Il nome Ferrandina si deve a Federico d'Aragona che nel 1494 la battezzò così in onore di suo padre, re Ferrante (o Ferrantino). Nel 1507 Ferdinando il Cattolico le attribuì il titolo di "civitas". Lo stemma comunale reca sei F: il significato è: Fridericus Ferranti Filius Ferrandinam Fabbricare Fecit. Un tempo era nota per la produzione di tessuti in lana, tra cui la ferlandina o felandina, molto apprezzata e richiesta nel Regno di Napoli e dai domenicani, che proprio a Ferrandina si insediarono e crearono un centro agricolo e urbano molto organizzato tanto da erigere, nel 1546, la cupola del Monastero di San Domenico come simbolo di potere. Ferrandina prese parte ai moti del 1820-21 e del 1860. Qui nel marzo del 1862 Carmine Crocco, a capo dei briganti, affrontò e distrusse una compagnia del 30º Rgt. Ftr. dell'esercito piemontese. Nel 1921 Ferrandina fu teatro di violenze squadriste: il sindaco e consigliere provinciale socialista Nicola Montefinese venne ucciso. Del Castello di Uggiano restano ormai pochi ruderi, che hanno però un bisogno urgente di essere consolidati e restaurati. Uggiano sorge sul dorso di una collina, situato a nord-ovest dell’abitato di Ferrandina. Per la posizione e la sua altitudine domina un vasto territorio, delimitato dalla valle del Basento e i fiumi Vella e Salandrella. La roccaforte occupava una superficie di notevole estensione e intorno alle mura si sviluppava l’insediamento urbano, di cui restano poche tracce; i resti più estesi sono quelli relativi alle chiese di san Lorenzo, l’antica chiesa Madre, e di san Domenico, l’antica abbazia benedettina di Ognissanti. Del complesso domenicano sono ancora visibili le mura perimetrali col tetto sprofondato e si può riconoscere l’impianto di una chiesa a navata unica. Oltrepassata la chiesa di san Domenico e scendendo giù a valle, si trova ancora l’antica fontana, chiamata comunemente “pilaccio di Uggiano”. Un po’ più giù del "pilaccio" esisteva una torre isolata di stupenda costruzione, la quale costituiva, forse, il baluardo più avanzato del castello e che, per effetto di una pioggia straordinaria avvenuta nel 1848, franò completamente, tanto che non restarono più tracce. Dei ruderi del castello è possibile notare un maestoso portale con arco a sesto acuto, resti delle torri da difesa a forma quadrata, tracce degli appartamenti del castellano e di ambienti destinati a rappresentanza, resti di cortili, pozzi, solai, servizi igienici. Alcuni studiosi locali attribuiscono a questo luogo un’origine antichissima, ma è solo a partire dal XII secolo che si hanno notizie storiche sulla sua esistenza. Al dominio normanno-svevo successe quello angioino e nel 1269 Uggiano venne donato a Pietro Belmonte, conte di Montescaglioso. Agli inizi del XIV secolo passò ad Azzo d’Este, recatogli in dote dalla sposa Beatrice, figlia di Carlo d’Angiò che rimasta vedova si risposò con Bertrando del Balzo, a cui portò in dote lo stesso feudo. Successivamente Pirro del Balzo ereditò il casale di Uggiano, ma nel 1485 venne privato da Ferdinando I d’Aragona di tutti i suoi beni, per la ribellione capeggiata nella Congiura dei Baroni. Ne fu investito suo genero Federico che fondò per i profughi uggianesi, non si sa se a causa di un terremoto o di una distruzione, una nuova città cui diede il nome di Ferrandina. E' certamente un luogo ricco di storia e di grande interesse storico-artistico. Nella ponderosa opera di p. O.F.C. Carlo Palestina (Ferrandina, vv. 1-4,vol.I, La terra di Oblano, Venosa 1994), è raccolta una preziosa documentazione storica e d’archivio: il castello di Oblano risulta esistente già in epoca longobarda, al momento della riorganizzazione amministrativa dell’Italia meridionale tra Radelchi e Siconolfo nell’845. Ampliato in seguito durante la seconda colonizzazione bizantina, la denominazione di castrum o castellum lascia intuire che attorno alle mura si sviluppava un abitato; tuttavia l’assenza di campagne di scavo impedisce di stabilirne la localizzazione esatta, l’estensione e la durata. Il cronista materano Lupo Protospata attesta che nel 1029 Uggiano è assediata e conquistata dai musulmani Rayca e Saffari. Il castello passa sotto il controllo dei Normanni di Roberto il Guiscardo nel 1066, data la sua importanza strategica a guardia di due direzioni di transito: dagli Appennini al mare Jonio, parallelamente al corso dei fiumi lucani e lungo un percorso che da Matera taglia trasversalmente le cinque valli lucane