SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) - Caserma Pontificia in frazione
Porto d'Ascoli
Chiamata anche "Caserma Guelfa", è ubicata al
bivio tra la S.S. 16 Adriatica e la via del Mare, strada principale di Porto
d'Ascoli. Edificio cinquecentesco fortificato a pianta quadrangolare con
chiostro interno e portale d'ingresso in pietra, conserva ancora lo stemma in
pietra della città di Ascoli ed è stata la sede di un'importante dogana
pontificia presso il fiume Tronto, per secoli confine col Regno di Napoli
divenuto poi Regno delle Due Sicilie. Nel secolo XVI gettate le
fondamenta, i lavori si protrassero per oltre 20 anni, durante i quali il
Comune di Ascoli inviava dei periti per verificare se vi fosse corrispondenza
fra progetto e manufatto. L'ampliamento del cortile e la realizzazione del
porticato sovrastato dal loggiato con archi a tutto sesto, testimoniò il
progressivo miglioramento di un preciso progetto architettonico. Il primo
aprile la costruzione volgeva ormai al termine ed il suo geniale esecutore,
certo ''Magister Ioannes Andrea faber cementarius de Monte Sancti Poli''
chiedeva alla città un'ispezione per trarre elementi di giudizio utili alla
continuazione o alla chiusura dei lavori. Dopo una breve pausa il monsapolitano
terminò la direzione della "fabrica della nuova Hosteria al Porto''. Era
il penultimo decennio del XVI secolo. La costruzione quadrilatera provvista ai
lati di simulacri di torrioni angolari, prese il nome di "Magazzino del
Porto'' e alloggiò convenientemente il castellano, il fornaio, l'oste, i
viandanti, i pescatori e le guardie marine ''destinate al servizio della Sanità''
e all'avvistamento delle fuste turchesche. I locali inferiori erano invece
destinati al ricovero del bestiame, al deposito dei cereali, alla relegazione
dei malviventi ''con ferri ai piedi'' e alla rimessa dell'utensileria
domestica, agricola e marittima. Una delle notizie su detto edificio risale
alla fine del secolo XVII ed è tratta da un volume sui disegni e descrizioni
delle fortezze dello Stato Pontificio: "Quivi è un forte casamento quadro,
fiancheggiato dalle feritoie e capace di alloggiare molta gente e bestiami. E'
guardato da sei soldati di Fanteria e sei di cavalleria di Milizia. In distanza
di esso, ad un tiro di moschetto, sopra un monte vi è un Castelletto con una
Torre per scoprire i Corsari''. La seconda descrizione proviene dalla ''Asculana
Innovationum'' del 1760 e rileva: ''...detto Porto altro non è che un gran
Magazzino lontano dalla spiaggia più di un miglio....''. Nel secolo XIX, caduto
Napoleone, uno speciale "Motu Proprio" di Pio VII, del 6 luglio 1816,
istituì in Ascoli la Delegazione Apostolica ed il magazzino del porto cominciò
ad ospitare anche i ''Ministri di Finanza'', con relativi inservienti, per la
risoluzione dei problemi doganali con il Regno delle Due Sicilie. Nel febbraio
1821 da Roma giunse l'ordine al Delegato Apostolico di Ascoli di eseguire nel
fabbricato tutti i lavori necessari per sistemarvi un picchetto di fanteria,
che sotto gli ordini della polizia doveva far osservare le nuove leggi
governative. Qualche mese più tardi vennero sistemate due stanze per
l'abitazione dell'ispettore di polizia. Dopo la gloriosa epopea garibaldina, l'Italia
trovò pace nell'unificazione ed il forte di Porto d'Ascoli cessò per sempre di
''appartenere alla classe delle proprietà militari'' con Decreto Reale dell' 8
aprile 1863. Nel 1551 un certo "Piero mastro lombardo" chiese ed
ottenne dall'Almo Consiglio ( supremo moderatore del mondo politico ed
economico ascolano) il permesso di erigere nel porto un grosso edificio che
avesse funzioni residenziali e di osteria. Il succedersi degli eventi costrinse
quel ricco signore ad abbandonare il progetto e far ritorno in patria. Nell'ottobre
del 1551 un altro lombardo, Antonio di Franceschino da Como, supplicava l'Almo
Consiglio per la medesima cosa, cioè di poter ''fabricare una hosteria appresso
il porto dove appariscono certi fundamenti et muraglie antiche ( i ruderi del porto
vecchio demolito dai fermani nel 1348) appresso la strada pubblica ...'' La
risposta fu positiva ma il lombardo non poteva trasferire ad altri il diritto
di proprietà del manufatto e della mezza quarta di terreno concessa, che in
ogni caso sarebbero rimaste alla città. Il 27 settembre 1558 il Consiglio diede
formalmente il via alla nuova "fabrica Hospitii Portus'' che ampliò
vistosamente la piccola osteria costruita dal lombardo Antonio di Franceschino.
Tra i vari progetti presentati all'attenzione degli esperti, ebbe esito
favorevole quello del bolognese Giovanni Saclamonte, di buona matrice
geometrica. Tra il 2001 e il 2002 sono stati eseguiti i lavori di restauro dell'intera
copertura dell'edificio, con il rifacimento del tetto attraverso la sostituzione
della travatura lignea. La struttura, in epoca recente, è stata in parte
trasformata in un tipico ristorante marchigiano dove
poter gustare i migliori piatti di San Benedetto in un ambiente rustico e
suggestivo (http://www.osteriacasermaguelfa.it/).
Fonti: http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca.aspx?ids=66459,
https://it.wikipedia.org/wiki/Porto_d%27Ascoli#Caserma_pontificia, http://www.instoria.it/home/san_benedetto_tronto.htm
Foto: entrambe sono prese da http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca.aspx?ids=66459
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