Oggi il centro storico del paese si presenta con l'originaria struttura feudale, lungo la dorsale del percorso che unisce il Duomo e la torre normanna. La parte occidentale, più antica e popolata, è nascosta alla vista, l'altra più esposta e più prossima alla torre coincideva con l'antico quartiere ebraico della Giudeca. Adolfo La Valle, sulla base di documenti conservati nel convento della Riforma, afferma che gli Ebrei erano in San Marco assai potenti: avevano un quartiere segregato che anche oggi si chiama la Giudeca, una piccola Sinagoga, il traffico della seta e dei grani, il monopolio della piazza e dei mercati, speciose tintorie. L'accesso al paese era possibile fino all'Ottocento solo dalla Pie' la Silica che si arrampicava dalla valle del Fullone all'area dove si erge il Duomo. Solo dopo la costruzione della strada cosiddetta militare, che congiungeva Castrovillari con San Fili, la città si aprì ai traffici commerciali con i centri vicini, modificando il proprio assetto urbano che si sviluppò lungo le nuove arterie. La presenza di vari monumenti, chiese, palazzi e blasoni gentilizi è all'origine degli appellativi che ancora connotano questa antica città, definita ancora oggi "normanna" o "dei nobili". E San Marco può ben fregiarsi del titolo città normanna, perché non solo essa fu ripopolata, fortificata e resa in pratica una piccola "capitale" nella Calabria del nord da Roberto il Guiscardo, nel 1050, ma i suoi feudatari successivi furono tutti Normanni, dall'XI al XVII secolo, tranne forse una parentesi nel periodo Svevo. La dinastia reale normanna terminò, come è noto, alla fine del XII secolo quando subentrarono gli Svevi. Durante il regno della dinastia sveva sappiamo - da un documento conservato nell'archivio dei florensi - che nel 1218 era conte di San Marco tale Raynaldo de Guasto, affiancato dalla contessa Agnese, sua moglie, e da Pietro, suo figlio. Raynaldo era anche Capitano e Giustiziere di Calabria e Val di Crati, e pure lui era probabilmente di origine normanna. Si passa poi al 1298, quando divenne Signore di San Marco un altro nobile di sangue normanno, Ruggero di Sangineto, la cui famiglia aveva preso tale cognome dal suo possedimento di Sangineto. Dal 1298 al 1342 San Marco fu infeudata ai Sangineto, i quali ebbero molta influenza nella regione perché i principali membri della famiglia (Ruggero, Francesco, Gerardo e Ruggero II) ricoprirono tutti la carica di Capitano Generale e anche di Giustiziere sia della Calabria e sia di Val di Crati e Terra Giordana. La Signoria dei Sangineto su San Marco terminò nel 1342, quando l'ultima erede di questo ramo del casato, Bionda Sangineto, sposò un altro nobile di sangue normanno, Roberto Sanseverino conte di Terlizzi. Così per via matrimoniale ("maritali nomine") oltre a San Marco entrarono in possesso dei Sanseverino di Terlizzi anche Corigliano, con il titolo di contea, Sangineto, Belvedere, Bollita, Satriano e Salandra. Si ha notizia che nel giorno di questo matrimonio il re Roberto I di Sicilia regalò agli sposi la terra di Regina, sempre in Calabria, con il suo castello. Ad entrare in possesso di tutti questi titoli e feudi fu Giovanna Sanseverino, figlia ed erede di Roberto conte di Terlizzi, che li recò poi in dote al marito Carlo Ruffo, terzo conte di Montalto e signore di Cariati, Paola e Fuscaldo. Tutto il complesso dell'eredità - compreso San Marco - passò quindi, verso il 1375, nelle mani del loro primogenito Antonio Ruffo, quarto conte di Montalto e secondo conte di Corigliano, il quale con dispensa apostolica aveva sposato la cugina Giovannella Sanseverino. Da questo matrimonio nacquero due femmine e due maschi: fu uno di questi ultimi, Carlo, che ereditò