FOSDINOVO (MS) - Castello Malaspina
Dimora storica iscritta all' A.D.S.I. e vincolata dalla Sopritendenza per i
beni artistici e architettonici, è il castello più grande e meglio conservato
della Lunigiana, recentemente restaurato. Il maniero di Fosdinovo è stato
residenza principale del marchese, reggitore dell'omonimo feudo, appartenente
ad uno dei rami dei Malaspina dello Spino Fiorito, dal XIV al XVIII secolo. La
costruzione dell’imponente fortezza, che si fonde perfettamente con la roccia
arenaria, ebbe inizio nella seconda metà del XII secolo, anche se si parla del
Castrum Fosdinovense già in un documento di Lucca del 1084. Innalzata a dominio
e difesa del primitivo Castro di Fosdinovo, in posizione ideale per controllare
lo sbocco al mare della Lunigiana e delle sue strade e valichi appenninici, dal
1124 se ne hanno notizie come subfeudo dei Vescovi di Luni controllato dai
nobili di Erberia. Nel 1340 venne ufficialmente ceduto dai Nobili di Fosdinovo
a Spinetta Malaspina, morto nel 1352. Egli creò così il marchesato di Fosdinovo
risiedendo nel castello che il nipote Galeotto I (figlio del fratello Azzolino),
scomparso nel 1367, in seguito ingrandì e abbellì. Galeotto I sposò Argentina
Grimaldi e fu un famoso giureconsulto. Il suo monumento funebre è senza dubbio
l’opera d’arte più significativa conservata all’interno della chiesa di San Remigio.
Da allora i Malaspina dello Spino Fiorito governarono sul prestigioso feudo
ininterrottamente per quasi cinque secoli. Solo l’avvento della rivoluzione
francese, ed i suoi echi, posero termine al loro dominio, con l’annessione
dello stesso alla Repubblica Cisalpina. Si trattò tuttavia di una breve
parentesi. Per effetto del Congresso di Vienna del 1815, infatti, gli ex feudi
dei Malaspina furono incorporati nel ducato di Modena e Reggio. Nella parte
finale del Quattrocento fu restaurato razionalmente da Gabriele II Malaspina.
Nel Cinquecento, grazie all’opera del suddetto regnante e del suo successore
Lorenzo Malaspina, il castello acquistò l’aspetto di dimora gentilizia e la
dimensione di corte rinascimentale, mentre nel Seicento, durante il marchesato
di Giacomo (Jacopo) II Malaspina, il borgo si ingrandì ulteriormente fino a
contare, nel 1636, ben ottocento “fuochi”. Il castello di Fosdinovo si compone
di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione
semicircolare, due cortili interni (uno centrale), camminamenti di ronda sopra
i tetti, giardini pensili, loggiati ed un avamposto verso il paese, detto
anticamente lo “spuntone”, formidabile strumento difensivo (una sorta di rivellino).
Protetta, nei tempi trascorsi, da un ponte levatoio, la porta d’ingresso
duecentesca introduce in un piccolo cortile in stile romanico dove una colonna
marmorea, anch’essa del Duecento, ne sostiene i loggiati superiori. Dal
cortile, dove si trovavano i cannoni difensivi, partono le larghe rampe di
scale (ci si passava con i cavalli) che conducono a quello più grande centrale.
Questo presenta un elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, un
pozzo ed un bel portale cinquecentesco in marmo da cui comincia il percorso per
raggiungere le sale del castello, arredate ed affrescate alla fine del 1800. La
Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le
ceramiche da farmacia del Seicento, la Sala del trono, il vasto Salone con gli
attigui salotti e la camera del
trabocchetto (o "pozzo della
dimenticanza") con la sottostante camera delle torture. Si racconta che
proprio da questa stanza, la marchesa Cristina Adelaide Pallavicino, sposa di
Ippolito Malaspina, donna malvagia e lussuriosa, eliminava i suoi amanti
facendoli cadere nella botola situata ai piedi del letto. Più verosimilmente il
trabochetto veniva usato, ma per eliminare i nemici politici dei potenti
signori. E proprio i trabocchetti erano una caratteristica del castello. Ne
esistevano tre, due nel loggiato che dava sull’orto ed uno nella torre
d’angolo. Alla loro base erano infissi affilati coltelli con la punta rivolta
verso l’alto, di modo che lo sventurato, una volta caduto dalla botola attivata
con una molla, veniva colto immediatamente dalla morte. Oltre a questi tremendi
strumenti di tortura, ne esisteva un altro ancor più terribile. Si trattava di
un braccio di ferro che sporgeva dal muro della torre, ad esso era applicata
una carrucola ed un anello murato in terra, collegati da una corda. Il
torturato veniva appeso e lasciato penzoloni sotto gli occhi di tutti, finché
non fosse morto. Nella più antica torre di levante, si trova la cosiddetta
“camera di Dante”, dove, secondo la tradizione, dormì il Sommo Poeta quando fu
ospitato nel castello durante il periodo di esilio. Gli affreschi presenti nel
grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia di Dante con i
Malaspina, ricordata da Giovanni Boccaccio. I piani superiori sono
contraddistinti da altre sale arredate. Dopo la rivoluzione del 1848 a
Fosdinovo si costituì un primo governo provvisorio. Ma l’anno successivo di
nuovo gli austriaci restaurarono il governo estense che durò fino al 1859. Si
formò allora a Fosdinovo il secondo governo provvisorio durato fino alla
proclamazione del Regno d’Italia. Il castello nel frattempo, con la morte di
Carlo Emanuele Malaspina, era passato in proprietà al marchese Giuseppe
Azzolino che aveva cercato di venderlo ad un notaio. Questi l’avrebbe
sicuramente demolito, se non fosse stato per l’intervento della casa ducale di
Modena la quale, sostituendosi all’acquirente, impedì la distruzione di uno dei
più bei castelli della Lunigiana. Fu quindi comprato dall’amministrazione
dell’ospedale di Fosdinovo. Nel 1866 fu finalmente, e definitivamente,
riacquistato dal marchese Carlo, figlio di Torquato, che così restituiva alla
famiglia quello che era stato da essa custodito per quasi un millennio. Alla
sua morte passò in eredità al fratello Alfonso il quale, non avendo avuto
figli, lo lasciò al nipote Alessandro, figlio della sorella Cristina e del
marchese Filippo Torrigiani, senatore del regno. Insieme ai beni Alessandro ne
acquisì anche il nome. Gli successe il figlio Carlo Filippo Torrigiani
Malaspina. A lui si devono tutti quei lavori di restauro che, durati dal 1960
al 1965, riportarono il castello al suo antico splendore dopo i devastanti
bombardamenti della seconda guerra mondiale. Il castello è oggi visitabile ed è
completamente ammobiliato. Proprio al Castello di Fosdinovo, qualche anno fa,
sono state ritrovati i resti di ossa che si sono rivelate appartenere a un
essere umano, probabilmente una donna, e a due animali di specie diversa.
Questa scoperta ha delle strane coincidenze con quella che a Fosdinovo
credevano fosse soltanto una leggenda: la storia di Bianca Maria Aloisia.
Vissuta a metà del XIII secolo, Bianca è una giovane Malaspina che, noncurante
del suo blasone, s’innamorò dello stalliere del castello. L'amore dei due
giovani, fatto di incontri clandestini, si rivelò profondo e sincero. Quando il
padre di Bianca, potente signore di Fosdinovo, le annunciò che era stata
promessa in sposa a un cavaliere dei dintorni, la ragazza si oppose con tutte
le sue forze e dichiarò amore eterno allo stalliere, ma il padre non potendo accettare
un tale disonore la fece rinchiudere a vita monastica nel vicino convento. Al
convento la ragazza continuò ad avere appuntamenti clandestini con lo stalliere
e, secondo una versione della vicenda, in uno di questi rimase incinta.
Un'altra versione dice semplicemente che si rifiutò di prendere i voti. In ogni
caso, venne allontanata dal convento e rispedita al castello. Bianca era diventata
lo scandalo sulla bocca di tutti: nobili e popolani non facevano altro che
parlare di lei. La famiglia Malaspina, ferita nell'orgoglio, decise di mettere
a tacere la questione nel modo più crudele. Il giovane stalliere fu ucciso tra
mille tormenti e a Bianca non andò meglio. Trascinata nelle segrete del
castello, venne torturata con ferri arroventati e macchine diaboliche che le
torsero gli arti. Le viene chiesto di pentirsi e di accettare la clausura, ma
la giovane allo stremo delle forze mantenne ferma la sua volontà e non rinnegò
il suo amore. Accecato dall'odio, il padre la condannò infine alla peggiore
delle pene. Alcune guardie la rimisero in piedi e la costrinsero a camminare
per lunghi corridoi fino a una piccola stanza buia. Lì legarono la ragazza con
una catena che le permetteva di fare solo qualche passo e, mattone su mattone,
la murarono viva. Bianca morì nel buio dei sotterranei, ma non da sola. Con lei
il padre rinchiuse un cinghiale, simbolo della ribellione alle regole della
famiglia, e un cane, simbolo del suo amore fedele. Sul web c'è questo video di
Manuel Tani, in cui si parla del castello di Fosdinovo: https://www.youtube.com/watch?v=Mae0GUfRuPg.
Altri link consigliati, per approfondimenti: http://www.icastelli.it/castle-1238147056-castello_malaspina_di_fosdinovo-it.php,
www.castellodifosdinovo.it
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Malaspina_(Fosdinovo), http://www.latelanera.com/misteriefolclore/misteriefolclore.asp?id=191,
http://www.castellitoscani.com/italian/fosdinovo.htm
Foto: di Walter Bilotta su http://tramedilunigiana.it/it/risorsa/castello/castello-di-fosdinovo
e da http://www.camistella.it/Affittacamere_Stella/Fosdinovo_1.html
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