lunedì 24 settembre 2012

Il castello di lunedì 24 settembre




CERVARESE SANTA CROCE (PD) – Castello di San Martino della Vaneza

Si trova in posizione strategica, lungo la sponda meridionale del fiume Bacchiglione, ed è stato edificato per il controllo dei traffici fluviali. Questo castello faceva parte, infatti, di un circuito di costruzioni da difesa che si spingeva sino ai Colli Euganei e giungendo ad Este; una rete complessa e mutevole nel corso del tempo, della quale sopravvivono oggi, assieme a qualche rudere, soltanto i due complessi di Valbona e di Cervarese, entrambi appartenuti, nella fase finale della loro evoluzione, ai Carraresi, signori di Padova. Di probabile impianto longobardo, il castello di San Martino venne edificato intorno all’anno Mille. La parte più antica è costituita dalla torre, che emerge suggestivamente da un pioppeto di quarant'anni. Agli inizi del '300, a causa dell'avanzare vittorioso delle milizie scaligere, venne rafforzata la linea difensiva a settentrione della torre di San Martino. Per la strenua difesa della città di Padova contro Cangrande, Nicolò da Carrara fu ricompensato, nel 1324, con la donazione della torre da parte del Comune. I Carraresi rafforzarono a più riprese la fortezza e fu in particolare Francesco il Vecchio a eseguire le opere maggiori fino al 1388. Sulla sommità della torre vi è una lapide carrarese a ricordo della fortificazione, oggi corrosa e ormai illeggibile. Nello stesso periodo la torre fu sopraelevata di un’altezza pari a quella esistente (7,30 metri) e resa più elegante da una raffinata corona di merlature in mattoni sporgenti a sbalzo, impostata su alti speroni pensili (una soluzione simile a quella adottata per Porta Padova a Montagnana). L’interno, nel quale risiedeva il capitano comandante, era organizzato come un alloggio distribuito verticalmente, con sei piani abitabili collegati da una scala in legno. Il complesso presenta ancora le tracce delle tecniche costruttive atte alla difesa, come le feritoie alte e strette al piano terra del recinto, o la garitta di guardia sul lato meridionale. I Carraresi aggiunsero i restanti tre corpi di fabbrica su due piani fuori terra, più un piano scantinato, e ricostruirono il robusto recinto in pietra di trachite sul lato sud, che misura 32,5 metri per 30,5 ed è alto 10 metri al culmine della merlatura. Il pianterreno era suddiviso in stanzoni con caminetti dove i soldati svolgevano le attività del giorno. Il castello è forse il simbolo più efficace dello sforzo disperato e vano dei Padovani, negli ultimi anni della loro fiera libertà. Più volte passato di mano nella lotta tra i Comuni di Padova, Verona e Vicenza, fu teatro nel 1405 dell’ultimo duello mortale tra il carrarese Francesco Novello e la Serenissima Repubblica, vincitrice. Il Castello, fino ad allora invincibile, come ricordano le fonti, cadde solo per tradimento, diventando così proprietà del Demanio Veneto. Col tempo perse la sua funzione militare e divenne una specie di "centro commerciale" a ridosso del porto fluviale. Nel 1489 fu dato in affitto ai Vendramin, nobile famiglia veneziana che commerciava in granaglie, i quali, anni dopo, costruirono il rustico che si trova a circa duecento metri ad est. Vi venivano smistati semilavorati in legno (tronchi e tavole principalmente di rovere) prodotti nei vicini boschi e destinati ai cantieri navali veneziani ed inoltre legname da ardere e carbone di legna proveniente dalle non lontane 'aie carbonili' dei Colli Euganei (Carbonara di Rovolon). Molto attive tutta una serie di attività collaterali di indotto alla ricca attività fluviale. Osterie, casolini, un mulino fluviale, ecc. avevano sede all'interno stesso del castello o nelle immediate vicinanze, formando un piccolo borgo molto dinamico. Vi era anche una antichissima chiesetta dedicata a San Martino (da cui il nome del castello) abbattuta nel 1600, mentre il mulino natante funzionò fino a fine 1800, quando l'ultimo erede della famiglia Vendramin cedette l'intera proprietà ai Filippini di Padova. Dal 1979 è di proprietà della Provincia di Padova, che ne ha promosso una importante opera di recupero e valorizzazione, trasformandolo in museo archeologico della civiltà fluviale del Bacchiglione (distaccamento del Museo Civico di Padova). Conserva reperti preistorici dell'età del bronzo, canoe fossili, reperti romani, ceramiche e strumenti domestici medioevali e un raccolta di carte fluviali e idrografiche del territorio padovano. San Martino della Vaneza ha goduto di un'attenzione rilevante nel corso del Novecento, essendo stato sottoposto a due consistenti restauri, nel senso proprio del termine, cioè ampiamente ricostruttivi: il primo, alla fine degli anni Trenta, e il secondo, svoltosi in più fasi fra il 1985 e il 1995, con ulteriori appendici fino al 2000. Purtroppo, a seguito delle forti scosse di terremoto di qualche mese fa in Emilia (che non hanno risparmiato il Padovano) il maniero è stato chiuso a tempo indeterminato per il pericolo di crolli. La buona notizia, se vogliamo, è che il castello non ha subito danni e che la chiusura è dunque precauzionale.

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