sabato 11 febbraio 2012

Il castello di domenica 12 febbraio



LIZZANO (TA) – Castello Marchesale

Secondo alcuni studiosi fu costruito su di un antico nucleo normanno, di cui rimane solo un torrione, dai baroni De Raho nel XVI secolo. È ubicato alle pendici di un’altura sulla quale, nel tempo, si è costituito l’attuale centro abitato. L’edificio si presenta con linee sobrie e severe. Il disegno architettonico ci rivela nel suo complesso ch'esso è opera quattrocentesca in quanto privo di torri, di fossati, di cinte che quasi sempre circondavano i castelli dei secoli anteriori. Ha al suo interno un breve recinto, che fungeva da atrio. Un ampio scalone conduce al primo piano dove spaziose sale si inseguono con il loro aspetto grave e severo, tanto per l'altezza dei vani, che la loro vastità. Nell'interno si scorge ancora la traccia del così detto" Pozzo della morte", nel quale forse giacciono ancora i resti delle vittime sepolte. L'edificio aveva la forma di un quadrilatero e ospitava a pianterreno il frantoio, il mulino, il granaio, i magazzini e le scuderie. La Cappella di cui il castello è dotato, posta a sud della costruzione e dedicata a San Francesco di Paola, oggi è chiusa al culto ed è in condizioni precarie di conservazione. Un tempo il Castello era la dimora dei feudatari di Lizzano, i quali cercarono di renderlo accogliente ed ospitale. Nel 1329 passò a Giovanni Sanseverino che lo conservò fino al 1464. Successivamente ci fu un avvicendamento di feudatari: i De Tremblayo, i De Raho, i Franconesi i De Luca. Fu soprattutto con i Duchi Clodinio, dal 1606 al 1677, che l’edificio, chiamato in quel tempo il Palazzo del Duca, conobbe un periodo di grande splendore, anche perché dovette raccogliere molte persone, che si recavano nel paese di Lizzano, in occasione delle feste, organizzate in onore di San Gaetano da Thiene, patrono del paese, allora ancora beato. Nel 1697 pervenne al marchese Chyurlia di Bari che controllò il feudo fino al 1806 allorquando furono abolite le feudalità. In seguito il castello cadde nelle mani di più proprietari, che con opere interne incaute e dissennate hanno trasformato la originaria impostazione.

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