martedì 28 febbraio 2012

Il castello di martedì 28 febbraio





CALDAROLA (MC) – Castello Da Varano in frazione Pievefavera

Risalente al XIII secolo, conserva quasi intatta la struttura muraria con tre cortine e quattro torri, di cui una trasformata in campanile. La struttura urbana di Pievefavera è giunta praticamente intatta sino ai giorni nostri; si dispone secondo uno schema a lisca di pesce e si estende lungo il pendio degradante verso la valle del Chienti ed il sottostante lago. Si individuano tre tracciati di fortificazioni. Il nucleo centrale di tutto l'insediamento è la Pieve della quale si hanno notizie documentate sin dal XII secolo. Il secondo e' individuabile nelle mura appartenenti al blocco edilizio dove nel 700 si è addossata una fontana. Il terzo, ascrivibile al XVI secolo, è quello che delimita il centro antico costituito da un torrione poligonale a nord uno esagonale a sud, edificato da Giovanni Da Varano, e cinque torri quadrangolari. I tracciati presentano tre portali a sesto acuto. Nell'insieme, Pievefavera si presenta fortificata su quasi tutto il perimetro (ad eccezione del lato nord-ovest dove le mura sono state inglobate dal palazzo signorile o "palatium" e in parte demolite) con cortine verticali in pietra calcarea bianca. In seguito alla caduta dell'Impero Romano, Pievefavera seguì le sorti di tutti quei piccoli centri montani che per continuare a vivere si arroccarono in luoghi impervi, al sicuro di mura castellane. La cellula germinativa del nuovo insediamento fu la pieve; i documenti più antichi nei quali si fa espressamente menzione della "plebs" sono pergamene descrittive delle proprietà dell'Abbadia di Fiastra risalenti al 1170. Da questo momento la storia di Pievefavera fu strettamente legata alle vicende del Comune di Camerino che nel periodo compreso tra il XIII sec. e l'inizio del XVI sec. realizzò il più grosso ed efficiente sistema difensivo della Bassa Marca. La posizione strategica di Pievefavera a difesa del confine in direzione sud-est e come vedetta verso Tolentino e Sanginesio, nonché il suo peculiare rapporto diretto con la famiglia dei Varano che dominò in Camerino per circa tre secoli, l'importanza stessa della pieve in possesso (fino al 1453) dell'unica fonte battesimale della zona, decretarono la superiorità del borgo fortificato rispetto a quelli limitrofi e la sua sopravvivenza nei secoli. Il vincolo strettissimo di Pievefavera con la famiglia titolare della Signoria è testimoniato da diversi documenti; fra i più significativi ricordiamo: 1263 - Guido, Vescovo di Camerino, confermò gli antichi diritti di giurisdizione ecclesiastica e civile di patronato ai nobili Da Varano, 1350 - Gentile II Da Varano vietò agli eredi la vendita o cessione del giuspatronato di Pievefavera, 1403 - Rodolfo, figlio di Gentile ottenne la conferma canonica del diritto esclusivo della famiglia Varano di eleggere e nominare il plebano di Pievefavera. Cosi come l'espansione fortificata fu in stretta connessione alla crescita del comune di Camerino, la sua decadenza, o meglio l'arresto della crescita della sua struttura castellare seguì il declino della famiglia Da Varano che viene esautorata nel 1434. Camerino dopo un decennio di repubblica e un ritorno dei Da Varano nella figura del Principe Giulio Cesare, nel 1502 fu definitivamente conquistato da Cesare Borgia e da Giovanni Borgia governato sino al 1539 anno dell'incameramento del Ducato di Camerino da parte della Sede Apostolica. Alla fine del Ducato dei Da Varano il "palatium" e le proprietà passarono ai marchesi Sparapani di Camerino.

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