venerdì 24 aprile 2015

Il castello di venerdì 24 aprile






RANDAZZO (CT) - Castello Svevo

Randazzo sorge su di un altipiano a 760 m. s.l.m. In realtà l'abitato occupa i fianchi di un colle e si divide in più livelli. Chiaramente l'antico insediamento medievale occupa la parte più alta del monte ed è ancora oggi delimitato dalla cerchia di mura, edificata per volontà di Federico II, insieme con le sette torri aggettanti. I primi documenti che parlano ufficialmente di Randazzo risalgono al XII secolo d.C. Essi fanno capo ad un diploma di Ruggero II, il quale permetteva, nel 1144, che l'abate basiliano di S. Angelo di Brolo pescasse liberamente presso il fiume di Randazzo, presumibilmente l'Alcantara o un suo affluente. Infine è lo storico mussulmano Idrisi, il quale, nel Libro di Ruggero, ricorda la città con il nome di Randazzo. Le vicende storiche dell'abitato durante l'alto medio evo in realtà rimangono almeno in parte nell'oscurità. L'insediamento quasi per certo ebbe a subire un'aspra battaglia, combattuta tra il 1038 ed il 1040 dai bizantini di Giorgio Maniace contro i musulmani, nel tentativo greco di riconquista della Sicilia. Esiste ancora oggi una contrada che ricorda l'avvenuto scontro con il nome di "Piano della sconfitta". Nel 1078 avvenne la conquista normanna, sette anni dopo la presa di Palermo. Durante l'assedio di Taormina, alcuni lombardi, secondo il volere del conte Ruggero, vennero ad insediarsi proprio a Randazzo ed ottennero fin da subito la supremazia sulle altre etnie cristiane di rito greco. Probabilmente proprio da questo avvenimento risale la divisione dell'abitato in tre quartieri, S. Nicola, S. Martino e S. Maria. Nel XVI secolo lo storico Filoteo degli Omodei rammenta ancora di siffatta divisione, raccontando come ciascun quartiere avesse i propri usi, costumi e dialetti diversi. Infine in epoca contemporanea sono chiaramente percepibili le rivalità fra le tre contrade, ciascuna con la propria basilica e con il proprio orgoglio, che rendono Randazzo vicina, nel suo piccolo, alla città toscana di Siena. La Torre-Castello di Randazzo, visibile da Piazza San Martino e posta su uno strapiombo di roccia lavica, è l’unica superstite delle 7 torri messe a guardia della città sulla cinta muraria, dopo lo sconsiderato abbattimento dell'altra che sopravviveva, fino agli anni Settanta, nell'attuale Piazza Oratorio, dove oggi, al suo posto e al posto del trecentesco Convento di S. Domenico, si può ammirare la palazzina dell'ex poliambulatorio, ora presidio veterinario. Risale alla fondazione del paese, ossia al secolo XI, quando se ne posero le basi, ma successivamente fu ampliata e, nel secolo XIV, risultava molto più grande di quel che si vede oggi, comprendendo scuderie e altri ambienti di servizio andati perduti. Esistente già ai tempi di Federico II di Svevia, occupava probabilmente un’estensione maggiore di quella attuale. Quando Randazzo era una roccaforte molto potente, tra XII e XV secolo, come “terra” ricadente nella giurisdizione del Demanio Regio, godeva di diversi privilegi, tra cui quello di amministrarsi da sé attraverso magistrature annuali elettive e quello di ospitare ufficiali di nomina regia di stanza permanente. Tra questi ufficiali vi erano il vice secreto, che sovrintendeva alla raccolta delle imposte e dipendeva direttamente dal secreto (segretario o camerario) di Palermo e il Capitano, che organizzava la difesa della città e amministrava la giustizia penale in nome del Re. Queste cariche impedivano che in un centro importante come questo venissero perpetrati gli abusi tipici del potere locale del sistema feudale in vigore all'epoca. I due personaggi risiedevano, con la guarnigione, tra le forti mura del castello e da qui espletavano le loro importanti funzioni. Ovviamente vi dovevano essere anche celle di detenzione, che occupavano solo parte dell'edificio. Fu sede del Giustiziere del Valdemone, diventando così luogo di detenzione di prigionieri e condannati a morte (le finestre con inferriate del lato nord si affacciano addirittura sulla Timpa di S.Giovanni, dove si innalzava il patibolo), per poi passare, attraverso alterne vicende, alle famiglie Romeo e Vagliasindi, che ne assunsero il titolo, ed infine venire destinato a carcere mandamentale. Ecco perchè è denominata anche “Castello carcere”. Luogo orrido e buio, con le cellette a forno, il pozzo dei sepolti vivi che venivano calati con la carrucola, la camera della tortura; oggi restaurata e restituita alla cittadinanza, col suo nobile prospetto, il portale sovrastato dall’aquila sveva, la torre merlata è stata trasformata in un centro culturale permanente, che ospita mostre ed esposizioni d’arte. Nei sotterranei vi è anche una raccolta di Pupi siciliani che vede presenti quasi tutti i personaggi della saga carolingia come assimilata e riproposta dalla tradizione siciliana ottocentesca del teatro popolare di figura. Dal 1998 il castello è anche sede del Museo archeologico Paolo Vagliasindi, un'interessante raccolta archeologica di pezzi provenienti dall'insediamento siculo-ellenico che sorgeva a circa cinque chilometri a est del paese medievale, lungo il corso del fiume Alcantara, in direzione di Mojo. Le alterazioni e le manomissioni della struttura medievale originale sono profonde, come si può notare già ad un primo sguardo. Nessuna delle aperture ha conservato l'aspetto originario e i rifacimenti hanno interessato tutte le parti dell'edificio. I restauri degli anni novanta hanno messo in luce realtà occultate, come la famosa “camera di li crozzi” al piano terreno, una vasta sala riempita per lo spessore di circa due metri di resti umani (!) e hanno occultato elementi originali, come la famosa gabbia di ferro in cui venivano esposte le teste mozzate dei condannati, semplicemente sparita. Nel libro della Regione Siciliana dedicato ai Castelli di Sicilia, uscito pochi anni fa, il castello di Randazzo non viene nemmeno nominato, mentre vi sono riportati quello della vicina Maletto (un rudere appena riconoscibile) e quello di S.Salvatore de Placa (Francavilla), al cui posto si trovano oggi solo i pochi resti del convento basiliano che gli succedette nel secolo XI.

Fonti: scheda compilata dal Dott. Andrea Orlando su http://www.icastelli.it/castle-1247244564-castello_svevo_di_randazzo-it.php, http://www.sicularagonensia.com/index.php/archivio-articoli/57-il-castello-di-randazzo,

Foto: di stalinchan su http://it.wikipedia.org/wiki/Museo_civico_archeologico_Paolo_Vagliasindi#/media/File:Castello_Svevo,_Randazzo.jpg e da http://etnaportal.it/public/upload/foto/sfondi/1853_204e3131a56d533c8f80201411261339515010d1bdc4f27d77f67a1c72.jpg

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