CALAMANDRANA (AT) – Castello
Testimone del passato storico di Calamandrana, svetta a dominio dell'antico borgo e della vallata, unico rimasto dei sei esistenti sulle colline circostanti. Il territorio fu possesso di Bonifacio Del Vasto, che lo cedette ai San Marzano di Canelli, sottomessosi ad Alessandria agli inizi del XIII secolo. Il primitivo complesso fortificato venne distrutto e immediatamente ricostruito nel corso del XIII secolo. La distruzione risale al 1225, anno in cui, sotto le sue mura ci fu una cruenta battaglia tra Astigiani ed Alessandrini, per la supremazia nella valle del Belbo. Gli Alessandrini, vittoriosi, rasero al suolo il castello di Calamandrana, considerato da loro una minaccia seria. La fortificazione venne riedificata verso il 1237, quando il territorio ritornò, definitivamente, tra le proprietà Astesi per opera di Federico II. A quell'epoca risale l’imponente torre ottagonale, di una tipologia senza riscontro nella zona, e la terminazione orientale, anch'essa poligonale, del castello (la parte è ancor oggi in pietra). Nel XIV secolo Ottobono Del Carretto investì del feudo il marchese Giovanni di Monferrato; Calamandrana ritornata tra i possedimenti del Monferrato, venne concessa al marchesato d'Incisa e nel 1305 passò agli Asinari. Il passaggio successivo vide salire al potere i Visconti. Nel 1611, il duca Vincenzo Gonzaga concesse il castello alla moglie Eleonora De Medici. Nel 1657, alla morte della donna, il castello di Calamandrana venne dato dal duca di Mantova al marchese Giovanni Maria Testa Piccolomini, signore di Kinitz, e nel 1672 dopo la sua morte il duca Ferdinando Carlo donò il feudo al prefetto maggiore Matteo Quinziano. Nel 1682 secolo, attorno all’originaria torre ottagonale, fatta sopraelevare dal fregio a denti di sega in su, il calamandrese Francesco Maria Cordara, divenuto conte, fece riedificare il castello. Il complesso subì notevoli danneggiamenti durante il terremoto del 1889 e, per timore del crollo, venne demolito il loggiato e mozzata la torre che fu ricostruita nel 1963 con mattoni di recupero fatti a mano e in maniera più possibile fedele a quella che doveva essere l’originale, desumibile dalle stampe del Gonin. Oggi l’edificio presenta un’impostazione planimetrica piuttosto irregolare ed è in parte intonacato e in parte in mattoni e pietre a vista. Sono conservate le strutture sotterranee: cantine, camminamenti e la cisterna dell’antica fortezza. Risale al 1983 la ristrutturazione del soffitto del salone ottocentesco. Il castello è circondato da un grande parco ed è raggiungibile attraverso una ripida e tortuosa strada; oltrepassato il cancello, la salita continua per un viale che conduce al caratteristico ponte levatoio. Attualmente il castello è di proprietà privata ed è adibito ad abitazione.
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