CASTELSARDO (SS) - Castello Doria
Con la caduta dell'Impero Romano e la presa di potere da parte dei vari Giudici, con l'andare degli anni molte terre vennero donate dai giudici turritani a vari ordini monastici. A pochi chilometri venne fondato l'importantissimo monastero benedettino di Tergu, ora in fase di studio archeologico, mentre sul colle di Frigiano vi era già un monastero probabilmente di eremiti antoniani, intorno a cui si aggregò la popolazione locale, per lo più dispersa in focolai rurali. Tale centro di aggregazione perse di importanza, per divenire poi un lazzaretto, quando nel 1102 venne fondato il castello della famiglia genovese dei Doria, battezzato Castelgenovese, da non confondere con Castel Doria. Questa è considerata la data ufficiale di fondazione del castello, ma studi successivi indicano come data ben più probabile il 1270, periodo principe dell'incastellamento feudale nel Nord-Sardegna. Gli abitanti della zona, si trasferirono progressivamente all'interno della rocca, dotata di un approdo indipendente e di numerose vasche per la raccolta dell'acqua; importante fu anche l'afflusso di famiglie còrse e liguri. Quella fu la nascita del paese così come ancora oggi possiamo vederlo, nonostante l'urbanizzazione avvenuta dal 1950 ad oggi. Esso fu, con qualche breve parentesi, la sede dei Doria in Sardegna durante le varie lotte per il possesso dell'isola che portarono allo sfinimento di tutte le forze in campo. A cominciare dai Doria, passando per i Giudici di Arborea del casato dei Cappai de Baux, tanto che la moglie di Brancaleone Doria, Eleonora d'Arborea, vi abitò per anni, fino agli aragonesi, che uscirono vincitori dagli ultimi conflitti, ma dopo aver pagato un alto prezzo in termini di vite, denari e tempo. Castelsardo fu l'ultima città dell'isola a venir inglobata dal Regno di Sardegna aragonese, nel 1448, lo stesso anno in cui venne nominata Città Regia. Dai confini del Regno sardo restò fuori solo l'arcipelago della Maddalena, che venne annesso da Carlo Emanuele III di Savoia nel 1767-69. La rocca, così come era stata concepita, risultò imprendibile fino all'avvento delle armi moderne. Dal 1520 (la data non è certa) il paese venne rinominato Castillo Aragonés (Castel Aragonese); nel frattempo divenne sede vescovile, sostituendo così l'ormai scomparsa Ampurias, di cui però conservò la denominazione; nel 1586 ebbe inizio la costruzione della cattedrale. Nel romanzo di Giulio Angioni intitolato "Le fiamme di Toledo", del 2006, l'autore mette in scena, sugli spalti del castello, una lunga disputa teologica, verosimilmente svoltasi, verso il 1550, tra Gaspar Centelles, allora governatore del castello, e il giovane magistrato cagliaritano Sigismondo Arquer: ambedue finirono sul rogo per eresia in Spagna ai tempi di Filippo II. Nel 1767 Castelsardo, sotto la dinastia sabauda, assunse l'attuale denominazione durante il regno di Carlo Emanuele III, ma a differenza di altre città regie, come Alghero, Bosa, Cagliari, Oristano e Sassari, conservò nel proprio stemma le barre d'Aragona del passato regime, invece di sostituirle con la croce dei Savoia. La città cominciò a perdere di importanza verso la prima metà dell'Ottocento, schiacciata da proprietari terrieri troppo autoritari e da un impoverimento della vita culturale e sociale, unica alternativa alle poche terre coltivabili, dovuta al progressivo allontanarsi dei seminaristi, dei frati, del vescovo. La peste di fine secolo, arrivata con notevole ritardo rispetto al resto dell'isola, completò l'opera condannando il paese al periodo più povero della propria storia, superato grazie ai molti figli emigrati e poi rientrati, ai finanziamenti delle varie amministrazioni, all'industria del turismo, sempre attenta ai luoghi ricchi di mare, fascino e storia. Il protrarsi dell'uso come città fortificata ha fatto sì che negli anni si siano modificate anche le strutture difensive, da semplici torrioni a sistemi di difesa bastionata più complessi. Le mura che rinserrano il centro abitato si presentano come una serie di bastioni e torrioni, di cui alcuni a picco sul mare, raccordati da una poderosa cinta muraria. La tecnica muraria non è accurata: viene infatti utilizzato pietrame misto sommariamente lavorato, con l'utilizzo di cantoni squadrati per dare solidità agli spigoli. È difficile oggi leggere le strutture di epoca medioevale. Gli accessi al centro abitato avvenivano attraverso una porta "a mare", ad E, e una porta "di terra" a S. All'interno della cinta fortificata, di forma irregolare, a N/E si trovava la cattedrale, vicina alla porta "a mare", mentre a S/O si trovava il castello. Questo, costituito da una serie di ambienti addossati, comprendeva un vano centrale, residenza della famiglia Doria, dispense per i viveri, una cisterna, un avamposto di guardia per le truppe. In alcuni tratti è ancora percorribile il camminamento di guardia e sono visibili i punti fortificati: a est troviamo i bastioni Bellavista, a nord il Bastione Manganella e a sud est la Loggetta e lo Sperone, aggiunti nel 1512 dagli Aragonesi. Nella cala di Lu Grannaddu esisteva l’accesso dal mare consentendo l’afflusso dei rifornimenti da Genova anche durante i periodi di assedio della città. Le abitazioni attorno al castello nacquero disposte a scacchiera e le vie, chiamate “carruggi” negli statuti di Castel Genovese, furono pavimentate in pietra locale. Dopo la caduta della famiglia Doria infatti, la corona spagnola inviò il Vicerè Vivas per accertare le condizioni della piazzaforte e stilare un rapporto sul quale basare gli interventi di restauro della fortificazione. Oggi le mura e l’intera struttura sono ben conservati. Nucleo originario della città fortificata, la fortezza è tutt’oggi racchiusa dalle originarie mura. Il Castello oggi è sede del Museo dell’Intreccio, ma precedentemente ospitava la caserma dei carabinieri, fatto per cui la stradina che accede all’edificio si chiama Sottu la polta, proprio perché sopra vi era la postazione militare a controllo della costa. I locali del Monte Granatico sono divenuti sala congressi (sala XI), mentre le stanze adiacenti al Museo ospitano mostre di pittura. La parte più alta del castello è uno straordinario punto panoramico permettendo allo sguardo di abbracciare la visione che va dall’Asinara alla Corsica, da S. Teresa al Monte Limbara, alla Gallura e Porto Torres.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castelsardo, http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=17884&v=2&c=2488&c1=2126&t=1,
http://www.comune.castelsardo.ss.it/cultura/cultura.asp?id=21&ln=IT, http://www.mondimedievali.net/Castelli/Sardegna/sassari/provincia000.htm#castelsardo
Foto: la prima presa da http://www.pbase.com/image/162079348
, la seconda è di vassanna su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/367614/view
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