LANCIANO (CH) – Torri Montanare
Fin dall'età antica la città ha dovuto la sua prosperità al commercio, che
in epoca romana si svolgeva attraverso le fiere chiamate
nundinae.
Questa vocazione le deriva da una collocazione "strategica": è a
pochi chilometri dal mare ma è in collina, quindi meglio difendibile; inoltre,
è vicino ad un'antichissima rotta commerciale che collegava la Puglia
all'Italia settentrionale già in età preromana. Questo tracciato, probabilmente
legato al tratturo L’Aquila-Foggia per la transumanza delle greggi, in epoca
romana divenne una strada (la
via Flaminia Adriatica) che partiva da
Hostia
Aterni (poi Pescara) ed arrivava fino in Puglia passando per Ortona, Anxanum
e
Histonium (Vasto). Con il crollo dell’Impero Romano, Lanciano subì
saccheggi dai Goti. In seguito, con l'invasione dell'Italia da parte dei Longobardi,
fu conquistata e rasa al suolo (probabilmente nel 571). I nuovi dominatori si
insediarono sul colle Erminio, intorno al quale cominciò a ricostituirsi un
nucleo abitativo. Da questo trarrà origine il più antico quartiere medioevale:
Lancianovecchia. Lanciano dovette poi subire la conquista bizantina nel 610 e,
sul finire dell'VIII secolo, quella dei Franchi, i quali l'aggregarono prima al
ducato di Spoleto e poi a quello di Benevento. Nel 1060 fu annessa dai Normanni
all'istituendo Regno di Sicilia (che diverrà Regno di Napoli nel 1372). Di
fatto, Lanciano seguì le vicende politiche e dinastiche di questo regno fino
all'Unità d'Italia. Estinta che fu la dinastia Normanna, vide il susseguirsi
delle dominazioni degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi. Superati gli
anni bui, Lanciano prosperò grazie al rifiorire delle sue fiere (una in maggio
ed una in settembre), tanto da diventare, nel Trecento, il più grande centro
abitato d'Abruzzo (6500 abitanti nel 1340). L'incremento demografico si
accompagnò all'espansione urbanistica del centro urbano: tra XI e XII secolo
furono edificati gli altri quartieri storici e fu ultimata la nuova cinta
muraria, dotata di nove porte (solo una delle quali è sopravvissuta fino ad
oggi: Porta San Biagio). La struttura urbana di Lanciano arrivò così ad essere
quella tuttora visibile nel centro storico. La sua importanza come emporio fu
riconosciuta conferendole lo status di università demaniale, cioè di città non
sottoposta a nessun feudatario, ma amministrata direttamente dal re. Questo
privilegio le fu accordato nel 1212 dall'imperatore Federico II di Svevia e fu
confermato e reso
perpetuo nel 1259 da Manfredi, re di Napoli. Ad esso
si accompagnava l'esenzione delle merci da dazi e dogane ed il diritto di
eleggere, oltre agli amministratori ordinari, un magistrato, detto
Mastrogiurato, che durante le fiere deteneva i poteri normalmente in mano al
Giudice Regio. Fin dal Medioevo, a Lanciano sorsero molte industrie: in primo
luogo, fabbriche di tele finissime e di stoffe di lana e seriche. Nel XV secolo
si affermarono molte altre produzioni: le ceramiche, la fabbricazione degli
aghi, l'oreficeria e l'industria del ferro, dei bronzi, dei cuoi e delle pelli.
