SESTO AL REGHENA (PN) – Abbazia fortificata di Santa Maria
in Sylvis
Le prime tracce di Sesto al Règhena, come
confermano i ritrovamenti di molti reperti archeologici nell'area, vanno
ricondotte all'epoca preromana. Lo stesso nome, “Sesto”, rimanda ad una statio,
cioè ad una postazione militare posizionata al sesto miglio sulla strada che
univa Concordia Sagittaria con il Norico. È storicamente accertato che
Ecelo II, il Monaco, della famiglia degli Ezzelini, contese nel 1182 delle
proprietà ai frati del monastero di Sesto al Reghena. Il 24 aprile 1198 il papa
Innocenzo III incaricò Pellegrino, Patriarca di Aquileia, di mediare e
risolvere la lite tra i due contendenti dopo aver assolto Ecelo dalla scomunica
emessa dal Patriarca di Grado. Sesto al Reghena fu una delle località
interessate dalle numerose proprietà che videro protagonisti i vari componenti
della famiglia degli Ezzelini. Proprietà che furono certosinamente accertate,
censite e documentate dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta nel 1260. Nel
1418 le truppe veneziane invasero il Friuli e in tre secoli e mezzo circa il
dominio veneto terminò col trattato di Campoformio (1797), col passaggio
napoleonico di Venezia all'Austria. Nel XIX secolo il territorio di
Sesto al Règhena si intreccia con le vicende del Regno Lombardo-Veneto, fino
all'annessione definitiva al Regno d'Italia. Fondata nel 730-735, l’abbazia
di Santa Maria in Sylvis (così chiamata per il fatto di trovarsi fin
dall'inizio nel mezzo di una vasta selva) appartenne dal 762 ai Benedettini. Priva
di un sistema di difesa, nell'899 gli ungari la rovinarono, ma nel 960 iniziò
la sua ricostruzione durata sei anni, ad opera dell'abate Adalberto II. La
struttura abbaziale accrebbe così la propria potenza sia sul piano religioso
che su su quello civile, tanto da assumere l'aspetto di castello con tanto di
sistema difensivo, composto da fossati e torri. Nel 967, con un diploma di
Ottone I, l'abbazia-castello venne donata al Patriarcato di Aquileia. Nel
1420 Sesto al Règhena passò al dominio dei Veneziani, i quali la affidarono già
dal 1441 ad alcuni prelati secolari che non vi abitavano. Infine, abolita la
Commenda, beni e proprietà abbaziali vennero venduti all'incanto. La
storia più recente riferisce che nel 1818, dopo alterne vicende, la giurisdizione
ecclesiastica di Sesto passò alla diocesi di Concordia, fino a che nel 1921 il
Vaticano le riconobbe nuovamente il titolo di abbazia. Nel 1431 vi erano
ben sette torri di difesa, come rappresentato nel sigillo di Tommaso de'
Savioli, ultimo abate residenziale. Ora ne rimane una sola, che funge anche da
ingresso al complesso; in origine era dotata di un ponte levatoio. La torre fu
restaurata dagli abati commendatari Giovanni Michiel e Domenico Grimani, che la
trasformarono come oggi la vediamo; nel Settecento venne realizzato il ponte in
pietra in sostituzione di quello levatoio. Di fronte ad essa appare la torre
vedetta, scandita da lesene risalenti alla metà dell'XI secolo, e oggi
trasformata in campanile. A sinistra trova spazio l'antica cancelleria
abbaziale e a destra la residenza degli abati, costruzione di ispirazione
rinascimentale sulla cui facciata sono conservati gli stemmi affrescati dei
cinque abati commendatari. Alla sinistra di questa residenza vi è l'entrata
all'abbazia. La facciata è dominata da un affresco rappresentante un leone
di San Marco, risalente alla fine del Quattrocento; appena sotto è posto un
bassorilievo con lo stemma del cardinale Grimani con la data del 1521; a
sinistra vi è l'affresco dove è ripetuto lo stemma Grimani, mentre a destra si
trova l'affresco di uno stemma con croce, di cui si ignora il proprietario. Più
sotto si può vedere dipinta un'allegoria del buon governo veneziano e della
famiglia Grimani, che controllava con i suoi membri sia l'abbazia di Sesto che
il Patriarcato di Aquileia. Anche se mancano le prove documentarie, l'autore di
queste opere è ritenuto Giovanni Battista Grassi, uno dei maggiori
rappresentanti del manierismo maturo in Friuli. La chiesa abbaziale prese forma
fra il XII e il XIII secolo, per essere sostanzialmente risistemata nel XV
secolo; nel XX ha subito una serie di restauri (1905-1914, 1932 e 1981). Il
vestibolo è completamente affrescato con il ciclo dell'Inferno, ciclo
del Paradiso e ciclo di San Michele, opere risalenti al 1450 circa e
che vengono attribuite alla bottega di Antonio da Firenze. Dal vestibolo si
passa nell'atrio, con tre navate di età romanica, caratterizzato da un
massiccio soffitto del Quattrocento ed affreschi del Duecento. Altri link
consigliati: http://www.abbaziasestoalreghena.it/
(quello ufficiale dell’abbazia), http://www.consorziocastelli.it/icastelli/pordenone/sesto_al_reghena,
http://www.comune.sesto-al-reghena.pn.it/c093043/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/19
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sesto_al_Reghena, https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_Santa_Maria_in_Sylvis (da leggere per approfondire), scheda di Stefano Favero su http://www.mondimedievali.net/castelli/Friuli/pordenone/sesto.htm
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da http://www.viedellabbazia-sesto.it/vdas/wp-content/gallery/torre/galleria_torre_05.jpg
Nessun commento:
Posta un commento