per giungere fino al territorio di Senise. Mentre lo strato pre- normanno, quasi certamente bizantino, si individua facilmente in situ in porzioni di rozza muraglia costruita con ciottoli di fiume e pietre di cava a corsi irregolari legati con malta, senza pretese di natura formale, i successivi interventi di rafforzamento e di completamento architettonico tendono a coniugare esteticamente forma e funzione. L’apice del suo splendore è raggiunto in epoca angioina, nel 1350, some testimonia l’iscrizione del portale: Hoc opus fecit magi/ster Jacobus Trifogia/nus de Astiliano a.D. MCCCL, cui si deve l’innesto sulla cortina muraria di una merlatura regolare, un magister che dirige i cementarii , maestranze locali provenienti in questo caso da Stigliano e specializzate nel taglio e nella lavorazione dei materiali lapidei. L’arco d’ingresso agli ambienti del castellanus è realizzato con conci di arenaria regolari e perfettamente squadrati. A differenza dell’arco a tutto sesto, quest’ultimo a sesto acuto permette di scaricare il suo peso su sostegni più slanciati e leggeri. Il concio di chiave può rischiare di sgusciare e compromettere uno dei testimoni più pregevoli dell’intera struttura. Il fregio con foglie stilizzate e bacche lungo l’imposta dell’arco è una sobria citazione angioina della tipologia decorativa normanna. A seguito della repressione dopo la Congiura dei Baroni del 1485-86, il feudo viene requisito a Pirro del Balzo da Ferdinando d’Aragona e attribuito a Federico. La tradizione vulgata, messa in discussione e contestata con probanti argomentazioni nell’opera storica del Palestina, vuole che disastrosi terremoti nel 1456 e nel 1492 determinassero il trasferimento degli abitanti di Uggiano nella nuova città di Ferrandina, fondata nel 1494 da Federico d’Aragona. Da quel momento per Uggiano ha inizio l’età dell’abbandono. A proposito del Castello di Uggiano la tradizione orale favoleggia di un tesoro sepolto fra le mura, e di tutto un cerimoniale da compiere per venirne in possesso. Si parla infatti, di serpenti alati giganteschi, cui l’incantesimo ha affidato il compito di custodirlo; di pozzi profondi, di corridoi che perforano in lungo e in largo la collina, quasi a simboleggiare l’antro del famoso Minotauro; ma la cosa più sbalorditiva è costituita da quello che l’uomo deve compiere per coronare i suoi sogni di possesso. Di nascosto, senza essere visto da chicchessia, deve mangiare una di quelle forme di lardo, che ancora si vedono curare appese vicino al focolare, senza pane, recitando scongiuri, in cui ha una certa prevalenza il segno della croce. Nel cuore della notte, senza luna portandosi all’interno del castello, dopo aver cosparso tutto intorno un bel po’ di sale, deve tornare a mangiare ancora due dei pezzi di lardo appena descritti, e partire alla ricerca del tesoro, che, una volta rinvenuto non si trasformerà in polvere, come accadrebbe a chi lo trovasse senza aver osservato la prescrizione. È chiaro che la leggenda racchiude in se elementi antichissimi interpolati da altri di derivazione medioevale. L’originalità forse sta nella esagerazione della pena vera e propria, da scontare per giungere al tesoro. Infatti non credo che possa esistere uomo capace di mangiare in uno o due giorni, qualcosa come quindici venti chili di lardo. Malgrado tutto ciò, affascinati solo dal suono del termine tesoro, centinaia di volenterosi si sono messi, armati di badile, alla sua ricerca come vuole la leggenda, senza giungere ad alcun risultato, se non a quello di agevolare il crollo di talune parti del castello. Altri link suggeriti: http://www.vacanzeinbasilicata.it/Basilicata/Matera/Comuni/Ferrandina/Da-Visitare/Ferrandina-Castello-di-Uggiano.asp, https://vimeo.com/210737909 (video di RVM Broadcast).
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrandina, testo di Mariangela Lisanti su http://iluoghidelcuore.it/luoghi/ferrandina/castello-di-uggiano/25893, https://castellibasilicata.wordpress.com/castello-di-policoro-un-esempio-di-valorizzazione-e-fruizione/, testo di Angela Capurso su http://www.famedisud.it/castello-di-uggiano-da-sei-secoli-sentinella-del-silenzio/
Foto: la prima è presa da http://www.sassiland.com/notizie_matera/notizia.asp?id=26198&t=visita_al_castello_di_uggiano_a_ferrandina, la seconda è presa da https://castellibasilicata.wordpress.com/castello-di-policoro-un-esempio-di-valorizzazione-e-fruizione/
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