FONTECCHIO (AQ) - Palazzo baronale Corvi
Intorno all'XI secolo i piccoli vicus di San Giovanni, San Pietro,
Sant'Arcangelo, San Felice e "Fons Tichiae", si unirono dando vita al
"Castrum Fonticulanum"; ma, sebbene uniti per ragioni di sicurezza,
inizialmente tali piccole realtà mantennero ognuna una propria chiesa, fondando
solo intorno al 1080-1095 la comune parrocchia di Santa Maria della Pace,
tutt'oggi sede parrocchiale del paese. Grazie allo storiografo aquilano Anton
Ludovico Antinori, si apprendono ulteriori frammentarie notizie collocabili in
epoca basso medioevale. Due sono i riferimenti principali, di cui l'Arcivescovo
Antinori, nel XVIII secolo, ci dà menzione: nel 1145 Fontecchio è feudo di
Gualtiero di Gentile, contribuendo alle milizie dello stesso con due soldati a
cavallo; nel 1360, invece, il paese risulta appartenere alla diocesi
"Valvense", con ben quattro chiese (San Pietro, San Biagio, Santa
Maria a Graiano e San Nicola). La storia di Fontecchio sembra entrare
bruscamente nel vivo nel XV secolo, quando, a partire dal maggio del 1425, la
quasi totalità dei castelli del circondario dell'Aquila vennero cinti d'assedio
dallo spregiudicato condottiero mercenario Braccio da Montone, detto
"Fortebraccio". Se per i restanti borghi del circondario la resa fu
il naturale epilogo dell'invasione subìta, tutto ciò non avvenne per
Fontecchio. Anzi, grazie alle gesta ed al coraggio dei suoi abitanti, il tutto
arditamente narrato nel
De bello Bracciano Aquilae gesto dell'illustre
Girolamo Pico Fonticulano, il paese riuscì a respingere l'attacco delle truppe
mercenarie, anche attraverso l'aiuto di un altro nobile condottiero fontecchiano
del tempo, accorso a dar manforte ai propri concittadini: Rosso Guelfaglione
(membro della famiglia Benedetti, originaria del posto, di cui fa parte anche
l'astrologo del XVI secolo Giulio Cesare, che predisse il papato al futuro Sisto
V). L'episodio che però sembra assurgere a simbolo e tradizione di Fontecchio è
senza dubbio rappresentato dall'assedio del 1648 ad opera delle truppe
spagnole, logica conseguenza dei moti popolari che incendiarono il Regno delle
Due Sicilie nell'anno 1647. Non le fonti più attendibili (che parlano di un
assedio durato una decina di giorni), bensì fonti frammentarie e popolari ci
tramandano una versione dei fatti che ad oggi impernia in maniera così evidente
il simbolismo e la ritualità della civiltà fontecchiana da non poterne
tralasciare il racconto. Infatti, si narra, l'assedio durò ben cinquanta giorni
ed il paese, ormai allo stremo delle forze, fu liberato dal coraggio della
Marchesa Corvi, la quale, dal suo palazzo, sparò un colpo di spingarda colpendo
a morte il capo degli assalitori e liberando così il borgo. Ancora oggi ogni
sera, a ricordo di tale episodio, l'orologio della Torre batte cinquanta
rintocchi, mescolando così storia, leggenda, tradizione, fierezza ma
soprattutto respiro di tempi lontani ancora impregnati nei vicoli e nelle mura
di Fontecchio. Il paese fu gravemente danneggiato dal terremoto dell'Aquila del
1703, ed in seguito anche da quello del 2009. Il centro storico, di
straordinaria bellezza, conserva intatta la caratteristica di
borgo
fortificato medievale, con porte di accesso, tratti di alte mura, torri,
stretti percorsi a gradini acciottolati, eleganti archi in pietra levigata e
maestosi palazzi, tra i quali spicca il possente
palazzo fortificato dei
baroni Corvi (sec. XV-XVI). Nella zona posteriore dell'edificio si colloca
la possente torre d’origine romana, più volte rimaneggiata. Si tratta
sicuramente di uno dei palazzi signorili più importanti della Valle dell’Aterno
che rivela il sovrapporsi di strutture cinque – seicentesche più armoniose a
quelle massicce medioevali. La storia lo fa risalire all’epoca romana ove sul
sito si posizionava la torre di difesa a pianta quadrata alla quale si
aggiunsero successivamente mura bastionate. Nel 1400 intorno ad una grande
cisterna si costruì il portico colonnato interno con volte a vela e sovrastante
loggiato. Assediata, e probabilmente gravemente danneggiata nel 1423 da parte
di Braccio da Montone e, circa due secoli dopo, nel 1648 dagli spagnoli,
modificò il suo aspetto prettamente militare e difensivo per diventare una vera
e propria residenza baronale. Nel XVIII e XIX sec. si susseguirono vari
interventi di manutenzione e razionalizzazione funzionale e nel nostro secolo,
durante la seconda guerra mondiale, fu sede del Comando Tedesco e venne
danneggiato dall’esplosione di una mina, il Palazzo subì il rifacimento dei
tetti di copertura con l’abbassamento delle facciate nella zona d’angolo. La
stretta stradina di Via Palazzo divenne, in questa parte, quasi privata in
quanto alcune attività svolte dai numerosi servitori alle dipendenze dei Baroni
si esercitavano proprio su di essa; infatti vi troviamo le antiche stalle sulla
sinistra, le piccole porte che immettevano nelle cantine e nei magazzini del
Palazzo, ed ancora, ben mantenuto un caratteristico, grosso caldaio di rame
(veniva utilizzato per la coloritura dei panni e la bollitura del mosto o per
fare sapone con il grasso di maiale) incastrato a terra al di sopra di un
rudimentale focolare, in un angolo reso ancor più suggestivo da porticati
soppalcati in legno, e da un bel portale in pietra con sopra incisa la data del
1690 riferita, probabilmente, all’affresco raffigurante un Santo con al di
sotto lo stemma della famiglia Corvi. Scendendo per una porta secondaria si
arriva lungo la via che si affaccia sulla valle, sotto quella parte del Palazzo
più imponente ed austera che con la sua mole occupa l’angolo di nord ovest di
Fontecchio. Altro link suggerito: http://www.youreporter.it/video_Palazzo_Corvi_a_Fontecchio_danneggiato_1
(video).
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Fontecchio, http://www.viaggioinabruzzo.it/aq/fontecchio.htm,
https://www.mondimedievali.net/Castelli/Abruzzo/laquila/provincia000.htm#fontecc
Foto: la prima è una foto Ansa presa da http://www.ansa.it/webimages/img_457x/2013/7/1/638a70e49bc5958382c1f696180f3c0a.jpg,
la seconda è presa da http://www.viaggioinabruzzo.it/aq/images/Fontecchio/Fontecchio-photogallery/slides/04_P5255073+.html
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