RACALMUTO (AG) – Castello Chiaramonte
Racalmuto, paese agricolo posto a venticinque
chilometri da Agrigento, si sviluppò come borgo attorno al Castello dei
Chiaramonte nel periodo della conquista normanna. La costruzione della fortezza
risale al tempo dei normanni ed esattamente nel periodo della baronia di
Roberto Malcovenant, un francese al seguito di Re Ruggero d'Altavilla.
Successivamente Federico d’Aragona (1272-1337) trasferì la proprietà del
castello e del feudo circostante a Federico II Chiaramonte. Non si conoscono le
modalità di acquisizione da parte loro del feudo e del casale. Si ipotizza il
passaggio del possedimento ai Chiaramonte per linea ereditaria, attraverso il
matrimonio di Manfredi I Chiaramonte con Isabella Mosca, figlia di Federico. Il
feudo dalla fine del XIII secolo venne intestato al fratello Federico II
Chiaramonte, padre di quella Costanza che nel 1307, sposando Antonio del
Carretto, ne determinò successivamente il possesso, durato fino agli inizi del
XVIII, da parte della famiglia di origine ligure. I nuovi signori di Racalmuto
rifondarono, all'inizio del Trecento, la modesta dimora, rendendola imponente. Da
un interessante documento, trascritto in un registro dell’ Archivio di Stato di
Pisa, riferibile all’epoca della riconquista del Regno da parte di Martino I e
Maria a partire dal 1392, il castello viene classificato come “Castrum cum
habitacione”. E’ questo un tipo edilizio fondamentalmente nuovo per quanto
riguarda lo sviluppo dell’architettura siciliana in cui si coniugano esigenze
di tipo difensivo con quelle residenziali, ed in cui si manifesta la volontà di
rappresentare, attraverso l’architettura, il prestigio delle famiglie baronali.
Anche i Chiaramonte prima e i Del Carretto poi non rimasero estranei al
contesto culturale isolano post-svevo. Fu nel “300 che si determinò la “
facies” dell’edificio, mantenuta nel tempo nonostante le successive
manomissioni. Nel 1454, a Racalmuto, scoppiò una rivolta antifeudale e un documento
del 1512 testimonia la presenza di un carcere all’interno del Castello. Alla
metà del ‘500 risale la grande ristrutturazione dell’edificio, documentata dal
testamento del 1560 di Giovanni III Del Carretto, che ha interessato l’ala
nord, l’ala ovest, la costruzione ex novo del corpo di fabbrica, avanzato
rispetto al filo delle precedenti murature, sul lato piazza, la realizzazione
del balcone tra le due torri. Da quel momento in poi la struttura ha subito un
continuo decadimento e agli inizi del secolo XX l’edificio risultava
abbandonato e interessato da crolli nell’angolo nordovest. Nel 1925 il castello
venne acquistato da Padre Cipolla per adibirlo a convento e ad asilo per
l’infanzia: in seguito al fallimento della Cassa Rurale, di cui era presidente,
venne messo in vendita ed acquistato, per la parte a sud e a ovest, da privati
che ne fecero la propria abitazione e per la parte a est e a nord dal Comune. Gli
interventi di ristrutturazione operati a partire dagli anni “20 e ripresi negli
anni “60, entrambi finalizzati all’adattamento della struttura allo svolgimento
di attività sociali e didattiche sono stati quelli che hanno alterato i
caratteri tipologici e formali della costruzione. Tra il dicembre del 1997 e il
gennaio del 2000 sono stati eseguiti lavori di restauro del Castello
Chiarmontano che hanno riguardato la porzione di proprietà pubblica, e in
particolare i tre livelli che costituiscono l’ala nord e la porzione superiore
dell’ala ovest. Il maniero si erge a oriente del centro abitato e si sviluppa
su una struttura poligonale dalla massa compatta. Il prospetto della fortezza,
posto sul cosiddetto piano castello, una terrazza di solida roccia, ha mura
dallo spessore di circa due metri chiuse da due alte e colossali torri e
corredate di due file di dodici finestre. Il lato meridionale ospita al piano
terra porte a arcate, una linea di balconi al piano nobile e una serie di
finestre sparse senza un ordine preciso sulla facciata. Il castello si articola
