TREVICO (AV) - Castello
Nel Medioevo Trevico fu centro e roccaforte della Baronia di Vicum,
comprendente gli attuali comuni di Flumeri, S. Sossio, S. Nicola, Castello,
Carife, Vallata, Vallesaccarda, Scampitella e Zungoli. A questi si aggiunsero
anche Villanova del Battista, Anzano, Montaguto, Accadia, S. Agata di Puglia e
Ascoli Satriano che avevano lo scopo di impedire al nemico di giungere a Trevico.
Nella prima metà del Cinquecento la Baronia di Vico perse la sua unità dando
origine allo Stato di Trevico, con S. Sossio e Zungoli, a quello di Flumeri,
con Castello, S. Nicola e Acquara, ed ai feudi autonomi di Carife e Vallata. L'ultimo
comune che ha conquistato l'autonomia è stato Vallesaccarda nel 1958. Oggi la
Baronia comprende i comuni di Trevico, Vallesaccarda, Scampitella, Vallata,
Carife, Castello, S. Nicola, S. Sossio e Flumeri. Il nome del paese deriva
probabilmente dal latino "Tres Vici", che indicava l'insieme di tre
villaggi: frazione S. Giuseppe e Taverna delle Noci in Vallesaccarda, e S.
Pietro di Olivola verso la Puglia. Alcuni fanno derivare il nome dalla Dea
Trivia che una volta aveva un tempio su questo monte. La prima notizia del
borgo fortificato è riportata in un atto notarile del
1113, dove si legge che un certo
Guarino de Olia, dona una proprietà al rettore della chiesa di
S.Pietro Apostolo. A Guarino successe il figlio
Riccardo de Formari, ucciso nel 1122 durante
la terribile rivolta contadina di Flumeri. Dopo alterne vicende storiche
il castello e il feudo passarono per via matrimoniale nel
1375 a Nicola Orsini, seguirono nel
dominio
Giovanni del Balzo, Consalo de
Cordova e Francesco de Loffredo. La città riacquistò il nome di Trivicum
nella metà del Cinquecento su iniziativa del marchese Ferdinando Loffredo. Tale
famiglia rimase feudataria di Trevico per circa tre secoli. Trevico fu sede
vescovile per circa un millennio (da qui anche il motivo dell'appellativo di
Città), fino al 1818, anno in cui, dopo il passaggio al Regno delle Due
Sicilie, fu unita alla Diocesi di Lacedonia. Il primo vescovo fu Benedetto nel
964. L 'ultimo fu Agostino Gregorio Golini di Giuliano (Aversa) eletto nel
1792. Nel 1422 fu vescovo Nicolò Saraceno Carbonelli che era originario di
Trevico. L'antichità di Trevico è testimoniata, oltre che dalla 5° Satira di
Orazio Flacco, 3° libro, dove il poeta latino, narrando il suo viaggio da Roma
a Venosa nel 20 a .C., racconta di una tappa nella località di
"Trivici" presso una probabile stazione di posta detta "Taverna
delle noci", anche dai numerosi oggetti quali fibule, vasi, monete e
statuette rinvenuti nel corso di alcuni scavi. Nel punto più elevato del centro
storico, in posizione strategica di dominio della vallata della Baronia di
Vico, sono visibili i ruderi del castello medievale di Trevico, liberamente
visitabili. L'edificazione della struttura, secondo alcuni, dovrebbe risalire
all'epoca normanna, ma altre teorie attribuirebbero la costruzione addirittura
ai romani, a ragione della tecnica costruttiva (mattoni con malta) simile a
quella utilizzata per la costruzione degli acquedotti. Di esso, comunque, se ne
parla già nel 1078 quando Gradilone, signore del castello di Vico, partecipò ad
una sollevazione contro Roberto il Guiscardo che però lo prese e gli fece
cavare gli occhi conquistando anche la città di Trevico. Dopo il Medioevo, nei
secoli successivi, il castello venne adibito a dimora nobiliare di baroni e
marchesi, con alloggi per la servitù, accogliendo altresì locali adibiti a
deposito di vettovaglie, frantoi, mulini, magazzini, officine. Purtroppo,
successivamente, il castello venne utilizzato come cava per ricavarne pietre e
mattoni, il che ovviamente sfigurò orrendamente il castello e spiega quanto
poco oggi sia visibile della struttura originaria: una torre cilindrica sul
lato orientale, la cinta muraria con sei grandi finestre, senza il rivestimento
esterno in travertino, parte degli ambienti un tempo adibiti ad abitazione. Ad
aggravare la già precaria situazione del sito, la costruzione nel 1951 di una
stazione-osservatorio dell'Aeronautica Militare che comportò l'abbattimento di
parte delle mura. Attualmente, la stazione è stata demolita e ricostruita a
lato del castello ed i suoi ruderi sono stati riportati alla luce, a
testimonianza dell'unità etnica, geografica e politica del territorio della
Baronia. Nel 1936 ai piedi del castello vennero piantate le querce dell'attuale
Bosco dell'Impero, che nasconde la grande muraglia rimasta ancora in piedi.
Fonti: http://www.comune.trevico.av.it/default.asp?pg=storia&lang=it,
http://www.museodeicastelli.it/castelli/70-trevico-castello-medioevale.html, http://www.irpinia.info/sito/towns/trevico/castle.htm,
http://www.castellidirpinia.com/trevico_it.html, http://www.trevico.net/base.asp?http_request=castello
Foto: la prima è presa da http://www.trevico.net/base.asp?http_request=castello,
la seconda è di janisdylan su http://www.paesaggiirpini.it/foto/trevico/castello/2482/
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