PALOMBARA SABINA (RM) - Castello Savelli in frazione Cretone
Le origini antiche dell'abitato di Cretone sono documentate
dai numerosi ritrovamenti archeologici. L'abitato occupa un colle
arenaceo-conglomeratico, sulla cui sommità sorge il paese medioevale. Il colle
di Cretone prospetta verso l'ampia spianata di Cerreto-Quirani, notevolmente
più bassa e circondata da lievi ondulazioni della stessa composizione
arenaceo-conglomeratica. La piana è il risultato della colmatura delle valli di
due ruscelli provenienti dal versante ovest dei monti Lucretili. Lungo il fosso
delle Grottoline-Molaccia si è rivelata interessante la necropoli dell'abitato.
L'unico intervento scientifico risale al 1983 quando la sovrintendenza
archeologica per il Lazio scavò un gruppo di sepolture a fossa, datate al VII-VI
secolo. La costruzione del castello, nelle cui murature sono inseriti frammenti
ceramici del borgo medievale, risale al sec. XIII. È possibile che l'abitato
nel periodo arcaico si prolungasse dal pianoro verso l'estremità nord del
colle, coperta dall'espansione edilizia del novecento di piazza delle Carrette;
l'altura si prestava ad essere isolata con un fossato nella strozzatura che la
lega al gruppo meridionale dei Tre Colli. Verso la metà del XIII secolo a
Deodato da Cretone “i fratelli Federico, Ottaviano, Rinaldo e Pietro, figli di
Rinaldo di Palombara, anche a nome di Egidio e Bertoldo, altri loro fratelli
assenti, vendono il Castelluccio posto nel distretto di Palombara,
ossia Casale detto di Poggio di Fiora con palazzo, giardino, vigna et altre
tenute e terreni nel territorio di Palombara”. Gli stessi, nel 1276, vendono a
Deodato da Cretone alcuni terreni di Castiglione. Nel 1278 un istromento
rogato in Rocca Savella dal notaro Bernardo Bardonier di Carcascona dice che
Pandolfo, fratello, e Giovanni, nipote, vendevano al loro comune fratello e zio
Giacomo Savelli, cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin, il castello di
Palombara e il castello di Monte Verde, il quale ultimo, fra gli altri,
confinava con i castelli del signor Diodato di Cretone. Il 27 gennaio
1387 il castrum Cretonis è indicato fra i fondi confinanti con Grypte
Marotie nel pegno dato da Nicolò Colonna a Nicolò Conti, a garanzia della
dote di Jacoba Conti, sua moglie. Dal testamento di Paolo Savelli – capostipite
della linea di Rignano e valoroso capitano, alla cui morte (1405) la
Serenissima volle innalzargli un monumento con epitaffio nella chiesa dei Frari
– Cretone risulta fra i castelli a lui soggetti. Con testamento in data 11
ottobre 1445 Battista Savelli lascia al minore Giacomo il castello di Cretone,
oltre a quelli di Palombara, di Deodato (Castel Chiodato), di Poggio Montavano
e di Castiglione (diruto). Nel 1460 la ribellione al papa Pio II dell’altero
barone Iacopo Savelli aveva trasformato la rocca di Palombara in un sicuro
rifugio per quanti recavano turbamento alla città di Roma. Il pontefice quindi
prese la decisione di mettere ordine, prima di intraprendere altre campagne in
zone più lontane; “non si deve affrontare una guerra lontana se non c’è la pace
in patria, né di tollerare che i sudditi dettino legge ai loro superiori”.
