SINISCOLA (NU) – Torri Aragonesi
Con la conquista Catalano-Aragonese del 1323 si concluse definitivamente la storia giudicale della Gallura e nella metà del Trecento gli Aragonesi frazionarono la regione in varie entità amministrative sancendo la definitiva divisione del territorio giudicale tra l'odierna Gallura e quello dell'antica bassa Gallura (attuale Baronia) con epicentro a Orosei. Nel 1431 Posada fu infeudata dalla Casa di Aragona ai Carroz, conti di Mandas e Terranova, elevata al rango di Baronia ed organizzata come capoluogo dei villaggi Torpè, Siniscola, Lodè. Nel 1514 i Mori raggiunsero le coste di Siniscola, approdarono senza incontrare resistenza e saccheggiarono detti villaggi. Per queste continue scorrerie, gli abitanti di Lodè, Torpè e Siniscola minacciarono di abbandonare tutto e trasferirsi attorno alla Rocca di Posada, in attesa di un sistema di difesa adeguato. Tra il 1500 e il 1600 per ordine di “Capita y alcait" di Castel Aragonese, in seguito al viaggio di perlustrazione effettuato nel 1573 da Don Marco Antonio Camos, capitano di Iglesias, furono costruite le torri litoranee in posizione strategica e di difesa delle popolazioni costiere, più esposte ai pericoli di invasioni dei pirati in tutta la Sardegna e di queste tra Siniscola e Posada ben si conservano le torri di San Giovanni di Posada e di Santa Lucia di Siniscola. Nel febbraio del 1581 i Barbari sbarcarono in forze presso Santa Lucia (dove ancora non c'era la torre, la cui costruzione inizio' poco dopo) e depredarono, uccisero, fecero prigionieri. Ma sulla via del ritorno alle loro navi, trovarono le squadre armate di Bernardino Puliga, giustamente poi divenuto il principale eroe locale siniscolese, che li sconfisse, li mise in fuga, recupero' il bottino, libero' i prigionieri e, già che c'era, ne catturo' tre bandiere. I Baroni che si successero nel territorio della Baronia non ebbero mai molta cura del feudo, tanto che nel 1623, il consiglio del Real patrimonio d'Aragona, sequestrò il feudo al legittimo titolare Michele Portugues, il quale non vi aveva organizzato alcun sistema difensivo contro i pirati Saraceni, e lo costrinse a procedimenti giudiziari di riscatto che poi lo condussero alla perdita fallimentare della proprietà e del titolo. I contatti a distanza tra le Torri di Santa Lucia e San Giovanni avvenivano di notte con il fuoco e di giorno con il fumo. L'allarme in caso di avvistamento di navi corsare, faceva accorrere in armi gli abitanti delle ville vicine. La costruzione della Torre di Santa Lucia, informa Evandro Pillosu, il più importante studioso di questo sistema di difesa delle coste sarde, iniziò nel 1605 e terminò nel 1607. Costruita in mattoni e pietra basaltica scura, è alta 13 metri, ed è ancora in buono stato di conservazione. Troncoconica, misura alla base 11 m di diametro e sulla piazza d'armi conserva intatti i merloni e le cannoniere puntate verso il mare. Davanti alla torre si trova una chiesetta con lo stesso nome, di origine medioevale ma quasi interamente rifatta nell'Ottocento. La Torre di San Giovanni situata nella località balneare la Caletta, fu edificata probabilmente nel Quattrocento, a difesa del "caricatoio di Posada", il Porto del Feudo di Posada che comprendeva Siniscola, Lodè, Torpè e Posada. Poi nel Seicento fu ristrutturata dagli aragonesi. La Torre di Santa Lucia dipendeva dal Viceré di Cagliari, mentre quella di San Giovanni era tenuta sotto controllo dalle amministrazioni dei quattro villaggi della Baronia di Posada. Nei primi del Seicento non esisteva una fonderia: i cannoni, perciò, le armi, i proiettili e quant'altro faceva parte del sistema di difesa e dell'armamentario arrivava in Baronia da fuori Sardegna. Dopo il 1605 altre due Torri avrebbero dovuto rendere più sicura la costa Siniscolese: una era in programma a Capo Comino ed un'altra a Capo Coda Cavallo, nel villaggio di San Teodoro. Ma questi due sistemi di avvistamento rimasero soltanto in fase di progetto.
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