BARDI (PR) - Castello dei Landi (di Mimmo Ciurlia)
Il castello di Bardi, detto anche castello dei Landi, è
un'imponente fortificazione che sorge su uno sperone roccioso di diaspro rosso
nell'omonimo paese in provincia di Parma. Posto al centro della valle del Ceno,
l'edificio sovrasta il punto in cui il torrente Noveglia confluisce proprio nel
Ceno. Anche se oggi la posizione geografica del paesino sembra defilata e fuori
dalle rotte commerciali e turistiche, nel medioevo, quando differenti erano i
percorsi e le necessità di controllo del territorio, si trattava di
un'importante tappa sul percorso della via degli Abati. Inoltre, non lontano transitavano
i pellegrini della via Francigena. L'esistenza di un fortilizio risale al regno
di Berengario del Friuli. Nell'898 l'edificio venne venduto al vescovo di
Piacenza Everardo, che ne fece un sicuro rifugio in caso di aggressione da
parte degli ungari, che in quei tempi razziavano la pianura Padana. Fino al XII
secolo il castello fu governato da una consorteria di nobili locali, conosciuti
come conti di Bardi, finché, nel 1257, fu acquistato, con il vicino castello di
Compiano, dal ghibellino Umbertino Landi di Piacenza, che ne fece la capitale
dei domini della sua famiglia.
Furono i conti piacentini Landi, proprietari dal XIII al XVII secolo, ad
apportare gli ampliamenti più importanti che lo trasformarono da fortezza
medievale a dimora rinascimentale. Venne incrementata la presenza di soldati e,
di conseguenza, ampliati gli spazi ad essi dedicati, come la piazza d’arme ed i
camminamenti eretti per opera di Manfredo Landi durante il XIV secolo. Sono gli
anni in cui i Landi videro riconosciuto il loro dominio sul territorio di Bardi
da parte dell’imperatore Ludovico IV, il Bavaro. La fortezza nacque come eremo
imprendibile, in grado di reggere un assedio di 5 mesi e ospitare al suo
interno fino a 400 persone, grazie a strutture quali la ghiacciaia, le stalle
civili, poste subito oltre il corpo di guardia, e il pozzo - una cisterna
idrica in grado di recuperare da tutta la fortezza buona parte delle acque
piovane. Nel ‘400 terminarono i lavori delle torri esterne connesse ai
camminamenti e vi fu un ampliamento delle stanze signorili rivolte verso
l’abitato. In questi anni vennero create le nuove segrete, con la stanza della
tortura, e le cucine di epoca rinascimentale, che vennero sovrapposte ai
livelli interrati – due piani nascosti, e per buona parte non più transitabili,
osservabili da alcuni “fori” nelle cucine. Passato ai Farnese, duchi di Parma,
nel 1862 il maniero divenne un carcere militare e nel 1868 venne ceduto
all'amministrazione comunale. Nel Novecento il castello è sede del Municipio. La
rocca è un complesso fortemente articolato, interamente edificato in pietra,
cresciuto nel tempo intorno alla mole del mastio. È completamente circondato
dalle mura scarpate, dotate di cammino di ronda interamente percorribile, la
cui forma irregolare segue la conformazione dello sperone roccioso. L'interno comprende vari edifici, posti su diversi livelli: la residenza, gli alloggi
delle milizie, la cappella, la sala della tortura; tutti collegati tra di loro
e con la corte interna e la piazza d'armi da tortuose e strette scale che, come
espediente difensivo, girano tutte verso destra. Una sola torre rotonda sporge
da uno spigolo del palazzo. Fra gli ambienti visitabili del Castello ricordiamo
la Ghiacciaia, il vascone di pietra collegato con una botola alla sovrastante
Piazza d'Armi da cui veniva gettata la neve; il Corpo di Guardia, in cui sono
esposte riproduzioni di armature, elmi ed armi antiche; le Scuderie, dette
Grotte ed i camminamenti di ronda, con feritoie da cui si gode una splendida
vista sul paesaggio. Da non dimenticare il Cortile del Pozzo, i Granai che
ospitano varie mostre, le Segrete con la Sala della Tortura, le Cucine, la
Torre dell'Orologio, il Cortile d'Onore a cui si accede da una scalinata
seicentesca a due rampe e, all'interno del porticato, la Cappella dei Principi