tutti i titoli e i feudi, verso il 1383, dopo aver sposato la sua lontana parente in linea materna Francesca Sanseverino, detta "Ceccarella". Da questa unione nacquero solo due figlie legittime, Covella e Polissena. Quest'ultima sposò, nel 1415, Giacomo Mailly (Gran Siniscalco del Regno di Sicilia) ed ebbe assegnato come pegno della sua dote il feudo di San Marco, che nella seconda decade del '400 venne elevato al rango di ducato dalla regina Giovanna II. Dopo la morte di Polissena, nel 1445, il ducato di San Marco passò, come da accordi familiari precedenti, al nipote Antonio Sanseverino (figlio di Ruggero Sanseverino e di Cubella Ruffo, zia di Polissena) il quale divenne così il secondo duca di San Marco oltre che sesto conte di Altomonte, conte di Corigliano, quinto conte di Tricarico, quinto conte di Chiaromonte e conte di Mileto. Egli sposò Gozzolina Ruffo e il loro primogenito, Luca Sanseverino, acquisterà poi il principato di Bisignano dal re Ferrante d'Aragona per 20.000 ducati, nel 1462. In tal modo San Marco passò al ramo calabrese della famiglia Sanseverino, i potentissimi principi di Bisignano, i quali non abbandonarono mai il ducato di San Marco. I Sanseverino di Bisignano - che come si è detto erano di discendenza normanna - tennero il ducato di San Marco fino al 1606, anno della morte di Nicolò Bernardino. Dopo di lui il vasto Stato feudale dei principi di Bisignano venne smembrato e suddiviso tra vari eredi. La Torre (detta di Drogone in onore di Drogone d'Altavilla, condottiero normanno fratellastro di Roberto il Guiscardo e primo conte di Puglia e Calabria ufficialmente riconosciuto dal Sacro Romano Impero; a lui si deve la costruzione del rivellino) è una rara testimonianza del primo insediamento normanno in Calabria. Fatta innalzare da Roberto il Guiscardo nell’anno 1048 sulle rovine di un’antica fortificazione romana, è contraddistinta da un enorme tronco di cono, detto rivellino o motta, alto m.18 (la motta è peraltro la struttura peculiare dei castelli normanni). La fortezza, che si eleva per un’altezza di ventidue metri, ha un diametro di tredici metri e mezzo ed è suddivisa in cinque piani ad ambienti circolari:
la Sala delle Granaglie (piano sotterraneo), coperta da una volta conica senza aperture di illuminazione, è interamente accolta nel rivellino;
la Sala delle Prigioni (primo piano) è priva del soffitto, crollato negli anni ’30;
la Sala delle Armi (secondo piano) ha la volta a sesto leggermente acuto e delle lunette di inconsueta estensione;
la Sala delle Udienze (terzo piano) ha la stessa struttura della precedente. I finestroni sono stati però manomessi nel Settecento;
la Sala del Principe (quarto piano) conserva quasi intatta la sua struttura originaria. Di particolare rilievo l’antico forno, inglobato nella parete dell’edificio.
L’edificio venne rimaneggiato nel ‘400 e nuovamente nei secoli successivi. Una volta persa la sua funzione difensiva divenne carcere e infine proprietà di privati. Da più di un secolo è proprietà comunale e dopo alcuni interventi di restauro è oggi una tappa da non perdere per chi voglia visitare la città. E allora.....visitiamo la torre grazie a questo video di privissu: https://www.youtube.com/watch?v=47EHMzXyRL0
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/San_Marco_Argentano, http://www.comune.sanmarcoargentano.cs.it/index.php?action=index&p=340, http://www.calabriaportal.com/torri-bastioni/137-torre-normanna-san-marco-argenatano.html, https://esplorazionicosentine.wordpress.com/2013/10/27/la-torre-dei-normanni/
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da http://www.viaggiart.com/it/api/v1/resources/place/22669?size=slide
Nessun commento:
Posta un commento