SANTO STEFANO D'AVETO (GE) - Castello Malaspina-Doria
E' un edificio storico sito in piazza del Popolo a Santo Stefano d'Aveto, nella
val d'Aveto. La sua struttura è considerata una delle più interessanti opere
difensive della provincia genovese e della Liguria. Il castello è collocato al
centro dell'ampia conca alle pendici del monte Maggiorasca, visibile sullo
sfondo del castello, e circondato quasi interamente da prati e poco distante
dall'odierno centro abitato di Santo Stefano. La sua posizione fu scelta poiché
ritenuta strategica, difatti da tale postazione si potevano controllare le
strade che salivano dai valichi appenninici verso la regione dell'Emilia.
Secondo alcune fonti storiche la fortezza risalirebbe ancor prima del XII
secolo e viene citata per la prima volta in un atto di cessione del 1164; in
tale documento storico l'imperatore Federico Barbarossa decise la cessione del
feudo di Santo Stefano e del relativo castello alla famiglia nobiliare dei Malaspina,
già signori della Lunigiana e di altri feudi del levante ligure. La fortezza venne
venduta nel 1495 al nobile e conte di Lavagna Giannetto Fieschi e in seguito
ceduta nel 1547 da Carlo V di Francia all'ammiraglio di Oneglia Andrea Doria.
Il castello rimase pertanto possedimento nobiliare della famiglia Doria, che
assunse in seguito la denominazione di Fieschi Doria e ancora Doria Pamphili,
fino alla soppressione dei Feudi Imperiali nel 1797 per volere di Napoleone
Bonaparte. Le più importanti e significative modifiche alla struttura si
verificarono nel XVI secolo quando divenne un importante centro di controllo
per le vie verso la Pianura Padana. Oggi la fortezza, utilizzata per
manifestazioni culturali, è divenuta proprietà del Comune di Santo Stefano
d'Aveto che recentemente ha sottoposto, e sta sottoponendo tuttora, ad un
delicato restauro conservativo l'intera area del castello. Il castello,
costruito con pietra locale a vista, si presenta a forma di pentagono
irregolare recante su quattro vertici, dei cinque in totale, stretti bastioni a
fianchi rientranti a forma di cuneo. La quinta torre, più piccola, era forse
destinata a funzioni di solo avvistamento), mentre una
torre rotonda, più alta, si ergeva all'interno della cinta
muraria: oggi ne rimane solo il basamento. Per entrare al suo interno
anticamente si ricorreva a ponti mobili e oggi si presenta come un pendio che
saliva dalla porta di accesso verso gli spalti retrostanti. Al centro è rimasta
intatta la piccola piazza d'armi lungo la quale erano allineati i diversi vani,
collegati tra loro tramite ballatoi impostati su colonne. Durante la fase di
sgombero delle macerie, nei vari interventi di recupero, sono stati rinvenute
tracce dell'antica costruzione medievale non demolite durante il rinnovamento
del XVI secolo. Tali scoperte hanno permesso agli storici di ricostruire storicamente
e architettonicamente le varie fasi di costruzione e relative modifiche della
struttura; secondo alcuni studi la struttura nacque dapprima come semplice
castello o dimora nobiliare e solo in seguito fu bastionata diventando una vera
e propria fortezza difensiva. Le mura e le torri furono infatti maggiormente
ampliate con nuovi bastioni garantendo così una maggiore resistenza ai colpi di
artiglieria. All'
interno dell'edificio,
le varie attività amministrative e militari del feudo erano svolte in vani
ricavati nelle mura stesse (comprendevano gli alloggi del Podestà e delle
guardie, la cappella, l'armeria, la cavallerizza, la zecca, la prigione con
sala di tortura, il tribunale di giustizia, un forno), disposti su
tre piani il cui accesso era garantito
da
ballatoi colonnati (oggi
crollati ed irriconoscibili). Un
pozzo
posto al centro del cortile, tuttora visibile, era utilizzato per le scorte
d'acqua. La
porta d'ingresso, in
proporzione piuttosto piccola, è situata a circa tre metri d'altezza, ed era
accessibile grazie ad una sorta di ponte mobile in legno, difeso da una
guardiola sempre in legno. Attaccato e saccheggiato nel
1796-97, il castello è stato in
seguito utilizzato come
deposito
di materiale agricolo, e poi
abbandonato.
Le strutture interne (a cominciare dalla torre rotonda) sono crollate sulla
piazza d'armi, e ampie crepe si sono aperte nei bastioni e nelle mura. Una
serie di provvidenziali
restauri,
terminati nei primi anni
2000,
ha permesso la conservazione del sito, chiudendo le crepe e svuotando il
cortile interno dalla gran parte delle macerie. Una
scala metallica, che richiama l'aspetto del pontile originale,
consente l'accesso all'edificio, che è però
chiuso al pubblico mediante una cancellata (che consente,
comunque, di osservarne l'interno). Altri link consigliati per approfondimenti:
http://www.unamontagnadiaccoglienza.it/index.php?id_cont=38, http://www.valdaveto.net/documento_894.html,
testo di Elisa Delgrosso su http://www.mondimedievali.net/Castelli/Liguria/genova/santostefano.htm,
https://www.youtube.com/watch?v=1h4SHUKyTCs (video di "Terre di
castelli").
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Santo_Stefano_d%27Aveto,
http://www.icastelli.it/it/liguria/genova/santo-stefano-daveto/castello-malaspina-fieschi-doria-di-santo-stefano-daveto
Foto: la prima è presa da http://www.ilsecoloxix.it/p/levante/2014/09/12/ARS3wVvB-aveto_abusivo_netturbino.shtml,
la seconda è una cartolina della mia collezione
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