ROCCASECCA DEI VOLSCI (LT) - Palazzo Massimo
Inizialmente
denominata "Castrum Sanctae Crucis", nel 1125 prese il nome di
"Rocca Siccam". Dapprima fu un piccolo possedimento dello Stato
pontificio, poi appartenne alle più antiche famiglie aristocratiche dell’epoca.
Nel corso della sua secolare storia il paese ha subito due tremende
distruzioni: la prima nel 1125 ad opera delle truppe di Onorio II, la seconda
nel 1495 da parte dei soldati di Carlo VIII, come omaggio alla amicizia
che lo legava alla famiglia dei Colonna, in quel periodo ostinati oppositori del
Papa. Nel 1536 divenne proprietà dei
Carafa che, dopo alcuni anni, la rivendettero alla famiglia dei Massimo: è da
attribuire a quest’ultimi il merito della nuova rinascita che fece riacquistare
al paese la perduta stabilità politica, aumentando le sue risorse nel campo
economico, agricolo, ma soprattutto artistico. Sempre a loro, in particolare al
cardinale Carlo Camillo Massimo, si deve l'edificazione intorno al 1650 dell' austero Palazzo Baronale, che poggia le sue possenti
fondamenta su una rupe. Sorretto da un muraglione a forma piramidale e costruito
sui resti dell'antica rocca (nota in origine come "castrum crucis",
già sottoposta all'autorità di Onorio II, e di proprietà, tra gli altri, della
potente famiglia Carafa), l'edificio custodisce un interessante affresco del
XVII sec. eseguito da un seguace di Pietro da Cortona ed un'iscrizione di età
romana. Nel 1761 Roccasecca passò sotto il dominio del Marchese Angelo
Gabrielli, a cui restò fino alla generale soppressione dei feudi. Visitando il
Palazzo Massimo, un grande portone è all’entrata principale a cui segue
un atrio con quattro porte che prima conducevano ai locali del personale di
servizio. Quindi si arriva al cortile in cui c’erano le stalle e gli spazi
adibiti al frantoio, oltre ad una grande cisterna per la raccolta dell’acqua
piovana. La struttura oggi è sede della amministrazione comunale e tra le
stanze che hanno cambiato la loro destinazione d’uso, adibite ad uffici e
circoli ludici e ricreativi, si trova la cappella Gentilizia. Nel palazzo c’è
ancora l’antico frantoio azionato un tempo dai cavalli per la molitura delle
olive.
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