sabato 29 aprile 2017

Il castello di domenica 30 aprile






TRIPI (ME) - Castello

Emblema rimasto immutato nei tempi, contrariamente al frenetico avvicendarsi dei "padroni" di Tripi, è il Castello, che a completamento del paesaggio, incorona l’alto e scosceso cono montuoso su cui si inerpica il paese. E’ collocato nel punto più alto (610 m. s.l.m.) del rilievo che funge da spartiacque tra i torrenti Tallarita e Mazzarrà; la sua posizione elevata consente di dominare visivamente la costa tirrenica, da Tindari a Milazzo fino alle montagne più interne, risalendo il corso dei torrenti. Sulle sue origini non si hanno notizie, o sono incerte; nel 1061 Malaterra menziona una località con il nome di Scalatribolis, che si vorrebbe identificare con l’attuale abitato di Tripi. Il geografo arabo Edrisi menziona Tarbilis (Tripi), come “rocca bella e spaziosa” (qal’a) in uno scritto del 1154. Documenti del 1262 ricordano l’abitato come casale, mentre tra il 1282 e il 1285 Tripi fu concessa da Pietro III d’Aragona a Ruggero di Lauria. Nel XIV secolo il paese è più volte menzionato in qualità di “terra” e “castrum” e nel 1340 entrò in possesso dell’abitato Matteo Palizzi, insieme a Saponara, Novara e Caronia. Nel 1392 fu sovrano di Tripi, per concessione, Guglielmo Raimondo Moncada; nel 1408 risulta in possesso del feudo Luigi Aragona e successivamente il castrum e le terre circostanti passaono alla famiglia Ventimiglia. Nel 1451 Pietro Gaetano comprò da Federico Ventimiglia la baronia di Tripi, mantenendone il possesso fino al 1595. Successivamente beni e titolo passaono nelle mani delle famiglie Sammaniati, Marino, Graffeo, Paratore. Nel 1750 Vito Amico ricorda il castello come esistente, ma in rovina. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, probabilmente nel 1943 subito dopo lo sbarco alleato, si usarono le rovine come luogo di avvistamento. Si sa di certo che nella prima metà del 1300 si sono svolte delle azioni militari per il possesso del castello e che qui soggiornarono l’ammiraglio Ruggero di Lauria, il re Federico II ed altri personaggi di alto rango fino alla seconda metà del XVII secolo. Il Castello è delimitato dai resti di una cinta muraria e da rocce che ne costituivano una difesa naturale; vi si accede dal lato sud, tramite un sentiero tortuoso che, partendo dal paese, si inerpica per 100 metri e si ferma davanti ad un varco, creato nelle mura, che fa supporre la presenza, in origine, del portale di accesso. Consistenti ruderi resistono nonostante i lunghi secoli di abbandono. Tuttavia quanto rimane non permette che una parziale ricostruzione dell’intero impianto. La pianta è trapezoidale  irregolare, con una stretta terrazza naturale, su cui si affacciano parti della cinta muraria merlata ed un muro con finestre poste ad intervalli regolari; vicino ad esso sorge anche un bastione cilindrico. Nel cortile sono presenti anche due cisterne di diversa grandezza: la più piccola è quasi integra in quanto ha mantenuto la copertura con la volta a botte. Ad est, insieme alle tracce del muro perimetrale si nota un bastione quadrangolare, mentre a sud – in corrispondenza del punto più elevato - emergono i resti di una torre a pianta rettangolare. La muratura si compone di pietrame vario non lavorato, tenuto insieme da malta e frammenti di laterizi, oltre a blocchi di arenaria parzialmente squadrati, utilizzati nei cantonali. Lo stato in cui versa il maniero è completamente di abbandono. Tutta la vetta del rilievo su cui insiste il maniero è purtroppo abbandonata a sè stessa, lasciata totalmente all'incuria dell'uomo e del tempo; si necessitano lavori di restauro conservativo per salvaguardare e valorizzare le strutture esistenti. Ecco un’escursione al castello, documentata con un video di Vincenzo Bilardo: https://www.youtube.com/watch?v=ZFMB3Uifqy0.





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