SERRACAPRIOLA (FG) – Castello D’Avalos-Maresca
Il primo documento storico in cui si hanno notizie del castello risale al 1045 ed è un atto di donazione con cui Tesselgardo, conte di Larino, cedeva al monastero di Tremiti la città di Gaudia o Civita a Mare. La donazione fu fatta proprio "intus in Castello de Serra". Il castello appartenne per lungo tempo ai Benedettini dell’abbazia di Tremiti. Divenne in seguito feudo di diverse potenti famiglie: gli Sforza, i Guevara, i Gonzaga, i D’Avalos e i Maresca, i cui discendenti sono gli attuali proprietari. Prima di pervenire a quest'ultima famiglia, però, Serracapriola venne attaccata e distrutta dai Turchi nel 1566. Il castello era munito di un ampio e profondo fossato (oggi esistente solo sul lato occidentale) e di un ponte levatoio di legno. Ai quattro angoli presenta torrioni cilindrici decorati con archetti e beccatelli di origine lombarda, che furono edificati nel corso del secolo XVII. Retaggio della oscura epoca baronale, il castello ha origini molto più antiche, essendosi man mano sviluppato attorno al corpo della torre ottagonale con pianta a stella, sorta come postazione di vedetta militare (Federico II ne fece uno degli elementi del suo sistema difensivo nell'asse Termoli-Serracapriola-Lucera) e databile intorno al 1019. Alla sommità della torre si accede per una scala a chiocciola di magnifica fattura, con gradini in immarcescibile legno, che resiste da secoli all'acqua e alle intemperie e così stretta da potervi salire una persona per volta. La torre venne poi inglobata in un edificio risalente alla prima metà del secolo XVI, al quale, nel secolo XVIII, se ne aggiunsero altri destinati al corpo di guardia e alla servitù. Il piano inferiore, tuttora abitato e in buone condizioni di mantenimento, è ricco di ampi saloni (notevole è la cosiddetta "Sala del Trono") e camminamenti che scorrono lungo il perimetro del castello e che danno all'esterno su panorami che si estendono a perdita d'occhio e all'interno su un bel cortile in pietra, pulito e luminoso. Sul corridoio meridionale, in corrispondenza di una finestra murata ben visibile dall'esterno, si apre una cappella con un piccolo altare, la cui creazione è legata ad un triste fatto di cronaca accaduto intorno al 1716, quando padrone del castello e del feudo di Serrracapriola era un signorotto di nome Giovanbattista, figlio naturale di Cesare Michelangelo D'Avalos-D'Aragona. All'interno del cortile, cui si può accedere per due porte poste una a nord e l'altra a sud, si trova un'ampia e profonda apertura che la fantasia popolare ha definito "il Trabocchetto" e che a tutt'oggi non ha trovato la sua ragion d'essere, non essendo mai stato esplorato per via della scarsa circolazione dell'aria, molto rarefatta e malsana. Anche il castello, come tutti gli edifici del paese, subì la furia del disastroso terremoto del 1627 e fu perciò ricostruito in più parti.
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