MONTAGNANA (PD) - Castello di San Zeno
Montagnana deve la sua fama internazionale alla celebre
cinta muraria, edificata tra XIII e XIV secolo. I più antichi insediamenti sul
territorio sono però documentati da ritrovamenti archeologici, nelle località
Palù e Busi, che risalgono alla fine del IV e inizi del III millennio a.C. (Età
tardo neolitica ed eneolitica). Si tratta di manufatti di selce, tra cui punte
di freccia ed una grande lama di pugnale a ritocco foliato, ora esposti all’interno
della Sezione Archeologica del Museo Civico “A. Giacomelli” a Castel San Zeno. Nel
1239 respinse un primo attacco di Ezzelino III da Romano, vicario
dell’Imperatore Federico II; fu però sconfitta nel 1242, anno cui si fa
risalire l’edificazione del grande mastio di Castel San Zeno, l’attuale Porta
Padova. I marchesi d’Este alienarono nel 1290 i diritti sul territorio della
Scodosia, limitrofo a Montagnana, che divennero proprietà del Comune di Padova.
Il centro fu conteso tra Padova e Verona nel corso del XIV secolo, durante il
quale i Carraresi, completarono con la Rocca degli Alberi (1362), la cinta
muraria così come oggi la vediamo. Nel 1405 la città si consegnò a Venezia: al
tramonto della sua importanza strategica militare subentrò una fioritura delle
attività agricole, artigianali e commerciali che favorì l’insediamento di
facoltose famiglie, legate alla Serenissima. Un periodo travagliato da
occupazioni e assedi fu quello della Guerra di Cambrai (1509-1518), combattuta
tra Venezia e la Lega di tedeschi, spagnoli, francesi e principi italiani. Nel
1431 iniziò il cantiere per la costruzione della nuova chiesa madre cittadina,
che si concluse nel 1502, conciliando i tratti iniziali del periodo gotico a
quelli del pieno Rinascimento. Alla caduta della Serenissima, nel 1797,
Montagnana seguì le sorti dell’area veneta. Con decreto dell’imperatore
Francesco I d’Asburgo del 1826 le fu assegnato formalmente il titolo di città.
Nel luglio del 1866 aprì le porte alle truppe dell’esercito italiano, divenendo
parte del nuovo Regno. Il castello di San Zeno (il cui toponimo derivante dalla
vicina chiesa di San Zeno, richiama una fase di espansione della diocesi
veronese) sorge nel luogo di un insediamento alto-medioevale che fu residenza
degli eredi di Ugo il Grande di Toscana divenuti in seguito i marchesi d'Este. Un’osservazione
approfondita rivela tracce di differenti epoche costruttive: i muri sono di
laterizio, ma al suolo notiamo la presenza di mattoni alternati a grossi
blocchi di pietra trachite dei Colli Euganei. L’edificio ha subito numerosi
rimaneggiamenti, alcuni dei quali hanno mascherato l’originaria struttura. L'odierna
costruzione (salvo l'ala veneziana e le sovrastrutture austriache) risale per
buona parte al XIII secolo, quando Ezzelino, dopo averla data alle fiamme nel 1242,
volle meglio fortificare Montagnana. L'edificio ha pianta rettangolare (metri
46 x 26) con un ampio cortile interno. Fino agli inizi del XIX secolo, il
castello era circondato da un fossato che lo isolava anche dal lato di città. Oggi
non è più rilevabile, ma esisteva un tempo era di dimensioni considerevoli;
l’ultimo tratto venne colmato soltanto agli inizi del 900. Il fossato era
scavalcato da ponti le cui arcate esistono ancora sotto il piano stradale;
all’inizio del XVIII secolo i ponti levatoi in legno furono tolti e sostituiti
con ponti in cotto, però è ancora possibile vedere il foro per la carrucola
della catena che abbassava la passerella pedonale. La struttura era completata
da torri (di cui ne restano due, piantate di sghembo) e dal vicino mastio (alto
circa 40 metri, è l’edificio militare più antico della città e rappresenta una
delle caratteristiche salienti della cinta fortificata). La torre, detta anche di
Ezzelino, fu sopraelevata più volte e all'interno aveva sette piani
corrispondenti ad altrettante riseghe murarie; era coperta da un tetto
piramidale a quattro spioventi con torretta sommitale per vedetta e
segnalazioni. I
muri del castello sono piuttosto spessi (125 cm) la merlatura manca o è stata
rifatta ma si ritiene in modo abbastanza fedele ed anche alcune porte e
finestre non corrispondono più a quelle originali. Inizialmente, il ponte
levatoio che varcava il vallo consentendo l'accesso alla città, immetteva
probabilmente nel cortile interno del castello. Si ipotizza che il passaggio
sia stato poi spostato sul lato sud del castello stesso, protetto sia da questo
che dall'alto mastio. Quando Padova, Verona e le altre città del Veneto furono
assoggettate da Venezia e cessarono le loro reciproche continue lotte,
Montagnana prosperò come zona di produzione agricola e, in particolare, della canapa,
le cui fibre erano necessarie per le corde e le vele dell'arsenale veneziano.