su tre elevazioni fuori terra e
ripete in tutte le elevazioni il medesimo schema distributivo, consistente
nella successione di vani intercomunicanti che delimitano una corte interna. I
vari piani sono serviti da una scala, a cui si accede da un’apertura ad arco
ogivale rifatta in corrispondenza di un preesistente arcone, oggi, inglobato
nel paramento murario sulla corte. Attraverso la stessa scala si accede all’ala
nord della struttura: si tratta di un corpo a tre livelli, a sviluppo longitudinale,
caratterizzato per ogni piano dalla disposizione in sequenza continua degli
ambienti. Al primo piano si trova la sala convegni, che si affaccia sul fronte
est con un interessante balcone cinquecentesco su mensole lapidee e con
decorazioni a bassorilievo. Il salone è oggi affiancato da un vano a cielo
libero, che si apre sul lato piazza, residuo di un diroccamento avvenuto negli
anni “70. Il complesso si chiude nei lati sud e sud-ovest, con un grande blocco
quadrangolare, che risale ad un intervento di ristrutturazione eseguito nella
metà del “500. La configurazione fondamentale della struttura è databile tra la
fine del XIII e gli inizi del XIV secolo in coincidenza con l’affermarsi dei
Chiaramonte. In particolare i resti delle due bifore del prospetto sulla corte,
affiorate dopo il restauro, sono una reminiscenza del periodo svevo il cui
richiamo è frequente nelle strutture chiaramontane. Nel prospetto della corte
interna, recentemente restaurato, che mantiene l’originaria muratura, si
aprono, a piano terra, tre vani d’accesso. Il portale più grande presenta una
cornice realizzata con conci squadrati; l’altro ingresso ad arco acuto presenta
una decorazione bicroma, ai cui lati sono disposte due nicchie con lo stesso
motivo decorativo. Ad un’età chiaramontana più matura si può invece datare
l’edicola della corte per l’utilizzo del repertorio decorativo tipico
dell’architettura chiaramontana: capitelli a foglia uncinata, l’arco ogivale a
doppia ghiera. A caratterizzare il Castello sono le due torri angolari, a
pianta circolare, che richiamano il periodo svevo, il cui carattere militare è
espresso dalle strette feritoie. Nella torre a sud, al suo interno, è
parzialmente allocata una scaletta, di collegamento tra i corpi del castello.
Inoltre ha una copertura a cupola in mattoni in cotto. La torre di sinistra si
conserva nella sua forma originale mentre quella di destra è stata rifatta a
belvedere. Il castello, per la pianta trapezoidale, per le tipiche finestre,
per i torrioni a base circolare, per la disposizione del portale e degli
ingressi secondari, è sicuramente una costruzione caratteristica
dell'architettura militare del periodo svevo. II maniero è circondato sul lato
sud-ovest da minute costruzioni e da un muro di cinta che racchiude un
appezzamento di terreno. All'inizio del Novecento il castello è stato
dichiarato monumento nazionale. Una curiosità: il conte Girolamo II del
Carretto venne ucciso dal suo servo nel 1622, per mandato di un monaco del
Convento degli Agostiniani riformati, certo Evodio da Polizzi. Secondo la
tradizione era al balcone mentre guardava la fontana. Per saperne di più
consiglio la lettura della scheda di Vita Russo al seguente link: http://www.mondimedievali.net/Castelli/Sicilia/agrigento/racalmuto.htm
Fonti: http://www.esplorasicilia.com/cosa-vedere-in-sicilia/itinerario-dei-castelli-siciliani/castello-di-racalmuto-agrigento.php,
https://it.wikipedia.org/wiki/Racalmuto#Architetture_militari,
scheda del Dott. Andrea Orlando su http://www.icastelli.it/castle-1234809433-castello_di_racalmuto-it.php,
http://www.comune.racalmuto.ag.it/castello-notizie-storiche/
Foto: la prima è presa da http://www.michelecimino.it/wp-content/gallery/la-mia-terra/racalmuto-il-castello_1.jpg,
la seconda da http://agrigento.intourcity.it/panelimg/1/82k92g3cbnsa71qvs1o8lqm8u1_20141122125117.jpg
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