DIVIGNANO (NO) – Castello
A testimonianza visibile di un passato largamente
condizionato dalla presenza della proprietà signorile in Divignano è rimasto il
castello: simbolo e documento nello stesso tempo di questi ultimi cinquecento
anni di storia. L’edificio è posto nel centro del paese, su un'altura che
domina la valle sottostante e parte dell'abitato. Il primo documento che
riferisce dell’esistenza di Divignano risale alla fine del XII secolo e
descrive già la presenza nel luogo di un’area fortificata, di cui però si hanno
scarse notizie. Dopo aver fatto parte nell’alto Medioevo del comitato di Pombia
ed essere rimasta sotto la giurisdizione del comune di Novara per buona parte
del Trecento, Divignano entrò nel 1413 nella sfera d’influenza del ducato di
Milano, quando Filippo Maria Visconti l’assegnò in feudo ai fratelli Ermes e
Lancillotto Visconti, già signori di Castelletto e Sesto Calende. Trent’anni
dopo, il duca stesso revocò ai Visconti il controllo del feudo di Divignano per
donarlo al suo tesoriere Vitaliano Borromeo. Fu per iniziativa degli eredi di
quest’ultimo, il figlio Filippo e i nipoti Giovanni e Vitaliano, che nel corso
della seconda metà del Quattrocento a Divignano fu innalzato il castello di cui
resta ancora oggi testimonianza. Dopo un periodo di contrasti e divisioni
all’interno della famiglia Borromeo, alla fine del secolo la proprietà del
castello fu riunita ai possedimenti legati al titolo feudale su Divignano da
Ludovico Visconti Borromeo, esponente di un ramo della famiglia che si era
legato per via parentale ai Visconti antichi signori del luogo. Due secoli più
tardi, agli inizi del Settecento, negli anni in cui era signore di Divignano
Giulio Visconti Borromeo, il castello fu sottoposto a un vasto intervento di
ristrutturazione che ne modificò la struttura e l’aspetto generale accentuando
la funzione residenziale del complesso. La fortezza quadrata di Divignano, a
ben osservarla lungo il lato nord, quello che si è conservato nelle sue
originarie strutture del Quattrocento, determina un'impressione di solidità ed
eleganza. Le due torri angolari, vaste e fortemente scarpate, sono rese più
gentili dalle finestre ad arco acuto, incorniciate dal rosso cotto delle
formelle decorate: i profili sporgenti di cinque grandi camini scandiscono
l'alternanza delle sale, che ricevono la luce da altrettante finestre gotiche
lungo tutto il braccio settentrionale. La sommità delle torri è decorata,
proprio sotto il cammino di ronda, dal consueto motivo a dente di sega. Il
complesso oggi visibile risulta come l'insieme di due diverse fasi costruttive,
una verso nord di impianto originario e l'altra di ripristino, voluta – come detto
- da Giulio Visconti Borromeo Arese. Il secondo intervento, settecentesco, che
ha comportato l'abbattimento di tre lati della fortezza, non si è inserito nei
livelli di altezza della prima fase, ma è risultato sopraelevato di almeno 2,5
m rispetto ai piani della struttura originaria. Quando, agli inizi del
Settecento, si distrussero i tre corpi perimetrali i detriti non furono
asportati e il loro accumulo determinò l'innalzamento del livello di calpestio.
Fu invece mantenuta, pur trasformandola, la torre angolare di sud-ovest ove
appaiono ancora i segni di quattro bifore, anche se tamponate per motivi di
stabilità. Il castello fu completamente innalzato e finito nel suo impianto
quadrangolare già nel periodo gotico ed ebbe non solo funzioni residenziali, ma
anche utilizzo militare. L'unica ala rimasta dell'antico edificio insieme con
la torre di sud-ovest, è quella residenziale a nord che disponeva di due ordini
di gallerie a volta; sopra le gallerie, il piano di rappresentanza consisteva
in due ampi saloni di torre e forse di tre sale intermedie, tutti locali
caminati. L’ala orientale, che dà sull’attuale piazza Matteotti, è
caratterizzata da una singolare disposizione diagonale rispetto all’asse del
lato quattrocentesco, al quale si congiunge direttamente nel corpo di fabbrica
lasciando libera la torre di nord-est su tre lati. A sud, un edificio
ribassato, probabilmente destinato a ospitare scuderie e ambienti di servizio,
termina a occidente nella torre che costituisce un’ulteriore rimanenza
dell’impianto originario del castello. Purtroppo i bei camini settecenteschi
furono asportati e sostituiti con rifacimenti approssimativi, mentre si sono
conservati i soffitti a cassettoni delle sale e la bella volta unghiata della
sala della torre di piazza. All'interno, di pregio sono i soffitti a
cassettoni, alcuni dei quali dipinti con motivi geometrici e floreali. Da
segnalare, inoltre, le volte ad unghie achiacute che decorano alcune sale. Nel
1814 la residenza fu venduta da Giovanni Borromeo alla famiglia Ravizza, che ne
mantenne la proprietà fino agli inizi del Novecento. Da allora, nel corso
dell’ultimo secolo si sono succeduti diversi proprietari e il castello è ancora
oggi residenza privata. Altro link per approfondire: http://www.100castellinovara.it/castle?filter=ZGl2aWduYW5v
Fonti: testo di Annalisa Pilati su http://www.comune.divignano.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=24938,
http://www.castellidelducato.eu/struttura.php?id=66
Foto: di Alessandro Vecchi su https://it.wikipedia.org/wiki/Divignano#/media/File:Divignano_castello.jpg
e di Davide Tansini su http://www.tansini.it/it/immagini/divignano-novara-piemonte-castello-borromeo-torre-nord-ovest-davide-tansini-01.jpg
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