con le insegne di Federico Landi sulla pavimentazione a mosaico. Le Sale dei
Principi, con soffitti a cassettoni ornati da fregi monocromi attribuiti a
Girolamo Baroni, ospitano il Museo della Civiltà Valligiana, con allestimenti
che riproducono gli ambienti casalinghi ed i mestieri tipici della vita contadina
in Val Ceno tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo. Come ogni
castello che si rispetti, anche attorno a quello di Bardi ruota una romantica
leggenda. Ci troviamo in un periodo inquadrabile tra il XV ed il XVI secolo e
la regione é interessata da cruenti scontri tra le opposte signorie locali. Tra
una battaglia e l'altra la vita disperatamente cercava di ricavarsi un nuovo
spazio ed é forse in uno di questi rari frangenti che a Moroello, intrepido
comandante della guarnigione stanziata nella fortezza, capitò di innamorarsi
appassionatamente della bella cortigiana Soleste. Quello che legava i due
giovani era un amore così intenso che avrebbe vinto contro ogni cosa: la
diffidenza per il differente ceto di appartenenza e la difficoltà iniziale del
vivere questo sentimento liberamente. Ma i due persero la sfida più importante,
quella contro la quale non disponevano di armi alcune: la sfida col destino. Un
giorno, Moroello fu chiamato ad adempiere al suo dovere e, montato a cavallo,
si mise alla testa delle sue truppe per respingere l'incombente minaccia di un
bellicoso stato confinante. Per diversi giorni la giovane rimase ad attendere
appesa alla speranza di poter assistere quanto prima al ritorno di Moroello. Si
narra che non passasse giorno in cui Soleste non si recasse sul Mastio
scrutando per ore l'orizzonte: ogni qualvolta scorgeva in lontananza un uomo a
cavallo, il suo cuore sussultava. Dopo alcuni giorni d'attesa, finalmente una
visione: una moltitudine di uomini in arme si appropinquava speditamente verso
gli spalti. Per Soleste fu un'esplosione di gioia tragicamente stroncata
dall'attenta osservazione dei vessilli che avanzavano. Non era il suo amato che
tornava per accoglierla tra le sue braccia. Erano le truppe nemiche che ormai incombevano
su di una rocca ormai priva di armigeri che potessero difenderla. Nessuno potrà
mai dire con certezza cosa passasse per la testa di Soleste in quei frangenti:
certa di aver perduto il suo amore in battaglia, restìa al cadere tra le mani
degli assassini, decise di porre fine alla sua esistenza lanciandosi nel vuoto
dal Mastio. La schiera di soldati ora era più vicina e, incredibile, quei
vessilli nemici erano esposti da mani amiche! Moroello, come finale gesto di
spregio nei confronti del nemico, aveva comandato ai suoi uomini di indossare i
colori del nemico. Con tale ordine aveva condannato involontariamente a morte
la sua donna. Travolto dai sensi di colpa, lo stesso Moroello decise di
togliersi la vita lasciandosi cadere dagli spalti. Il suo spirito vaga fra le
mura dell'antica fortezza, come attesterebbero le fotografie realizzate
con una termocamera ed esposte in una sala del castello. Sempre all'interno del
castello sono presenti anche il Museo del Bracconaggio e il Museo degli Alpini
"P. Cella". Il Castello di Bardi è sede di eventi e manifestazioni,
come rievocazioni storiche in abiti d'epoca.
Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Bardi,
http://www.italiaparchi.it/castelli-e-ville/parco-castelli.aspx?title=Castello+di+Bardi&typecod=dati&cod=0BC0BE73414ECFA15947102C878A0D&order=0&type=paramurl, http://www.icastelli.it/castle-1235753678-rocca_di_bardi-it.php, http://www.castles.info/it/italia/bardi/
http://www.italiaparchi.it/castelli-e-ville/parco-castelli.aspx?title=Castello+di+Bardi&typecod=dati&cod=0BC0BE73414ECFA15947102C878A0D&order=0&type=paramurl, http://www.icastelli.it/castle-1235753678-rocca_di_bardi-it.php, http://www.castles.info/it/italia/bardi/
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la
seconda è presa da www.italiaparchi.it
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