ALCARA LI FUSI (ME) - Castello
L'insediamento prese probabilmente, dai Saraceni, il nome arabo di
Akaret
(con il significato di "fortezza"). Non sembra improbabile che gli
arabi dopo la difficile conquista di questa zona dei Nebrodi, (una delle ultime
conquistate, dopo quasi un secolo dallo sbarco nell'isola) abbiano previsto una
rete di fortificazioni di controllo del territorio. Comunque il primo vero
riferimento storico dell'esistenza di Alcara è dato da un documento del 1096,
un diploma del Conte Ruggero, redatto in lingua greca che indica Alcara, come
possesso del vescovo di Messina e che così recita: "....diedi anche il
castello di Alcara, presso Demenna, con i suoi possedimenti....". Il
periodo normanno dovette essere quello più importante per l'insediamento e
dovrebbe essere meglio studiato. Da notare che il quartiere più vecchio del
paese, sorto ai piedi del castel Turio (oggi una torre su di uno sperone
roccioso, malamente ricostruita di recente su un rudere preesistente) prende il
nome di Motta che è da riferirsi al modello tipico delle fortificazioni normanne
e francesi che prevedevano una torre detta
donjon (mastio) circondato da
una cinta muraria detta
motte. È quindi probabile che a dare una
struttura urbana ad un insediamento forse, precedentemente, di carattere sparso
fu proprio il periodo normanno. Tuttavia non sembra possibile, al momento,
ricostruire l'andamento delle mura della "Motta" se non per brevi tratti.
Nel 1359 sotto il regno di Federico IV d’Aragona la fortificazione e i
possedimenti furono assegnati a Vinciguerra d’Aragona. Il
Castello di Alcara li Fusi sorge ai
margini di un quartiere di origine medievale, denominato
Motta, in
posizione preminente nel centro urbano, raggiungibile dai vicoli che si
dipartono dalla via D. Cusmano. I collegamenti carrabili sono frutto di sistemazioni
recenti. La
torre superstite è
attualmente isolata su un alto affioramento roccioso, ma verosimilmente faceva
parte di un complesso più esteso, del quale rimane oggi solo la contigua chiesa
della Trinità. Il complesso fortificato è sorto presumibilmente a presidio
dell'abitato e della via di comunicazione per l'entroterra costituita dalla
vallata del Rosmarino. Il castello è attestato fin dal
XII secolo. Nel
1081,
la località, citata come
Acharet, venne concessa alla diocesi di Troina.
Nel
1396, Federico Aragona,
figlio di Vinciguerra, era capitano della terra e del
castrum di Alcara.
Nel
1490, il 6 ottobre un
terremoto danneggiò pesantemente il castello, facendo crollare un'aquila in
pietra che era posta all'entrata. Tra il 1980 ed il 1983 la Soprintendenza ai
BB.CC.AA. di Messina ha eseguito lavori di restauro, consolidamento e parziale
ricostruzione in seguito al terremoto del 1968. I resti più evidenti
dell'antico
Castel Turio (
Taurianum
castrum) sono costituiti da un'unica torre, a pianta quadrangolare, che
svetta su di uno spuntone di roccia e domina l'abitato di Alcara e la valle del
Rosmarino. L'edificio presenta un volume stereometrico e ben definito che però
è frutto dei restauri eseguiti; infatti le immagini precedenti mostrano che la
torre era poco più di un rudere. La torre è stata realizzata con tecniche
costruttive povere e materiali reperibili in loco. La struttura, infatti, è
costituita da blocchi irregolari e ciottoli legati con malta. I prospetti sono
semplici e non mostrano alcuna particolarità. In asse ai lati più lunghi sono
presenti piccole aperture di accesso. Non sono presenti coperture, solai, scale
e pavimenti. Altro link suggerito:
http://www.messinaweb.eu/territorio/i-castelli/item/637-castello-di-alcara-li-fusi.html,
Fonti: scheda del Dr Andrea Orlando su
http://www.icastelli.it/castle-1234881740-castello_di_alcara_li_fusi-it.php,
https://it.wikipedia.org/wiki/Alcara_Li_Fusi
Foto: entrambe di emilianosicilia, su
http://www.panoramio.com/photo/34190448
e su
http://www.panoramio.com/photo/34206060
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