SOMMA VESUVIANA (NA) - Castello d'Alagno
Nell’autentica bellezza del borgo medievale di Somma, spicca
con il suo fascino il Castello
Aragonese. Fu fatto edificare a ridosso delle mura urbane verso il lato
sud, nei pressi della porta superiore detta porta della Montagna. Esso si eleva
a m 220 slm, ha un impianto quadrangolare con torri quattro torri cilindriche
merlate agli angoli e si sviluppa per un’estensione di mq 1.000 circa, con un
perimetro di m 160 circa. Attualmente è raggiungibile attraverso la strada
provinciale Circumvallazione che passa proprio adiacente la struttura. Voluto
da Alfonso I d’Aragona, è
andato a sostituire l’antico "castro" realizzato da Gerone di
Siracusa nel V sec. Tra queste mura il re ha trascorso gli ultimi anni della
sua vita con la sua giovane e affascinante amante donna Lucrezia d’Alagno (che si narra essere raffigurata nel frontone del
portale del Maschio Angioino) alla quale poi donò il castello. Nel 1455,
divenuto feudatario della terra di Somma Ugo d’Alagno, la sorella Lucrezia, favorita
- come detto - del re Alfonso d’Aragona, vi fece edificare un nuovo castello,
essendo quello esistente disagevole e lontano dal centro abitato, che prese il
nome dalla famiglia che lo fece edificare. Lucrezia D’Alagno si rifugiò
nell’Arce, l’antico castello situato in montagna, abbandonando il nuovo
castello e la città murata quando questi vennero assediati da Ferrante. Benché
in un primo momento l’assedio non avesse avuto esito positivo, successivamente
Ferrante riuscì ad occupare la fortezza e a spogliarla di tutte le sue
ricchezze. A seguito di questi scontri, Lucrezia passò definitivamente alle
schiere avverse a Ferrante e fu costretta a consegnare il castello a Jacopo Piccinino.
Nel 1463 fu sancita la capitolazione di Somma tra Ferrante e Roberto
Sanseverino. Il castello fu affidato a Petrillo Pontano. Vista la posizione
strategica il feudo di Somma fu concesso nel 1481 al figlio di Ferrante,
Giovanni, divenuto cardinale, che lo tenne fino al 1485 quando, alla sua morte,
ritornò al Regio Demanio. Alla morte di Ferrante la città ed il castello, nel
1496, passarono a Giovanna III. Anche durante il regno di Federico d’Aragona
prima, e di Ferdinando il Cattolico poi, il feudo rimase in possesso di
Giovanna III, la quale nel 1517 lo cedette alla figlia Giovanna IV, che morì
nel 1518. Il feudo ed il castello passarono al re di Spagna Carlo V, per conto
del quale lo amministrava Guglielmo de Croy, signore di Chievres. Nel 1521
Somma fu acquistata, per 50.000 ducati, da Alfonso Sanseverino, che ben presto
la cedette all’emissario del re di Francia Francesco I. Ma dopo poco tempo, la
cittadina ritornò in possesso dei Sanseverino con Maria Aldonca Beltran, moglie
di Giacomo Sanseverino conte di Saponara, ed insignita del titolo di regia
governatrice. Nel 1531, a seguito della ribellione dei Sanseverino contro il
vicerè Cardinal Colonna, il feudo fu venduto a Ferrante di Cardona, grande
almirante del regno. Nel 1546 il feudo passò da Ferrante al figlio Ludovico, a
cui succedette il fratello Antonio. Nel 1578 il feudo di Somma e tutti i suoi
casali furono venduti a Giovan Geronimo d’Afflitto, conte di Trivento. Alla
fine del XVII secolo il maniero versava in condizioni precarie ed era divenuto
riparo per gli animali che pascolavano nei dintorni. La proprietà era gravata
da un affitto di quindici ducati, ma non rendeva quasi nulla agli affittuari,
poiché non potevano incrementare le colture esistenti. Nel 1691 don Felice
Fernandez de Cordova reputò necessario concedere il castello ed il terreno
circostante in affitto a tempo indeterminato a Luca Antonio, barone de Curtis,
di Napoli. Sulla proprietà gravava un canone di 25 ducati, con l’obbligo da
parte dell’affittuario di riparare l’immobile e di trasformare il suolo in
campo fruttifero. Un altro vincolo per l’affittuario era quello di non dividere