Il castello di San Zeno fu allora adibito a deposito di tale produzione. Il
castello continuò ad essere utilizzato come quartiere di alloggi militari e, in
seguito, anche col Regno d'Italia fino alla prima guerra mondiale. Una veduta
del castello di San Zeno, visto da nord-est come appariva nel '500, è
riprodotta in un prezioso disegno a sanguigna attribuito a Giorgione
(conservato al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam). L’interno
dell’antico castello, dove è possibile osservare il ballatoio ligneo coperto,
recentemente restaurato, è stato adattato ad uso pubblico: l’ala veneziana
comprende due grandi sale per conferenze e mostre; gli ambienti del Castello
vero e proprio ospitano il Centro Studi sui Castelli che opera dal 1954 e
raccoglie una cospicua documentazione sui castelli di tutta Europa, il Museo
Civico, la Biblioteca Comunale, l’Archivio Storico municipale e il gruppo
“Prototeatro”. All’arrivo delle truppe della
Serenissima Repubblica di Venezia nel 1405, Tommaso da Mantova, che era podestà
cittadino per conto di Francesco Novello Da Carrara, rifiutò di seguire il suo
popolo nella dedizione alla Dominante, e preferì restare fedele al suo signore
fino all’ultimo, asserragliandosi con pochi fedelissimi all’interno della Rocca degli Alberi,
fortezza inespugnabile voluta da Francesco il Vecchio Da Carrara nel XIV
secolo. Riuscì a resistere per alcuni giorni, fino a che il castello fu occupato e
Tommaso, caduto vittima di una rivolta popolare, fu giustiziato.
Secondo la leggenda, il suo fantasma ancora infesterebbe le sale del
castello di San Zeno, accendendo e spegnendo luci fatue nelle antiche stanze e
soprattutto lungo le scale dell’antico Mastio voluto nel 1242 dal tiranno
Ezzelino III Da Romano. Rumori provenienti dal nulla, luci che si accendono e
si spengono senza motivo, rumori inspiegabili... ma non è tutto. Nel 2005, un
team di parapsicologi affiancati da un sensitivo, intenzionati a rilevare
presenze di fantasmi nel cortile interno del castello con una sofisticatissima
apparecchiatura infra-red, ha ripreso in modalità video una sagoma eterea. Si
trattava all’apparenza di una dama, che pareva apparsa intenzionalmente come a
voler dare una dimostrazione della propria esistenza in loco, un fugace saluto
prima di sparire con estrema grazia tra le sale antiche del Museo Civico ospitato
nel castello. Altri link suggeriti: http://www.magicoveneto.it/Padovano/Montagnana/Castello-San-Zeno-Montagnana.htm
(con tante belle foto), http://www.turismopadova.it/it/pointofinterest/castel-san-zeno-mastio-di-ezzelino,
https://www.youtube.com/watch?v=07VPORknZww (video di tesoritralemura)
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Montagnana#Storia, http://www.comune.montagnana.pd.it/index.php/la-storia/montagnana-dal-medioevo-ad-oggi,
http://www.padovamedievale.it/info/castello/montagnana/it, http://www.padovaoggi.it/blog/vivipadova/fantasma-castello-san-zeno-montagnana.html
Foto: la prima è presa da http://www.meteweekend.it/images/mete/italia/veneto/padova/799/san_zeno.jpg,
la seconda è di progigi su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/49529
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