Erano a disposizione del Piccolomini Alessandro Sforza e Federico di Urbino che
marciarono sulla Sabina. Federico occupò Cantalupo e Forano; Alessandro
conquistò Cretone, “che fu espugnata dopo molte difficoltà; infatti le mura
avevano uno spessore di sedici piedi, eppure, benché i cittadini vi riponessero
una grande fiducia, furono buttate giù e smantellate. Tutta la città fu
distrutta e data alle fiamme. Alessandro prese anche Castell’Arcione”. La prima
distruzione di Cretone è del 1461. Dopo la resa, Pio II perdonò a Iacopo
Savelli e lo lasciò anche padrone della rocca di Palombara; dal testamento del
27 luglio 1463 si sa che la mola di Cretone è lasciata alle tre figlie
Bartolomea, Battistina e Leonarda. Dopo la sconfitta del 1461 la celebre casa
dei Savelli cadde sempre più in rovina e di tutti i suoi beni nella Sabina,
conservò solo le erte rocche di Aspra e Palombara. Nelle lotte dell’ultimo
decennio del XV secolo fra Colonna e Orsini si inserì Troiano Savelli di
Ariccia, alleato di questi ultimi, ai danni dei Savelli di Palombara. In aiuto
di questi accorse da Napoli Muzio Colonna. Insieme invasero le terre dei conti
di Ariccia. In Sabina occuparono e saccheggiarono Cretone e appiccarono il
fuoco a Stazzano. Nel 1599 appartenevano a Marino Savelli, vescovo di Gubbio,
la metà della mola a grano sotto Cretone, la tenuta di S. Basilio nel
territorio di Palombara ei castelli di Cretone, Castel Chiodato e Grotte
Marozza. Cinquanta anni prima, il 29 gennaio 1549, il card. Bernardo Salviati,
gran priore di S. Basilio, concedeva a Federico e Bernardino Savelli, a terza
generazione, un appezzamento del tenimento di Cretone. Nel 1637, l’istromento
di vendita di Palombara a don Marc’Antonio Borghese stabiliva che i Savelli non
potevano più esser molestati dai creditori sopra i beni di Cretone e di Castel
Chiodato. Però l’astro dei Savelli era ormai in declino inarrestabile: nel 1656
Bernardino Savelli vendeva, sempre a don Marcantonio Borghese, le rocche di
Cretone e Castel Chiodato. Ancora alla fine del XIX secolo il castello di
Cretone era indipendente da Palombara. Dall’Archivio Vaticano si apprende che
la Sabina, nelle suddivisioni foranee, era frazionata in dieci arcipreture [L’Istruzione
da osservarsi nelle Congregazioni dei Casi di Coscienza, fatta e
pubblicata dal card. Paleotti, 1549); da quella di Monterotondo dipendevano le
parrocchie di Lamentana, Cretone e Castel Chiodato; da quella di Palombara,
Stazzano, Moricone e Monteflavio. Riguardo la popolazione del castrum, sino
alla metà del XIV secolo, si ha un complesso abitativo “cinto dalle sue mura
castellane, capace per cento fuochi almeno” (J. COSTE Documenti su Cretone
in Sabina in “Lunario Romano 1981, p. 363). “D’altra parte — continua
Coste — la Visita della diocesi di Sabina del 1343 rivela che erano allora
officiate contemporaneamente la chiesa principale di S. Vito, servita da un
arciprete e da un chierico e la chiesa castrale di S. Maria”. Intorno alla metà
del XIV secolo, senza apparente motivo, Cretone conobbe un notevole calo
demografico: non risultano particolari avvenimenti bellici a giustificazione
del fatto, che è quindi forse da mettere in relazione con la gravissima
epidemia di peste nera del periodo 1336-50 che colpì tutto il mondo antico
facendo oltre 25 milioni di vittime nella sola Europa. Sta di fatto che nella
“lista di sale e focatico” del 1416 il villaggio fu tassato solo per 24 fuochi
e ricevette cinque rubbia di sale, nel 1420 e nel 1422 ricevette tre rubbia di
sale per 15 fuochi. Lo spopolamento continuò inarrestabile, e nel 1549 e nel
1615, al momento delle Visite Paleotti e Giustiniani, “si contavano soltanto 10
famiglie e da 25 a30 anime, cifre questa volta non più fiscali ma reali”. Nei
decenni seguenti tuttavia si ebbe una lieve ripresa e quando nel 1656 (25
settembre) Cretone passò sotto il dominio dei Borghese, contava 60 anime, non era
però “Communità”, né vi si esercitava “macello, né pizzicarla, né osteria”. Si
deve arrivare al 1801 per ritrovare un documento del proUditore di Palombara
che parla, a proposito di Cretone, di “priori” e di “castello”. Il castello
medievale, giunto sino ai nostri giorni, pur se in pessimo stato di
conservazione e di proprietà di singoli cittadini, mostra ancora i segni del
passato splendore: un bel portale cinquecentesco, scritte sugli
architravi di alcune finestre prospicienti l’abitato di Palombara,
strutture murarie quattro-cinquecentesche, evidente rifacimento, conseguente
alle distruzioni del XV secolo nelle furenti lotte fra Orsini e Colonna. Altro
link utile: http://www.cretone.net/storia
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Cretone, http://www.salutepiu.info/il-castello-di-cretone/
Foto: la prima è presa da http://www.cretone.net/gallery, la seconda da http://www.cretone.net/
Nessun commento:
Posta un commento