In quest'epoca, una rivalità particolare si instaurò con la vicina città di Ortona,
che era il porto preferenziale per l'afflusso delle merci alle fiere, a causa
dei dazi che questa città imponeva sulle merci che vi transitavano. Sul finire
del XIV secolo Lanciano ottenne dall'Abbazia di San Giovanni in Venere la
concessione per costruire un porto a San Vito: ciò fu motivo di nuove guerre
con gli ortonesi, composte solo dalla mediazione di San Giovanni da Capestrano
nel 1427. Nel 1441 re Alfonso V d’Aragona ripagò l'appoggio avuto contro gli
Angioini, concedendo a Lanciano il diritto di battere moneta mediante
l'istituzione di una Zecca. All'apice della sua ricchezza, la città arrivò a
possedere più di 40 feudi ,tra codesti i Mellucci .Un riconoscimento dell'importanza
raggiunta fu l'istituzione, nel 1515, di una diocesi distinta da quella di
Chieti, poi elevata ad arcidiocesi nel 1562. Nel
Cinquecento ebbe inizio una fase di declino per l'economia lancianese. Nel 1544
Lanciano perse molti dei suoi feudi a causa del suo sostegno a Francesco I, re
di Francia, nella guerra contro l'imperatore Carlo V d’Asburgo. In quegli
stessi anni, il regno di Napoli perdeva la sua autonomia, riducendosi ad una
pedina di scambio nelle contese tra le grandi potenze europee. A causa della
sua posizione di frontiera, l'Abruzzo soffrì particolarmente per queste
contese, che videro opposti spagnoli e francesi per tutto il XVI ed il XVII
secolo e sfociarono nella guerra aperta tra spagnoli ed austriaci all'inizio
del XVIII secolo. Anche Lanciano, nel suo piccolo, risentì di questo quadro ed
andò in crisi a causa dell'incapacità amministrativa dei
Capitani del Popolo
spagnoli e dei forti tributi imposti. Il momento peggiore fu nel 1640: Lanciano
perse i suoi privilegi di città demaniale, fu creata baronia e passò di mano
tra vari feudatari. Il vassallaggio durò più di un secolo e portò un notevole
impoverimento della città, vessata dai nuovi padroni. Nonostante le numerose
ribellioni, Lanciano riacquistò la sua libertà solo nel 1778, dopo l'ascesa al
trono di Napoli dei Borbone. Le Torri Montanare furono erette verso il X secolo
quando la città di Lanciano inglobò il quartiere di Civitanova per difendere
questo lato della città. Sono chiamate così perché difendevano la città dal
lato montano, rivolte verso la valle del Feltrino e la Maiella.
Nel 1790 furono descritte da Antinori che
riferiva che le fortificazioni, tra cui anche le torri, impedivano qualsiasi
incursione. Anticamente furono utilizzate come carcere, attualmente vengono
utilizzate come teatro estivo. Il lato di Via Silvio Spaventa è costituito da
mura in muratura con scarpa, realizzate in mattoni disposti a filari paralleli
con un’apparecchiatura irregolare. La muraglia è interrotta da aggetti che
fungono da bastioni e ripropongono la medesima tecnica muraria. L’ala a nord
presenta invece una muratura eterogenea di pietrame e mattoni. Il materiale
lapideo utilizzato è prevalentemente calcareo, in ciottoli di piccole
dimensioni. Sono evidenti le tracce delle varie fasi costruttive in quanto la
muraglia è più volte interrotta da parti realizzate seguendo diverse tecniche,
molto probabilmente inserite per risarcire lacune o rinforzare con contrafforti
le strutture pericolanti. All’angolo ovest del recinto si alzano le due torri. La
torre interna, più alta e più antica, è a pianta rettangolare con tre dei
quattro lati chiusi, mentre il quarto è rivolto verso l'interno. Essa ha un
coronamento merlato e all’interno diversi ponti in legno collegati da scale,
utili a raggiungere le feritoie poste ai vari livelli. Nell'angolo nord-ovest è
sita la torre più bassa, a base quadrata, che risale al XV secolo, periodo
della dominazione aragonese. Questa seconda torre, sporge verso l’esterno, in
quanto realizzata successivamente a ridosso delle mura esistenti, è coronata da
un sistema di beccatelli su mensole tra archetti a sesto acuto, dove si
aprivano le antiche caditoie. All’interno del recinto, la cosiddetta Piazza
d’Armi, si alza il prospetto laterale della chiesa di Santa Giovina. Gli
interventi di restauro e consolidamento curati dalla soprintendenza
dell’Aquila, a partire dagli anni ’70 del Novecento, hanno assicurato al
complesso monumentale uno stato di conservazione a tutt’oggi buono, sia
riguardo alle strutture che alle superfici.
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Lanciano#Storia,
https://it.wikipedia.org/wiki/Torri_Montanare,
http://www.sangroaventino.it/sezioni/-Lanciano/pagine.asp?idn=2004,
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