CERVARESE SANTA CROCE (PD) – Castello di San Martino della
Vaneza
Si trova in posizione strategica, lungo la sponda meridionale
del fiume Bacchiglione, ed è stato edificato per il controllo dei traffici
fluviali. Questo castello faceva parte, infatti, di un circuito di costruzioni
da difesa che si spingeva sino ai Colli Euganei e giungendo ad Este; una rete
complessa e mutevole nel corso del tempo, della quale sopravvivono oggi,
assieme a qualche rudere, soltanto i due complessi di Valbona e di Cervarese,
entrambi appartenuti, nella fase finale della loro evoluzione, ai Carraresi,
signori di Padova. Di probabile impianto longobardo, il castello di San Martino
venne edificato intorno all’anno Mille. La parte più antica è costituita dalla
torre, che emerge suggestivamente da un pioppeto di quarant'anni. Agli inizi
del '300, a causa dell'avanzare vittorioso delle milizie scaligere, venne
rafforzata la linea difensiva a settentrione della torre di San Martino. Per la
strenua difesa della città di Padova contro Cangrande, Nicolò da Carrara fu
ricompensato, nel 1324, con la donazione della torre da parte del Comune. I
Carraresi rafforzarono a più riprese la fortezza e fu in particolare Francesco
il Vecchio a eseguire le opere maggiori fino al 1388. Sulla sommità della torre
vi è una lapide carrarese a ricordo della fortificazione, oggi corrosa e ormai
illeggibile. Nello stesso periodo la torre fu sopraelevata di un’altezza pari a
quella esistente (7,30 metri) e resa più elegante da una raffinata corona di
merlature in mattoni sporgenti a sbalzo, impostata su alti speroni pensili (una
soluzione simile a quella adottata per Porta Padova a Montagnana). L’interno,
nel quale risiedeva il capitano comandante, era organizzato come un alloggio
distribuito verticalmente, con sei piani abitabili collegati da una scala in
legno. Il complesso presenta ancora le tracce delle tecniche costruttive atte
alla difesa, come le feritoie alte e strette al piano terra del recinto, o la
garitta di guardia sul lato meridionale. I Carraresi aggiunsero i restanti tre
corpi di fabbrica su due piani fuori terra, più un piano scantinato, e
ricostruirono il robusto recinto in pietra di trachite sul lato sud, che misura
32,5 metri per 30,5 ed è alto 10 metri al culmine della merlatura. Il
pianterreno era suddiviso in stanzoni con caminetti dove i soldati svolgevano
le attività del giorno. Il castello è forse il simbolo più efficace dello
sforzo disperato e vano dei Padovani, negli ultimi anni della loro fiera
libertà. Più volte passato di mano nella lotta tra i Comuni di Padova, Verona e
Vicenza, fu teatro nel 1405 dell’ultimo duello mortale tra il carrarese
Francesco Novello e la Serenissima Repubblica, vincitrice. Il Castello, fino ad
allora invincibile, come ricordano le fonti, cadde solo per tradimento,
diventando così proprietà del Demanio Veneto. Col tempo perse la sua funzione
militare e divenne una specie di "centro commerciale" a ridosso del
porto fluviale. Nel 1489 fu dato in affitto ai Vendramin, nobile famiglia
veneziana che commerciava in granaglie, i quali, anni dopo, costruirono il
rustico che si trova a circa duecento metri ad est. Vi venivano smistati
semilavorati in legno (tronchi e tavole principalmente di rovere) prodotti nei
vicini boschi e destinati ai cantieri navali veneziani ed inoltre legname da
ardere e carbone di legna proveniente dalle non lontane 'aie carbonili' dei
Colli Euganei (Carbonara di Rovolon). Molto attive tutta una serie di attività
collaterali di indotto alla ricca attività fluviale. Osterie, casolini, un
mulino fluviale, ecc. avevano sede all'interno stesso del castello o nelle
immediate vicinanze, formando un piccolo borgo molto dinamico. Vi era anche una
antichissima chiesetta dedicata a San Martino (da cui il nome del castello)
abbattuta nel 1600, mentre il mulino natante funzionò fino a fine 1800, quando
l'ultimo erede della famiglia Vendramin cedette l'intera proprietà ai Filippini
di Padova. Dal 1979 è di proprietà della Provincia di Padova, che ne ha
promosso una importante opera di recupero e valorizzazione, trasformandolo in
museo archeologico della civiltà fluviale del Bacchiglione (distaccamento del
Museo Civico di Padova). Conserva reperti preistorici dell'età del bronzo,
canoe fossili, reperti romani, ceramiche e strumenti domestici medioevali e un
raccolta di carte fluviali e idrografiche del territorio padovano. San Martino
della Vaneza ha goduto di un'attenzione rilevante nel corso del Novecento,
essendo stato sottoposto a due consistenti restauri, nel senso proprio del
termine, cioè ampiamente ricostruttivi: il primo, alla fine degli anni Trenta, e
il secondo, svoltosi in più fasi fra il 1985 e il 1995, con ulteriori appendici
fino al 2000. Purtroppo, a seguito delle forti scosse di terremoto di qualche mese
fa in Emilia (che non hanno risparmiato il Padovano) il maniero è stato chiuso
a tempo indeterminato per il pericolo di crolli. La buona notizia, se vogliamo,
è che il castello non ha subito danni e che la chiusura è dunque precauzionale.
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