la concessione tra i suoi eredi, ma di lasciarla ad uno solo di essi; nel 1699
venne concesso l’assenso del vicerè, duca di Medina Coeli, accordo che venne
ufficialmente registrato nel 1708. Da un atto notarile del 1746, si apprende
che venne istituita una “servitù di passaggio sotto al castello della Porta
della città, accanto alle mura della medesima” per accedere alla territorio
della congregazione di S. Maria dei Battenti. Il marchese Michele de Curtis si
aggiudicò la locazione a vita di tutto l’immobile, immettendo nella cura del
giardino Nicola Fiorillo. Pochi anni dopo, nel 1758, per ordine dei fratelli
Leone, Gaspare e Federico de Curtis, venne redatto dal regio tavolario
CasimiroVetromile l’apprezzo dello stabile e del giardino, che vennero valutati
complessivamente mille ducati. Al 1793 risale un nuovo apprezzo, fatto eseguire
dalla Banca di Praziano, a cui venne annessa una tavola topografica del luogo
di proprietà di Gaspare de Curtis. Nel 1820 una piccola parte del giardino
venne alienata in favore dei coniugi Margherita Fragliasso e Francesco Esposito
da Camillo de Curtis. In questo stesso periodo venne impiantato nel castello un
allevamento di bachi da seta e vennero eseguiti lavori di ristrutturazione al
piano nobile e al tetto, che assunsero l’attuale configurazione. Nel 1872
Alfonso de Curtis fece redigere uno “Stato di provenienza del castello e
giardino di Somma”, nel quale raccolse i documenti dei vari passaggi di
proprietà relativi al periodo che va dal 1691 al 1869. Anche il nome di Antonio De Curtis, in arte Totò, ha dato lustro all'antica residenza: fu infatti in questo castello che egli trovò le prove documentate della sua nobile origine. Nel 1946 il castello ed
il giardino vennero acquistati da NicolaVernicchi, alla cui morte, nel 1948,
vennero ereditati dai figli che ne mantennero inalterata la proprietà fino al
1999, anno in cui venne acquistata dal Comune per allocarvi dei servizi
culturali. L’amministrazione comunale, dopo diversi anni di abbandono,
recentemente ha fatto eseguire lavori di consolidamento delle strutture. Oggi
l’edificio, che con il restauro del XVIII sec. è stato radicalmente modificato e
trasformato in una specie di villa settecentesca dai caratteri neoclassici. Gli
ambienti (tra cui magazzini e abitazioni della servitù) sono distribuiti
intorno a un cortile interno al quale si accede attraverso la porta principale
posta sul lato ovest, al centro della facciata. Il cortile termina con un muro
di chiusura verso il lato est che lo separa dal resto della tenuta agricola. La
scala, posta sul lato sinistro del cortile, conserva le caratteristiche
architettoniche originarie (con le volte rampanti) accompagna ai piani
superiori, dove si trovano i saloni, le sale residenziali e i terrazzi. Il
secondo piano, un tempo adibito a residenza nobiliare, nel corso dei secoli ha
subìto forti trasformazioni che ne hanno alterato la distribuzione interna e
gli aspetti formali. Dopo un lungo periodo di abbandono, in cui i danni si sono
ulteriormente accentuati, il complesso architettonico, acquistato
dall’amministrazione comunale, ha avuto una destinazione pubblica finalizzata a
collocarvi i servizi culturali. Da cornice alla struttura, un vasto giardino –
frutteto che sottolinea l’eleganza del castello. Ecco un interessante video, di
Tommaso Rea, dedicato al maniero di Somma Vesuviana: https://www.youtube.com/watch?v=LO0LpDZmevk
Fonti: http://www.incampania.com/beniculturali.cfm?Menu_ID=205&Sub_ID=206&Info_ID=4515,
http://archivio.saperincampania.it/il-castello-dalagno-de-curtis-somma-vesuviana,http://xoomer.virgilio.it/sommavesuviana/cast_alagno_ita.htm
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la
seconda è presa da http://www.saabarchitettura.com/wp-content/uploads/2013/01/DSCN0273.jpg
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