro i monferrini, angherie dei Tizzoni contro monaci e popolazioni). Questa situazione durò fino al 1592, anno in cui il duca Emanuele Filiberto di Savoia ricondusse il feudo in mano regia. Il 30 maggio 1601 il feudo passò alla signoria del procuratore generale Molino di S. Marco, nobile veneziano. Il Molino, con atto del 14 luglio 1626, cedette il feudo al marchese Ascanio Bobba, al quale succedette il figlio nel 1640 e a quest'ultimo Maria Giovan Battista Saluzzo Bobba, che portò in dote il feudo al marchese Della Rocca Gaspare Maria Ludovico Morozzo. Il 9 febbraio 1722 Re Vittorio Amedeo II di Savoia concesse il feudo al Morozzo, che impose ai Sangenuariesi un suo statuto (o "bandi campestri"). Agli inizi del XIX secolo i beni del Morozzo, compreso il castello, passarono al banchiere Giani e da questo al cavalier Gonella. Nei primi decenni del nostro secolo la famiglia Garella, proprietaria del castello, lo adibì a moderna azienda agricola, facendo edificare nel suo ampio cortile alcuni fabbricati tuttora esistenti ma che mostrano un forte contrasto con il resto del castello. Dopo ulteriori passaggi di proprietà, agli inizi degli anni ottanta il castello passò al signor Candido Mosca di Crescentino, che ne è l'attuale proprietario. Il complesso, a base quadrata, appare ben conservato: in passato non deve aver subito gravi attacchi e quindi, a differenza di altri castelli, ha mantenuto praticamente intatta la struttura esterna. La stessa cosa non si può dire della struttura interna. I grandi saloni, sparsi sui tre piani, furono tramezzati per ricavarne delle stanze, adibite, durante la seconda guerra mondiale, ad alloggi per gli sfollati. Quasi certamente il castello era circondato da un fossato; una pergamena inedita parla, infatti, di una riunione svoltasi in una stanza del castello che dava sul fossato. Su di un muro esterno è ancora distinguibile una apertura, in seguito murata, molto alta e larga circa un metro, che potrebbe costituire un ingresso. La torre cilindrica, ben conservata, è unita alla rocca da un breve tratto di cortina e presenta una ininterrotta serie di beccatelli. Sia la rocca che la torre sono dotate di apparato a sporgere. I merli della torre sono stati murati e il camminamento che unisce la rocca alla torre è stato tramezzato. In un cascinale all'esterno del castello, su di una parete, si può vedere un affresco ormai quasi completamente rovinato da alcune finestre aperte successivamente. Grazie all'interessamento della famiglia Mosca l'affresco è stato fissato, il tetto del castello rifatto ed i solai, che stavano crollando, sono stati restaurati. Per approfondire ecco un link interessante:
http://www.comune.crescentino.vc.it/tl_files/file_e_immagini/files/CASTELLO_SAN_GENUARIO.pdf
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