sabato 19 marzo 2016

Il castello di sabato 19 marzo






CARDITO (NA) – Castello

A scrivere di Cardito fu, per primo, alla fine del 700, il Giustiniani, che nel suo "Dizionario Geografico Ragionato" alla voce su "Cardito", notava che era allora situato sulla regia strada che porta a Caserta; e scriveva che aveva aria salubre, territorio di figura quasi quadrata, pozzi sorgenti di buon'acqua e produceva "buone biade, grano, legumi e vini asprini". Lo stesso scriveva che Cardito confinava a mezzoggiorno con Afragola, a oriente con Caivano, e con la stessa Afragola, a occidente con Fratta e a settentrione con Crispano. A quell'epoca contava 2800 abitanti che, probabilmente, durante la peste del 1656 mancarono quasi tutti. Il Giustiniani parlava anche di Carditello, la frazione di Cardito ad un buon mille metri dal centro che prese a sorgere lungo la strada che da Cardito raggiungeva, per via interna, l'arco di Arcopinto, accosto ad una chiesina dedicata a S. Eufemia. Nel 1797, il piccolo villaggio contava attorno ai 300 abitanti. Dal 1529 al 1781, Cardito è stato posseduto, col titolo di Principi, dalla famiglia di Sigismondo Loffredo, capostipide del casato, che l'11.06.1529 acquistò Cardito, insieme a Mugnano ed al Castello di Monteforte. Il Principe Ludovico Venceslao Loffredo nel 1840 volle fondare un orfanotrofio che portava il suo nome. Il ricordo del Loffredo è ancora legato al palazzo principesco, che si erge, austero e solitario, al centro del paese. Successivamante, il castello venne venduto al Commendatore Biagio Spadaccio; lo ereditò la figlia, Chiara Spadaccio, che era andata sposa al Marchese Luigi Mastrillo della Schiava. Di fronte al castello ecco profilarsi la parrocchia di S. Biagio. Nel 1580 il feudatario Loffredo volle fondare una nuova chiesa di fronte al castello, in onore di S. Biagio il cui culto, era fiorente all'epoca delloro insediamento. Il Castello, oggi trasformato ed adattato ad abitazione civile, in passato aveva le fattezze di una rocca, cinto da un profondo un fossato, adorno di torri merlate, al cui interno c'era un magnifico parco delimitato da un bosco ricco di piante esotiche. L'edificio ha ospitato una ricca pinacoteca con tele di Andrea Vaccaro, Luca Giordano, Tintoretto e Salvator Rosa. Nel corso dei secoli, è stato molte volte modificato e restaurato: di rilievo sono stati i lavori eseguiti nel 1761 da Nicola Maria Loffredo, ricordati su un’epigrafe marmorea. Sono stati i suoi diversi proprietari, da Francesco Sanfelice, duca di Bagnoli, a Biagio Spadaccio e a Luigi Mastrilli della Schiava, a convertirlo in abitazione civile.
Oggi il palazzo è interessato da ingenti interventi di restauro e di adeguamento alla nuova funzione di sede degli uffici comunali.


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