MONTEMARANO (AV) - Palazzo Castello
La storia di Montemarano risale a molto prima dell’anno
mille, alle sanguinose guerre tra Sanniti e Romani, e la città vanta,
addirittura, di aver avuto sul proprio colle, dove oggi è la pregevole
Cattedrale, un tempio dedicato a Giove. Orgoglio dei Montemaranesi è la
tradizione, tramandatasi fino ad oggi, che a fondare la città sia stato un
certo Mario Egnazio, ribelle e valoroso condottiero irpino, che si fermò su
questi monti, dove riuscì perfino a sconfiggere le schiere romane. Sull’esempio
di questo leggendario fondatore si spiega poi perchè la città in tempi remoti
fu una fortezza inaccessibile, un osso duro per tutte le orde barbariche che
cercarono di assediarla. Gli stessi Bizantini e Longobardi, sempre secondo la
tradizione locale, dovettero arrestare le loro ambizioni di conquista di fronte
all’ardua resistenza dei rustici abitanti, armati soltanto di roncole e scuri.
Tuttavia il periodo più fiorente Montemarano lo visse intorno al Mille sotto
l’episcopato di Giovanni, cittadino, vescovo e poi Santo protettore che, sullo
sfondo di età tenebrose, seppe difendere il paese dagli avventurieri e dalle
prime invasioni normanne. Giovanni con la forza della fede e della ragione
fermò le spade, facendo di Montemarano un’oasi di pace e di benessere. Il
nobile passato della città di Montemarano trova un’altra splendida espressione
nel miracolo di S. Francesco. Difatti “la leggenda maggiore di S. Bonaventura
di Bagnoreggio e il “ Trattato dei miracoli” di Tommaso Celano parlano di un
evento miracoloso che ebbe luogo in questa città, dove una donna di nobile
casato, che era già morta, ritornò in vita solo per il tempo di confessarsi e
acquistare la pace dell'anima. La scena fu raffigurata da Giotto nell’affresco
conosciuto come “Miracolo della morta di Montemarano”, nella Basilica Superiore
di S. Francesco in Assisi. La sorte della città fu legata a quella dei vari
feudatari succedutisi fino agli inizi del 1800. La città appartenne
originariamente ai Saraceni, poi ai Della Marra e ai Caracciolo. Quindi,
seguirono i Lagonessa e gli Strambone. Nel 1571 il feudo fu acquistato da
Domenico Cattaneo, principe di S. Nicandro, e nel 1760 ne diventava padrone la
famiglia genovese dei Beria, per la precisione, il marchese Giacomo Beria, che
fu il librettista di Gioacchino Rossini. Poichè il musicista soggiornò a Napoli
nel 1810, non è da escludere che egli si sia potuto ispirare in qualche sua
opera ai suggestivi squarci paesaggistici del nostro territorio cittadino. Il
Castello feudale nel 1835 fu acquistato da una nobildonna Inglese, Luisa Dylan
Strakan. Il centro assurse a dignità di città al sorgere della diocesi. Essa
comprendeva 18 casali, che portavano il nome di Santi. Dal punto di vista
sociale, il periodo tra il 1400 e il 1500 fu il più importante, poichè nacque
l’Università di Montemarano, che non era altro che il comune. L’Università si
caratterizzò per il fiorire delle leggi che disciplinavano l’igiene, la
macellazione, il seppellimento dei morti ed altri servizi essenziali. La
decadenza investì la città di Montemarano tra il 1600 e il 1700 per le
pestilenze che si susseguirono in tale periodo. Nel 1818 la diocesi fu
soppressa e aggregata a quella di Nusco e nel 1820-21 anche Montemarano diede
il suo contributo ai famosi moti rivoluzionari. Infatti, i cittadini si unirono
ai fratelli delle vendite di Monteforte al grido di “ Costituzione o morte” e a
Napoli combatterono i Borboni. Dal punto più alto di Montemarano, a circa 820
metri s.l.m., il Castello ha visto avvicendarsi secoli di storie e signorie
feudali e ancora oggi domina il paese con la sua imponenza, anche se la sua
struttura originaria è cambiata molto nel corso dei secoli e al momento risulta
inagibile. Ancora si riconosce l'impianto medioevale sotto la veste
tardo-rinascimentale con cui è stato trasfigurato nelle epoche successive alla
sua nascita ma nulla più rimane delle torri che un tempo circondavano il
maniero e della cinta muraria, visibile solo per un breve tratto in Via
Sottocastello. L'accesso principale al castello doveva essere nell'antica via
Vegliante, l'attuale via Roma, per mezzo di una maestosa scala, come raccontano
le fonti storiche, mentre sul lato sud del castello c'era un vasto giardino.
Ancora visibili le tracce dei signori che hanno abitato il castello, come lo
stemma dei Della Lagonessa (o Leonessa) impresso su uno dei portali,
raffigurante il leone rampante simbolo della famiglia in questione. Come tipico
di molti castelli, nel cortile interno dovevano essere allocate numerose stanze
di servizio, tra cui una farmacia. La storia del castello è legata, oltre ai
suoi numerosi padroni, anche alla figura di Giovan Battista Basile, che vi
dimorò in qualità di governatore di Montemarano tra il 1615 ed il 1616, periodo
in cui terminò la prima stesura della sua più grande e conosciuta opera,
"Lo Cunto de li Cunti". L'edificio, che si presenta oggi come un
palazzo residenziale con linee architettoniche in stile rinascimentale, è in
parte di proprietà privata. Solo il livello terraneo ha mantenuto la
conformazione originaria. Notevole è il portale, tramite il quale si accede al
cortile interno ed al giardino di corte. Le vaste stanze dei piani superiori si
raggiungono percorrendo una vasta scala in pietra locale. Per approfondimenti è
altamente consigliata la visita del sito ufficiale del monumento: http://www.palazzocastellomontemarano.eu/index.html,
dove trovare altre notizie storiche e architettoniche.
Fonti: http://www.comune.montemarano.av.it/page.aspx?id=storia,
http://www.museodeicastelli.it/castelli/52-montemarano-castello-medievale.html,
http://www.castellidirpinia.com/montemarano_it.html, http://www.irpinia.info/sito/towns/montemarano/castello.htm
Foto: la prima è presa da http://www.museodeicastelli.it/images/museo/castelli/Castello_di_Montemarano.jpg,
la seconda è di Beniamino Palmieri su https://twitter.com/benpalmieri/status/655735675396968448
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